Non usa mezzi termini Alessandro Barbano, che ha appena pubblicato il suo nuovo libro Troppi diritti. L'Italia tradita dalla libertà (Mondadori), per commentare atti «come andare in autobus a presiedere la Camera» o «restituire l'indennità di funzione per un incarico istituzionale».
Decisioni che denunciano una mentalità precisa. E pericolosa. «In nome di un'abiura del potere quale che sia, ci siamo abituati a considerare l'auto blu della terza carica dello Stato come un'indebita guarentigia, ignorando che a certe condizioni non solo è dovuta e necessaria, ma esprime anche il rango di un Paese. Connessa a questa profanazione dei simboli è quell'invidia per chi detiene il potere che fa parte di un racconto distruttivo e cinico della democrazia e che allontana i migliori dall'assumere responsabilità».
Il risultato è in un Paese afflitto dal dirittismo - «l'atteggiamento ideologico che porta a trasformare i diritti in pretese» - in una società che ha perso la coscienza del merito come valore e in uno scenario politico - e non solo - in cui l'emozione vince sulla logica e le promesse pesano più dei fatti. «Abbiamo eliminato la responsabilità che si accompagna alla gerarchia, senza sconfiggere il nepotismo ma aggravandolo. Il divorzio tra sapere e potere è processo della democrazia di internet in cui quantità batte qualità: l'utopia di una democrazia partecipativa. Non occorre rinnegare la tecnologia, ma imparare a governarne i processi. Una sfida italiana e globale».
Come affrontare la situazione? «Si è rinunciato alla lettura complessa, preferendo la semplificazione. È necessaria una riqualificazione della cultura della democrazia, fatta da scuola e media.
Serve un pensiero forte». Per ricostruire la coscienza della democrazia stessa, libera da false promesse e condanne di altrettanto falsi privilegi.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 13 Aprile 2018, 16:51
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