Il premier Conte sugli Stati Generali: «Centrodestra assente? Villa Pamphili è sede istituzionale, si convinceranno»

Il premier Conte sugli Stati Generali: «Centrodestra assente? Villa Pamphili è sede istituzionale, si convinceranno»
Promette un «piano concreto» per «correre», il premier Giuseppe Conte. E prova a sminare gli stati generali, dopo gli attriti nella maggioranza: nega di volersi creare un partito, parla di «condivisione», invita Vittorio Colao ma derubrica a «buono» il suo lavoro e dice che le critiche «ci stanno». Ma la kermesse parte azzoppata: si inizia sabato e non venerdì perché Silvio Berlusconi non riesce a convincere Matteo Salvini e Giorgia Meloni a partecipare, l'opposizione reputa la sede «non istituzionale» e respinge l'invito. «Si convinceranno che Villa Pamphili è una sede istituzionale», ribatte il premier, persuaso che il forfait sia per l'opposizione difficilmente sostenibile.

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LA RIPARTENZA Ma il dossier ripartenza è assai complesso da dipanare. E da Pd e M5s già parte il pressing per un nuovo decreto in deficit, entro gli inizi di luglio, da almeno 10 miliardi per dare sostegno a settori come scuola, comuni, pmi. «Dobbiamo essere pronti a intervenire», ammette il premier. Il ministro dell'economia Roberto Gualtieri spiega che bisognerà aumentare le risorse al fondo di garanzia sui prestiti e promette cassa integrazione «finchè serve: venerdì ci aspettiamo che gli arretrati vengano pagati».

8-10 MILIARDI IN PIU' In maggioranza già si discute del possibile nuovo scostamento di bilancio per fare un nuovo decreto in deficit. Servono tra gli 8 e i 10 miliardi, secondo Laura Castelli, per aiutare i settori più in crisi e i comuni, che avevano chiesto 3 miliardi aggiuntivi. «È necessario dare altre risposte», concorda dal Pd Fabio Melilli. Mentre frena Iv, con Luigi Marattin che chiede una programmazione dell'ulteriore deficit per non andare avanti di scostamento in scostamento, da qui a fine anno. Conte resta prudente: bisogna prima vedere l'impatto delle misure già adottate, spiega. Ma aggiunge che il governo è pronto a «fare di tutto» nei limiti del bilancio. E secondo alcune fonti di maggioranza serviranno ben più di dieci miliardi, entro luglio o forse già a fine giugno. Bisogna però discuterne con l'Ue e reperire le risorse necessarie sul mercato. Di qui anche la prudenza di Gualtieri.

NIENTE SALUTE Un settore sembra destinato a restare fuori dagli stati generali dell'economia: la salute. Neanche la task force di Colao, del resto, ha affrontato il tema. Un sostegno corposo al sistema sanitario pubblico resta un dossier aperto e prioritario, spiegano dal governo. Ma fa capitolo a sé. Così come capitolo a sé potrebbero essere le risorse, quei 36 miliardi del Mes che dividono la maggioranza ma dal quale secondo il governatore di Bankitalia non derivano «rischi», sebbene non sia «una manna».

Per il resto, il documento che Conte, con al fianco il ministro Gualtieri, discute per tutto il giorno con ciascun ministro, è composto di macrotemi, dalle infrastrutture alla digitalizzazione, che si articoleranno fin da subito in alcune proposte concrete da sottoporre alle parti sociali che da lunedì parteciperanno agli incontri di Villa Pamphili. A chi dal centrodestra lo accusa di fare passerelle, Conte replica: «Con i ministri e i capigruppo di maggioranza, che vedrò nelle prossime ore, prepariamo proposte concrete e condivise. A livello europeo hanno molto apprezzato la predisposizione a elaborare il piano e il fatto che ci siamo messi subito al lavoro per progetti che fanno bene e che ci faranno correre».

Si va dal reshoring di competenza del ministro dello Sviluppo economico, a una sorta di business school pubblica proposta dalla ministra della P.a.. Troveranno spazio anche alcune idee della task force di Colao, che lunedì mattina aprirà i tavoli di lavoro illustrando il suo piano: «Ha fatto un buon lavoro, alcune critiche sono normali», dichiara Conte. E annuncia per sabato una giornata di confronto con gli interlocutori internazionali, sulle sfide economiche in un contesto più ampio: gli ospiti vanno da Christine Lagarde (Bce) a Cristalina Georgieva (Fmi), da Ursula Von Der Leyen e Paolo Gentiloni (Commissione), a David Sassoli (Parlamento Ue). Potrebbe esserci anche Visco.

Quanto all'opposizione, Fdi, Lega e Fi avrebbero dovuto essere accolti a Villa Pamphili venerdì pomeriggio e invece, in un vertice, scelgono come linea comune di non partecipare.
Rigettano la sede e il rischio che il confronto si riduca a una passerella. È una linea, affermano fonti di maggioranza, che rischia per loro di essere controproducente. E anche Conte sembra convinto che al tavolo, accogliendo anche un invito alla collaborazione istituzionale venuto dalle scorse settimane da Sergio Mattarella, si siederanno: «È sede istituzionale e io mai mi sono sottratto al confronto in Parlamento, è assurdo accusarmi». 


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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 10 Giugno 2020, 21:08
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