Conte al Copasir sul Russiagate: «Mai parlato con il ministro Usa Barr. Salvini chiarisca sul caso Savoini»

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L'interlocuzione con l'attorney general americano William Barr, che voleva avere notizie sull'operato di agenti dell'intelligence Usa in Italia nella primavera-estate del 2016, è avvenuta «in piena legalità e correttezza»; è risultata acclarata «l'estraneità della nostra intelligence» e con il presidente Donald Trump «non abbiamo mai parlato di questa vicenda»: dice dunque il «falso» chi parla di collegamenti con «il suo tweet di sostegno nei miei confronti» ad agosto. Convoca i giornalisti a Palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte, subito dopo l'audizione al Copasir durata due ore e mezza, per raccontare la sua verità sui due viaggi di Barr in Italia e sgombrare il campo dalle «ricostruzione fantasiose» apparse sui media, che «rischiano di gettare ombre sul nostro operato istituzionale, cosa che non possiamo permetterci».

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L'affaire Russiagate ha comunque fatto emergere alcune criticità nei servizi, che il presidente si propone di affrontare a breve. La prima richiesta di informazioni dagli Stati Uniti, nell'ambito dell'inchiesta «preliminare» («se invece era un'inchiesta giudiziaria sarebbe scattato un altro binario, la cooperazione giudiziaria, la rogatoria», precisa Conte) che Barr e il procuratore speciale John Durham stanno conducendo sulle origini del Russiagate (in pratica sugli stessi investigatori Usa che hanno indagato sui legami tra Trump e la Russia) arriva a giugno, informa il premier. Per il tramite dell'ambasciata italiana a Washington, «non a me direttamente. Io non ho mai parlato con Barr», puntualizza.
 

E l'attorney general, rileva, «è anche il responsabile dell'Fbi, che si occupa in particolare di controspionaggio ed agisce anche all'estero». Barr chiedeva uno «scambio preliminare di informazioni con la nostra intelligence» per «verificare l'operato di agenti americani» in Italia nel 2016. In particolare, l'oggetto di interesse era Joseph Mifsud, il docente maltese di stanza in quel periodo alla Link Campus University e che ha agganciato George Papadopoulos, consulente dell'allora candidato alle presidenziali Trump, per passargli la notizia che i russi avevano email hackerate ad Hillary Clinton.
 

È uno dei punti di partenza del rapporto Mueller che ha fatto emergere contatti tra lo staff di Trump ed i russi. Per il presidente Usa Mifsud era un agente provocatore che voleva incastrarlo dimostrando che si era avvalso dell'aiuto di Mosca per essere eletto. 'Complotto' in cui settori dell'intelligence americana avrebbero coinvolto anche loro colleghi occidentali, in Inghilterra, in Australia e magari anche in Italia, vista la presenza di Mifsud a Roma.

Ecco il motivo dei due viaggi italiani di Barr. Il primo a Ferragosto, quando ha incontrato il direttore del Dis, Gennaro Vecchione, «è servito - ricostruisce il premier - a definire il perimetro della collaborazione e chiarire le informazioni richieste. Poi c'è stato il secondo il 27 settembre, alla presenza anche dei direttori di Aise ed Aisi. Abbiamo chiarito, alla luce delle verifiche fatte, che la nostra intelligence è estranea a questa vicenda; estraneità che ci è stata riconosciuta dai nostri interlocutori che non avevano elementi di segno contrario». In sostanza, non risulta che agenti italiani hanno collaborato con colleghi americani per 'gestirè Mifsud e poi farlo sparire. E, inoltre, osserva, «se ci fossero state attività illecite che coinvolgevano nostri agenti avremmo avuto obbligo di segnalarlo all'autorità giudiziaria».
 
 

Quanto alle accuse di aver tenuto nascosto sia ai membri del governo che al Copasir i contatti con Barr, Conte ricorda che «il premier ai sensi della legge ha l'alta direzione e responsabilità politica dell'intelligence; non la divide con nessun ministro o leader politico. Se avessi informato persone non legittimate a ricevere queste notizie avrei violato la legge. Ed il Copasir ha diritto e dovere di verificare e controllare, ma a posteriori».

«Se tornassi indietro - prosegue - non potrei fare diversamente, perchè l'indagine di Barr è una tipica attività d'intelligence. Se ci fossimo rifiutati di sederci al tavolo con loro avremmo recato danno alla nostra intelligence e ci saremmo macchiati di una grave slealtà nei confronti di un alleato storico». Nelle prossime settimane il Copasir sentirà i direttori di Dis, Aise ed Aisi, cui verranno chieste ulteriori informazioni sulle visite di Barr in Italia. Non è infine mancato un attacco al suo ex vicepremier Matteo Salvini, che «pontifica quotidianamente su Barr e mi invita a chiarire. Forse dovrebbe dirci lui cosa ci faceva a Mosca con Savoini. Ha incontrato il responsabile dell'intelligence russa portandosi dietro Savoini che non aveva nessun ruolo».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Ottobre 2019, 23:42
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