Effetto Draghi dopo la fiducia al Senato, Morgan Stanley: «Comprate azioni e bond dell'Italia. Lo spread scenderà fino a 55»

Effetto Draghi dopo la fiducia al Senato, Morgan Stanley: «Comprate azioni e bond dell'Italia. Lo spread scenderà fino a 55»

di Mario Fabbroni

Gioie e dolori. Il discorso del premier Mario Draghi al Senato è stato il primo round di una fiducia scontata che oggi passa anche alla Camera. Quasi alla mezzanotte di ieri i voti favorevoli sono stati 262, 40 i contrari e 2 i senatori astenuti sui 305 presenti. Draghi però non ha scalfito il record di Mario Monti, che per il suo governo ebbe dall'aula di Palazzo Madama ben 285 voti favorevoli. 

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COMPRATE ITALIA. Così gli analisti di Morgan Stanley fanno sperare davvero («L’autorità, la stabilità e la competenza del governo del primo ministro Draghi sono un grande punto di forza, che aumenta la nostra convinzione che l’Italia userà i Recovery funds in modo efficace», hanno scritto invitando i clienti della banca Usa ad «acquistare azioni italiane, specialmente delle banche, e bond». Non solo. Morgan Stanley si aspetta «uno spread di 85 punti base fino a giugno, con lo spazio per muoversi verso 55 punti nel secondo semestre».


REGIA AL MEF Chiarito uno dei punti più importanti: la regìa sul documento e i fondi straordinati del Recovery andrà al Mef, il ministero per lo Sviluppo. 


LICENZIAMENTI. Ma alle previsioni più rosee si aggiungono quelle plumbee che Draghi non nasconde affatto: «La disoccupazione è destinata ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento». 


PARITÀ. «L’Italia presenta uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo.

Ma una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge, bensì condizioni competitive tra generi». 


IL DUBBIO. Draghi chiede più impegno concreto: «Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per figli e nipoti tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura».


LA SPESA. «Bisogna promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura. Ogni spreco fatto oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni».


IL FARO PROGRAMMATICO. Ecco allora l’idea-guida: «Come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, sono certo che anche a questa Nuova Ricostruzione nessuno farà mancare il proprio apporto». E sulla scuola, il premier anticipa: «Recuperare le ore perse». 


NON SOLO PRIMULE. Il piano vaccini è la chiave della ripresa. E Draghi appende al chiodo le primule di Arcuri: «Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso non ancora pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture pubbliche e private».


LE TASSE. Non è una buona idea «cambiare una tassa alla volta», c’è necessità di «una revisione profonda dell’Irpef». Come ha fatto la Danimarca che nel 2008 «nominò una Commissione di esperti, che incontrò i partiti e le parti sociali e solo dopo presentò la sua relazione al Parlamento».


CHI CHIEDE ALTRO. Il presidente del Forun delle Famiglie, Gigi De Palo, vorrebbe «un’attenzione ancor più peculiare ai temi legati alla famiglia e alla demografia nazionale. La natalità è la nuova questione sociale del Paese. Mentre Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia di Stato, nota come «non sia stata detta una parola sul tema della Sicurezza». 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Febbraio 2021, 10:43
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