Moby, M5S sotto tiro per i contratti a Grillo

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di Diodato Pirone
La grana «Moby» agita le acque del M5S. Seguendo i finanziatori della fondazione Open l’Unità antiriciclaggio della Banca d’Italia, avrebbe riscontrato «operazioni sospette» su un «accordo di partnership» con il sito di Beppe Grillo e per una consulenza con la Casaleggio Associati, siglati tra il 2017 e il 2019 dalla Moby, la compagnia di navigazione di Vincenzo Onorato.

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Open, l’altro filone dell’inchiesta: contratti sospetti con Grillo e Casaleggio



Sui blog di Grillo e M5s una ricerca sugli storici dei post evidenza 5 articoli che parlano positivamente della compagnia e di Onorato. «Un’azienda dà 60mila euro a Open: perquisizioni, accuse, aperture dei Tg. La stessa azienda ne dà poi 600mila a Casaleggio e 240mila al blog di Grillo. Tutti zitti», si lamenta il deputato renziano Luciano Nobili mentre anche l’azzurro Maurizio Gasparri chiede «verità» e trasparenza: «Grillo spieghi. Non la faranno franca».

IL CONTRATTO
Il «contratto di partnership» segnalato dagli uffici dell’Antiriciclaggio è quello siglato per due anni — 2018/2019 —con l’azienda che gestisce il blog di Grillo e prevede un esborso annuo di 120mila euro. In cambio la società garantisce sia l’inserimento di messaggi pubblicitari, sia non meglio precisati «contenuti redazionali» con interviste a testimonial della Moby da pubblicare anche su Facebook, Twitter e Instagram». Il patto prevede «la pubblicazione di uno “spot” al mese» e questo dato ha fatto nascere il dubbio che la cifra in gioco sia effettivamente un finanziamento politico mascherato.

«Mi sono rivolto alla Casaleggio perché per quel tipo di lavoro sono leader in Italia», ha dichiarato alla Adnkronos l’armatore di Moby Vincenzo Onorato. «Le cifre pagate - ha detto Onorato - sono cifre di mercato. Né più né meno. Non mi aspettavo favoritismi e non a caso il Ministro Toninelli (con cui più volte ho duramente polemizzato) ha sempre attaccato, non conoscendo i fatti, la mia compagnia». Onorato ha ribadito la trasparenza anche dei suoi finanziamenti alla Fondazione Open.

Nicola Biondo, oggi firma del giornale on line L’Inkiesta, ma in passato portavoce del gruppo della Camera dei 5Stelle e autore di due libri sul Movimento “visto da vicino”, sostiene che il caso Moby fa emergere «per l’ennesima volta la confusione e l’assenza di trasparenza sui finanziamenti del sistema che ruota intorno al M5S». «E’ un caso di schizofrenia - dice Biondo - Il fatto che il primo partito italiano predichi trasparenza ma non brilli per chiarezza adamantina sui collegamenti con la Casaleggio Srl è un fallimento non solo del Movimento ma dell’intera società italiana».

Quanto alla gestione del Movimento, Luigi Di Maio, l’altro ieri ha incontrato i facilitatori (ovvero i sei membri della segreteria del partito) e ha battezzato un gruppo di lavoro che sarà coordinato da Danilo Toninelli per attivare il percorso per gli Stati Generali che si terranno a marzo. L’obiettivo - annuncia Di Maio - è lavorare ad una nuova carta dei valori del Movimento. Ma intato si fanno insistenti la voce della nascita di un gruppo di parlamentari “contiani o verdi” per evitare altri esodi verso la Lega o Italia Viva.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Dicembre 2019, 08:39
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