Draghi premier, Pd e Conte spingono i 5 Stelle verso il sì. Berlusconi apre, due anime nella Lega

Draghi premier, Pd e Conte spingono i 5 Stelle verso il sì. Berlusconi apre, due anime nella Lega

di Alessandra Severini

Nel primo giorno di consultazioni appare più solida la possibilità che Mario Draghi riesca a formare un nuovo governo. Tutte le forze più piccole (comprese quelle del centrodestra di Lupi e Toti) hanno assicurato il sì alla fiducia. Arrivano anche segnali distensivi dal Movimento 5 stelle, sebbene la corrente vicina a Di Battista rimanga contraria e minacci la scissione. Ma Luigi Di Maio dice: «Dobbiamo essere maturi, abbiamo il dovere di sedere al tavolo». E dopo giorni di silenzio, scende in campo anche il premier uscente Giuseppe Conte. L'avvocato pugliese esce da palazzo Chigi e mette subito in chiaro che non intende ostacolare la nascita del nuovo esecutivo. Ma, suggerisce, «il governo dovrà essere politico e non tecnico». L'altro messaggio che Conte lancia è rivolto ai 5 stelle, ma anche a Pd e Leu, assicurando che il progetto di alleanza «progressista, europeista, ambientalista» andrà avanti.

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Il centrodestra è attraversato da profonde spaccature. Salvini, Meloni e Berlusconi questa volta si presenteranno divisi alle consultazioni. Dal Cavaliere, che scenderà a Roma per guidare la delegazione azzurra, è già arrivato un vero e proprio endorsement: «Draghi è una personalità di alto profilo e la scelta di Mattarella va nella direzione da noi indicata».

La Lega invece non ha una linea unitaria. Giorgetti definisce Draghi «un fuoriclasse che non può stare in panchina», mentre Salvini continua a oscillare fra aperture e minacce: «O noi o i cinquestelle. Draghi dovrà scegliere».


Nel primo giorno di consultazioni Mario Draghi ha ascoltato molto, preso appunti e parlato poco. Ma da quelle poche parole ha fatto intendere di avere le idee chiare: tra le priorità ci sono il piano vaccinale, il Recovery plan come occasione storica, i giovani e la scuola, gli investimenti per creare lavoro. In ogni caso al termine della prima giornata di consultazioni i numeri sembrano sorridere all'ex numero uno della Bce. Al Senato, dove la partita è più difficile, con l'appoggio di M5s e di FI, Draghi arriverebbe a 231 voti. La maggioranza (161) verrebbe raggiunta anche se i 10 senatori vicini a Di Battista uscissero. C'è poi l'incognita Lega. Un eventuale sì del Carroccio, con i suoi 63 voti, blinderebbe la maggioranza. Esattamente quello che vuole Draghi, alla ricerca di un largo consenso parlamentare. Il suo probabilmente sarà un governo con alcuni ministri tecnici (nomi di alto profilo nei ruoli più delicati come l'economia, la giustizia e forse anche la sanità) e ministri politici, in rappresentanza di tutti i partiti che formeranno la maggioranza.


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Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Febbraio 2021, 11:33
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