La Russa: «I partigiani rossi volevano il comunismo, non la libertà. Via Rasella? Pagina ingloriosa della Resistenza»

Il presidente del Senato è intervenuto podcast Terramadre di Libero

Video

di Redazione web

«È come al solito una questione di confondere il giudizio storico e ideologico da quello giuridico». Il presidente del Senato Ignazio La Russa non è 'sorpreso' dalla decisione della Cassazione francese di non accogliere la richiesta italiana di estradizione di 10 terroristi ex Ber condannato per gli anni di piombo. «Parigi ci ha abituato a essere il luogo di raccolta e mantenimento in libertà dei nostri criminali politici di estrema sinistra», dice in un'intervista Libero Quotidiano, dal podcast Terramadre. «Come si fa a dire che non ce li danno perché tengono famiglia? Come si può sostenere che non abbiano avuto un giusto processo in quanto latitanti? L'Italia è da sempre ben più garantista della Francia. Hanno avuto un giusto processo, non si sono neppure pentiti e la Francia dovrebbe consegnarceli, è anche una questione di rispetto istituzionale».

Il ministro Crosetto nel mirino dei russi della Wagner: «Hanno messo una taglia da 15 milioni di dollari»

Cosa ha detto La Russa

La Russa accusa poi la sinistra di «confondere l'ideologia con il diritto». «Non pretendo che si dissoci dal suo passato. Ma almeno che accettasse il principio che le persone si giudichino per quello che dicono e fanno. Non per il giudizio che hanno sulla storia. Se uno di sinistra pensasse che in quel momento, Stalin con tutti i suoi crimini, fosse stato il male minore per la Russia io dico: va bene, se è una valutazione storica. Diverso è esultare oggi sei terroristi sfuggono al giudizio. Paradossale poi è che chi lo fa, chieda alla destra quotidiane dissociazioni a ogni minima circostanza. Dissociazioni ne sono già state fatte a sufficienza».

 

 

Ignazio La Russa e le Fosse Ardeatine

Il presidente del Senato si riferisce anche alle critiche alla presidente del Consiglio Meloni sulle Fosse Ardeatine, quando ha chiamato le vittime dell'eccidio «morti italiani», senza aggiungere antifascisti. «Un attacco pretestuoso. Tutti sanno che i nazisti hanno assassinato detenuti, anche politici, ebrei, antifascisti e persone rastrellate a caso, ovviamente non gente che collaborava con loro. Peraltro vorrei ricordare che l'attentato di via Rasella non è stato una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana: hanno ammazzato una banda musicale di altoatesini, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia al quale esponevano i cittadini romani, antifascisti e non». Quanto al 25 aprile, «come festeggerò lo dirò il 22. Qualunque cosa dicessi ora aprirebbe una discussione di un mese - dice La Russa - Non mi sono mai sottratto alle celebrazioni istituzionali del 25 aprile. Quando ero ministro della Difesa andai a rendere omaggio al Cimitero Maggiore di Milano portando dei fiori sulle tombe dei partigiani. Di tutti, anche di quelli rossi, che come è noto non volevano un'Italia libera e democratica perché avevano il mito della Russia comunista. Ma io comunque li ho omaggiati perché sono morti per un'idea e pertanto meritano rispetto».

Presidente del Senato

Avrebbe mai detto che sarebbe arrivato alla seconda carica istituzionale? «È un ruolo inaspettato.

Pensavo che ci sarebbero volute un altro paio di generazioni perché un uomo della Fiamma diventasse presidente del Senato - risponde La Russa - Ma ho sempre pensato che prima o poi avremmo vinto e presiedere il Senato come rappresentante del partito di maggioranza mi porta a un maggiore senso di responsabilità. Probabilmente sarei più di parte se ricoprissi questo ruolo come iscritto a un partito più piccolo».

Migranti

Quanto al dossier immigrazione, La Russa indica una situazione profondamente cambiata rispetto alla campagna elettorale: «Oggi l'immigrazione illegale è un'arma puntata contro l'Europa. Il governo ha sensibilizzato la Ue e confido nel suo apporto». Secondo il presidente del Senato la legge Bossi-Fini «va cambiata al più presto». Inoltre, «l'Italia paga il fatto di aver avuto per decenni il partito comunista più grande d'Europa e che ci ha lasciato in eredità il concetto internazionalista di ritenere le frontiere una cosa obsoleta. A peggiorare il quadro si è aggiunta la cultura radical-chic, che instilla il concetto per il quale tutti hanno diritto di andare e radicarsi dove vogliono a prescindere dalle intenzioni della nazione ospitante. Il risultato è stato una radicalizzazione dello scontro sull'immigrazione, al cui problema dovremmo dare la risposta che dà tutto il mondo: noi non possiamo accogliere chiunque ci venga portato dagli scafisti ma solo le persone che possiamo ospitare dignitosamente e di cui abbiamo bisogno e trattarle alla pari degli italiani al cento per cento. Gli altri, fuori».

Maternità surrogata

Altro argomento l'utero in affitto. «La lotta alla maternità surrogata non è cosa di destra - afferma La Russa - La fanno anche le femministe, amici gay, tutti contro questo obbrobrio che sa tanto di razzismo». Cosa si sente di dire alle coppie gay che desiderano un figlio? «Capisco molto il loro desiderio. Ma quando dicono che per il bambino non cambia nulla si confonde il loro desiderio con quello del figlio. Sono combattuto tra riconoscere la bontà del desiderio e il fatto che questo possa avvenire sia un vantaggio per il bambino. Non dico che sia uno svantaggio, dico che non lo so. So è che l'utero in affitto non va bene». «Nelle adozioni, dico meglio le coppie di genitori di sesso diverso. Poi può starci anche valutare per le coppie gay - apre La Russa - L'importante è che non sia un continuo step su step. Ma piuttosto che all'orfanotrofio io un bambino ad una coppia gay non ho difficoltà ad immaginarlo, ma vorrei che già oggi che è riservata alle coppie etero, l'adozione fosse meno complicata e riuscisse a dare una casa e una famiglia possibilmente a tutti i bambini. Sicuramente meglio a loro che senza genitori. La cosa sbagliata però è dire che per il bambino è la stessa cosa avere due papà o due mamme rispetto all'avere un papà e una mamma. Non è la stessa cosa, poi magari può stare bene comunque». Alla fine un giudizio su Giorgia Meloni premier. «Non è cambiata di una virgola. Solo le si sono intensificate le giornate. Non ha un attimo di tregua. Non fa vacanze da 5 anni. Era strutturata da sempre per il ruolo. Non ha mollato un centimetro neppure sullo studio dei singoli dossier».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Marzo 2023, 14:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA