Berlusconi frena sul Pd: «Il leader resta Salvini». Ma Di Maio tenta la Lega
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L'affondo di Berlusconi contro il M5S, il partito con il quale Matteo Salvini da un mese e mezzo sostiene di voler fare un governo, ha scavato un solco con l'alleato che già al termine del secondo giro di consultazioni aveva sopportato l'intemerata dell'ex premier contro i grillini. «La sua è stata una reazione umana», spiega la capogruppo azzurra Maria Stella Gelmini.
«Da settimane viene insultato e vilipeso da parte di chi non dimostra rispetto per Forza Italia e i suoi elettori». Ed in effetti gli affondi grillini contro il Cavaliere hanno ripreso di intensità dopo la sorprendente sentenza di primo grado sulla presunta trattativa Stato-mafia. Nel giro di poche ore colui al quale Di Maio aveva proposta di sostenere dall'esterno il suo governo, torna ad essere il «male assoluto» per dirla con Alessando Di Battista. LA SPERANZA Malgrado l'esplorazione effettuata dalla presidente del Senato Elisbetta Casellati su un possibile governo M5S-centrodestra o M5S-Lega, abbia dato esito negativo, Di Maio non getta la spugna e con essa la speranza di andare a palazzo Chigi. «Credo fortemente nel fatto che con la Lega di Matteo Salvini si possa fare un buon lavoro per il Paese. Possiamo fare cose molto importanti», sostiene Di Maio ieri in visita al Salone del Mobile di Milano. Per il leader M5S «è il momento in cui possiamo fare grandi cose e c'è bisogno di venirsi incontro». Un appello rivolto alla Lega ma anche al Pd che presto potrebbe essere esplorato da Roberto Fico qualora il presidente della Camera ricevesse dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella un incarico analogo a quello già espletato dalla presidente del Senato. «Deciderà il presidente Mattarella ma se mi chiedete di Fico, ho solo cose buone da dire», sostiene Di Maio che poco dopo conferma l'apertura anche ai dem perché «ho sempre detto che la nostra proposta era a due forze politiche per firmare un contratto di governo: la Lega e il Pd». Dialogo con tutti, tranne che con il leader di Forza Italia anche perché, sostiene Di Maio, la sentenza di Palermo - solo di primo grado - «rappresenta uno spartiacque per il Paese».
Opinione non condivisa dall'azzurro Osvaldo Napoli secondo il quale «è vero che è uno spartiacque, ma lo è fra l'invenzione del passato e l'ipocrisia del presente». E anche il governatore della Liguria, il forzista Giovanni Toti, chiede a Di Maio di calmarsi: «La via maestra è partire dal programma del centrodestra: ha avuto il 37% del consenso degli italiani e ha anche un candidato premier in pectore, che è il segretario del partito che ha preso più voti e da lì si deve partire. Il secondo classificato nel gradimento degli italiani è M5S e quindi è quest'ultimo che deve dare prova oggi di maturità». Mentre tra centrodestra e M5S il dibattito ferve, nel Pd si attende che si completi l'affondamento dei due leader che da un mese sostengono di essere vicini alla formazione del governo e che Mattarella annunci nuove decisioni.
Ultimo aggiornamento: Domenica 22 Aprile 2018, 09:10
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