Crisi di governo, saltano le poltrone e i parlamentari vanno in crisi: «Perdiamo 70mila euro netti, ora che faremo?»

Le elezioni anticipate vogliono dire l'uscita dal governo in anticipo per molti. E il 19 settembre potrebbe essere già tempo di votare

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La strada del governo italiano è tracciata. Dopo le dimissioni di Mario Draghi da presidente del Consiglio, il prossimo passo saranno le elezioni. E arriveranno anche rapidamente (si ipotizza adirittura il 19 settembre), con una mini campagna elettorale di appena due mesi. Per qualcuno, l'ultima chance per provare a restare dentro il palazzo più importante d'Italia. La crisi scoppiata ieri, innescata dal M5S e consumata da Lega e Forza Italia, per molti è stata quasi una sorpresa. 

«E adesso che faremo?», sussurra qualche parlamentare che vede il suo futuro segnato. Sì, perché se la prossima legislatura sarà (probabilmente) a trazione centrodestra, c'è chi negli altri schieramenti è già con le valige in mano, pronto ad abbandonare la preziosa poltrona. Chiudere la legislatura in anticipo costerà agli uscenti «circa 70mila euro netti», le parole di un grillino citato da Repubblica. Un danno non da poco, soprattutto per chi si era adagiato sui privilegi della vita da politico.

 

Futuro in bilico, i 5S sperano nel campo largo

La scissione dei dimaiani e le difficoltà di Giuseppe Conte, rendono i cinque stelle il partito destinato a fare il passo indietro più importante.

Il 33% delle ultime elezioni resta un'utopia e il taglio dei parlamentari (voluto da loro) ha ristretto ulteriormente il campo delle conferme. «E adesso che faremo?», dice un altro pentastellato. C'è chi giura di essere pronto a tornare al vecchio lavoro, anche se difficilmente riuscirà a replicare gli agi e gli zeri sul conto corrente, arrivati dopo i quasi cinque anni al governo. Con la legge elettorale esistente sono le coalizioni ad avere la meglio, ma la domanda che tutti si fanno è: Letta è ancora disposto a lavorare con Conte? I grillini sperano di sì, ma al Nazareno nelle ultime ore il telefono dà occupato. 

Pensione a rischio, 24 settembre data chiave

Lo stipendio è andato, ma a rischiare è anche il cosiddetto “vitalizio”, ossia la pensione che spetta a tutti i parlamentari che hanno compiuto 60 anni e che hanno raggiunto i 4 anni, 6 mesi e un giorno di legislatura. La data chiave è il 24 settembre, poiché l’attuale legislatura ha avuto inizio il 23 marzo 2018. Dunque, se si dovesse votare prima, salterebbe anche l’assegno previdenziale previsto. Attualmente la data più probabile per il nuovo voto è il 25 settembre, ma c’è il “rischio” che si possa anticipare anche al 19. Si calcola che quasi il 70% dei deputati e circa tre quarti dei senatori sono neoeletti e quindi corrono questo rischio.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Luglio 2022, 18:17
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