Il regista Virzì: "I Cinque Stelle mi fanno paura, hanno augurato la morte a me e ai miei figli"

Il regista Virzì: "I Cinque Stelle mi fanno paura, hanno augurato la morte a me e ai miei figli"
«Per me il Movimento 5 stelle rappresenta una nuova forma di italiano medio che non voglio neanche pronunciare, perché io ho paura. Sono un cacasotto, un fifone. Una volta rilasciai una battutina sul sindaco di Livorno (Nogarin) e sul blog di Grillo fui messo come 'regista del giorno', non è mai successo a nessun regista. E lì sotto, nello sputificio, augurarono la morte a me e ai miei figli. Lì mi impressionai. Una cosa così violenta non mi era mai successa, ero stato per tanti anni critico verso il regime berlusconiano. Ma una cosa così non mi era mai successa». Lo ha affermato il regista toscano Paolo Virzì che, presentando ai microfoni di del Tg Zero di Radio Capital il suo nuovo film, 'Ella and John', girato negli Stati Uniti, ha parlato anche della situazione politica e del Movimento Cinque Stelle.

«Sento - continua - che dentro al M5S c'è qualcosa di incivile, di violento e di inaccettabile, che non fa parte della dialettica e allora mi sottraggo. Non sono un eroe mi tiro indietro. Ci sono aspetti buffi su cui ridere, di questo italiano medio. I 5 stelle erano una cosa in passato, ora stanno diventando 'oriettabertianì, più democristiani, più mainstream, più italiano medio appunto». Il regista sottolinea ancora: «Dicono: 'dateci il nostro reddito', cioè l'assistenzialismo…quello che sognavano i nostri nonni» i quali, ricorda Virzì, affermavano: «'Il posto fisso non si può più? E allora datemi un sussidio'. Monicelli se fosse vivo si eserciterebbe. Io non so se sono così bravo come Mario. La violenza mi fa venire voglia di fare un passo indietro. Purtroppo noi siamo un Paese millenarista che crede a Padre Pio quindi ora stiamo credendo a questo nuovo miracolo del reddito di cittadinanza che credo vincerà. Ci prepariamo a una stagione da narrare, speriamo però che non ci sia la violenza», evidenzia Virzì.

Quanto alla data delle elezioni, il 4 marzo, Virzì sottolinea «che poi è anche il giorno del mio compleanno e della notte degli Oscar. Queste tre cose non mi interessano molto. Ma andrò a votare, anche se senza tanto entusiasmo. Non so ancora chi votare. Conterà molto chi saranno i candidati nel mio collegio. Marco Travaglio che dice che vota Grillo perché almeno lui non ruba, dice una banalità pericolosissima perché tipica del qualunquista medio un pò fascistoide».

«Abbiamo bisogno - conclude Virzì - di un ceto dirigente.
E non con i vip e i registi. Se metti me a prendere decisioni sul Paese faccio danni devastanti. Non fanno tutti schifo però. Un bravo politico è come un professore che in classe riesce a capire il punto di equilibrio per far andare d'accordo le persone, per limitare i danni. Servirebbe pazienza, invece è il momento della predicazione violenta. Pazienza e responsabilità, ecco le due parole chiave». 

Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Gennaio 2018, 10:28
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