Carlo Calenda a Leggo: «Roma non si salva col primo venuto. Michetti? Non lo conosco. Renzi? Chi l'ha visto. Viva Photoshop»

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di Davide Desario e Marco Esposito

«Enrico Michetti e Simonetta Matone? Non conosco personalmente né lui né lei. Mi devo documentare».
Carlo Calenda, 48 anni, si è candidato sindaco di Roma già da 8 mesi. E ora finalmente conosce i nomi di tutti i suoi principali avversari. Si è messo a dieta. Alterna caffè, sigarette e bottigliette d'acqua a go-go. Le sue parole d'ordine sono competenza, esperienza e cursus honorum. Insomma, per salvare la Capitale non «basta uno qualunque».


Appena un anno fa su Leggo escludeva la possibilità di candidarsi sindaco e ora eccola qui. Cosa è successo?
«È successo che non si è candidato nessuno. Paolo Gentiloni no, Enrico Letta - che io dissi che avrei appoggiato - nemmeno, Carlo Fuortes idem. E allora mi sono fatto avanti io e mi sono messo a studiare. Perché per candidarsi a sindaco di Roma bisogna studiare molto».


Perché tutti scappano?
«Perché i problemi si stanno accumulando. È l'unica Capitale che cresce meno rispetto al Paese che rappresenta. C'è un problema di classe dirigente politica. I politici non hanno voglia di avere rogne, come si dice a Roma».


Cioè?
«Finché si tratta di prendere il consenso andando in tv sono tutti capaci. Ma quando si tratta di affrontare gli enormi problemi di Roma, preferiscono fare altro. Giorgia Meloni che in tv è bravissima quando si tratta di andare a governare la sua città, ribaltandola e dimostrandosi quindi pronta a governare l'Italia, scappa, non si sporca le mani. Come fai a pensare di governare una nazione se non hai mai guidato una città».


Sono 8 mesi che gira Roma, c'è qualcosa che l'ha particolarmente colpita?
«Ne ho viste tantissime. Mi ha colpito molto il cosiddetto Tunnel dei sette nani a Gregna. Un tunnel per saltare il Raccordo: per camminarci i cittadini hanno dovuto mettere delle tavolette. Sembra che se lo siano scavati da soli».


E in positivo?
«In genere il lavoro fatto dalle associazioni. Un esempio: c'è un ragazzo - Michele - che mantiene da solo il Parco dell'Acqua e del Vino - e fa lavorare alcuni ragazzi difficili. L'eccellenza romana oggi è l'associazionismo».


Torniamo ai sindaci, lei boccia la Raggi, ma i suoi predecessori? Marino lo promuove?
«Marino aveva molte idee giuste, ma non posso promuoverlo perché non gli hanno fatto fare niente. Poteva avere molti limiti, ma il Pd non gli ha fatto fare proprio niente in assemblea capitolina».


Lo sa che però in molti la accostano a Marino? Dicono che anche lei sia un extra terrestre.
«C'è una differenza sostanziale, io non mi metto accanto quelli che si è messo vicino Marino. Se devi parlare ogni volta con Astorre e Bettini non fai nulla».


Veltroni e Rutelli ?
«Rutelli è stato il miglior sindaco di Roma, e si era messo intorno persone molto capaci».


E il suo alleato a Roma Matteo Renzi?
«Non lo sento mai, non lo sento da molto tempo».


Se diventasse sindaco qual è il primo provvedimento che prenderebbe?
«Un piano straordinario di pulizia della città di 12 mesi da 38 milioni di euro.

Levare le erbacce, pulire le strade, mettere a posto i marciapiedi cancellarei graffiti. Devi dare subito la sensazione che la città ha invertito la rotta».


Poi?
«Sistemare la questione dei rifiuti».


Ma la situazione in città è fuori controllo. Come si sistema?
«Bisogna raddoppiare le linee dei termovalorizzatori e chiudere il ciclo dei rifiuti. Inoltre tutti i TMB di Roma sono vecchissimi, vanno resi più moderni anche se costa molto».


Anche il porta a porta costa moltissimo.
«Vero, però si può iniziare dai non residenziali. Dai bar, dai ministeri, dai ristoranti. Sono di meno, ma producono molti più rifiuti. Se fai il porta a porta per i non residenziali, raggiungendone l'80% fai il 60% della raccolta totale. È una cosa che si può fare rapidamente».


Dice che il Pd è un ostacolo, però lei aveva cercato il loro appoggio.
«Ma alle mie condizioni. Ho proposto un rinnovo completo. Nel Pd ci sono anche persone in gamba».


Nomi?
«Marta Leonori, Marta Bonafoni. Estella Marino è una persona che io avrei preso in squadra per lavorarci».


Intanto Roma è bistrattata e boicottata.
«Roma non è sentita come Capitale e quindi nessuno l'ha difesa. Quando hanno costruito Intesa San Paolo a Torino sono state messe alcune condizioni per tutelare la città. Con UniCredit nessuno a Roma ha fatto altrettanto. Questa città non è difesa da nessuno. In parte è colpa dall'inettitudine della Sindaca, in parte dei parlamentari».


Ha già in mente la squadra per la Capitale?
«Ora non faccio nomi. Ma posso assicurare che sono tutte persone capaci e preparate. Gente che lavora e che è disposta a scendere in campo se divento sindaco. Fare i loro nomi ora non sarebbe corretto. Tutte persone con un cursus honorum adeguato, esperienza dopo esperienza hanno dimostrando la loro competenza. Roma va ribaltata, qui serve un dream team».


Con chi le piacerebbe confrontarsi al ballottaggio?
«La Raggi, senza dubbio. Così, proprio a Roma, si rompe definitivamente la chiacchiera grillina uno vale uno. Il fatto di dire io faccio il voto di protesta e quindi eleggo per incarichi difficilissimi persone senza competenza e senza esperienza deve finire».


Se non va al ballottaggio per chi vota?
«Io vado al ballottaggio».


Qual è il suo posto del cuore a Roma?
«Io sono nato a Via Nicolò Piccinini. Il mio posto del cuore è tra Villa Chigi e viale Somalia. Il mio quartiere».


E dove ha dato il primo bacio?
«A Villa Ada».


È vero che è a dieta?
«Sì e faccio sport la mattina».


Alemanno ha detto che ha inondato la città con manifesti talmente photoshoppati da sembrare suo figlio?
«Si, mi sono tolto qualche ruga. Che male c'è? Mi sono ringiovanito un po'. Lo dice anche mia figlia. Viva Photoshop».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 18 Giugno 2021, 08:19
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