Migranti, Metsola: «La Ue deve dare delle risposte. Per molti europei è il problema primario»

Parla la presidente dell’Europarlamento: «E i progetti del Pnrr siano per i cittadini»

Video

di Gabriele Rosana

Dalla riforma del diritto d’asilo alle nuove politiche per il clima, dall’attuazione del Pnrr alla stretta anti-corruzione, in Europa «abbiamo sfide imponenti, ma sono ottimista». Ad un anno dalle Europee (6-9 giugno 2024, per l’Italia sarà l’ultimo giorno), la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola ha inaugurato il tour che la vedrà nei 27 Paesi Ue con un messaggio agli elettori: «Anche se non voti, i seggi saranno assegnati».

Migranti, Meloni: «Sbarchi in Italia diminuti a maggio, ottimo lavoro con Tunisia»

La speranza è limitare l’astensionismo, eguagliando o superando l’affluenza del 50,6% - un record per l’Ue - nel 2019. Per ora, un sondaggio dell’Eurobarometro vede 2 interpellati su 3 dirsi pronti a votare. Avvocata maltese, 44 anni, dal gennaio 2022 è la presidente del Parlamento europeo, terza donna nella storia. Al nono piano del bâtiment Paul-Henri Spaak di Bruxelles - tra un album di foto del Porto Grande di Malta e una tela commemorativa di Solidarność -, Metsola ha parlato con Il Messaggero di futuro e di quella «maggioranza europeista al centro» dell’Eurocamera che, secondo lei, reggerà le sorti della prossima legislatura.


Presidente, molti dossier cruciali per l’Italia sono ancora in ballo, come il superamento delle difficoltà sulle rate del Pnrr… 
«Lunedì ne ho parlato con il ministro Raffaele Fitto. Il Recovery Plan Ue è una strategia di lungo periodo e, va detto, realizzarla non è un compito semplice per nessun Paese Ue. “Next Generation EU” è un fondo finalizzato alla rigenerazione economica: in quanto tale, deve essere tangibile per i cittadini e i suoi interventi devono rispondere a priorità condivise come la transizione verde. Occorrono progetti in tal senso, e Fitto mi ha assicurato che questa è l’intenzione dell’Italia».


Pensa che sarà un tema chiave della campagna elettorale?
«Le prossime elezioni saranno dominate dall’economia. Da parte nostra, cominceremo la revisione del budget settennale dell’Ue e dovremo fare in modo che programmi di fondamentale importanza come Erasmus+ non subiscano alcun taglio: per le persone, sono la dimostrazione concreta del valore aggiunto di essere europei. Ma dobbiamo pure contrastare una narrativa tanto diffusa quanto falsa…».


Cioè?
«Quella per cui le risorse finanziarie dell’Ue sono spese solo per sostenere l’Ucraina. Non è vero, e, oltretutto, si ignora il fatto che gli ucraini stanno combattendo a difesa dei nostri valori. La distruzione della diga di Nova Kakhovka è un crimine di guerra che non può essere lasciato senza risposta». 


Secondo il capogruppo del Ppe Manfred Weber, lei ha tutte le carte in regola per essere candidata alla presidenza della Commissione. Interessata?
«No. Una presidente della Commissione c’è già, e fa un ottimo lavoro. Ciò che il Parlamento farà, semmai, sarà continuare a dare il proprio sostegno al sistema dello “Spitzenkanditat” (ogni partito politico Ue individua un proprio candidato alla guida dell’esecutivo Ue, ndr). E a ribadire che quest’Aula sceglie da sola il proprio presidente: non si tratta di una casella che è decisa dal summit dei capi di Stato e di governo».


Gli elettori si rivolgeranno a proposte politiche radicali?
«Sì, e non è un problema che intendo ignorare.

Per troppo tempo abbiamo smesso di parlare agli elettori che abbiamo ritenuto erroneamente non essere “nostri”, immaginando che, così facendo, potessimo fermare l’ascesa degli estremismi. Voglio ribaltare il ragionamento: ci sono molti europei per cui la migrazione è il tema numero uno. A loro dobbiamo dare delle risposte. Nella scorsa legislatura, il Parlamento aveva approvato la sua posizione sulla riforma delle regole sulla migrazione, ma è mancato l’ok del Consiglio. Parliamo spesso di rimozione del veto lì dove ancora esiste, ma spesso capita sia difficile pure ottenere la maggioranza qualificata. Il Parlamento ha messo in piedi una posizione chiara, ma abbiamo bisogno adesso del Consiglio (che proprio in questi giorni sarà impegnato in una maratona negoziale sul Patto Ue sulla migrazione e l’asilo) per definire una risposta comune. Lo stesso vale per ambiente e crescita. Tocca al centro dell’arena politica formulare soluzioni. Gli estremismi, invece, danno risposte semplici a domande complesse».

 
Finora abbiamo sempre visto maggioranze eterogenee. È il momento per alleanze più organiche, come quella invocata da popolari e conservatori?
«Se i numeri rimarranno quelli di oggi, il Parlamento dovrà necessariamente continuare ad avere una maggioranza europeista radicata al centro. Coalizioni di altro tipo, a destra o sinistra, non sono possibili. Avremo bisogno di tutti, dai popolari ai socialdemocratici, passando per i liberali, per assicurare la governabilità e scongiurare situazioni imprevedibili». 


Favorevole all’abbassamento dell’età di voto in tutta la Ue?
«Occorre coinvolgere i più giovani nella scelta di chi dovrà rappresentarli e con la possibilità stessa di essere loro candidati. Solo così saremo in grado di evitare scollamento e disillusione. Toccherà al sistema scolastico, però, fornire le competenze necessarie per esercitare il diritto di voto. Il mio impegno è parlare in prima persona a questi sedicenni e diciassettenni, perché emerga dalle urne una maggioranza pro-Ue che possa fare la differenza nelle loro vite».


Sei mesi dal Qatargate, che impatto avrà sul voto?
«Voglio che i cittadini ci giudichino per la nostra immediata risposta allo scandalo, come il piano in 14 punti che ho presentato a inizio anno. E lunedì sera, ad esempio, ci riuniremo per varare nuove regole sugli eventi organizzati in Parlamento. Tra un anno, quando assisteremo a un considerevole ricambio di europarlamentari, prevederemo training specifici sulla gestione finanziaria e sulla tutela della trasparenza nei contatti con l’esterno, e pure - non dimentichiamolo - per la prevenzione delle molestie sul posto di lavoro». 


Il Qatargate ha dimostrato l’interesse di vari Paesi poco democratici a influenzare le dinamiche Ue. Teme possibili ingerenze straniere, magari della Russia, nelle elezioni? 
«Sì, sono molto preoccupata. C’è un trend che ha riguardato prima la propaganda xenofoba, poi quella no-vax e, oggi, si estende alla retorica filo-russa. Il Parlamento e i suoi servizi informatici sono finiti già una volta nel mirino degli hacker pro-russi; sono consapevole del rischio di infiltrazioni ben più permanenti per alterare il modo in cui la nostra istituzione funziona. È un tema che sto affrontando anche negli incontri con i responsabili dei grandi social network».
 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 7 Giugno 2023, 13:24
© RIPRODUZIONE RISERVATA