Migranti, dossier italiano a Bruxelles: porti aperti ma ricollocamento prima dello sbarco

Dossier italiano a Bruxelles: porti aperti ma ricollocamento prima dello sbarco

di Marco Conti e Valentina Errante
Un obiettivo ambizioso: un accordo che preveda la redistribuzione dei migranti prima dello sbarco in tutti i Paesi di primo ingresso, non solo in Italia. In cambio, i porti resteranno aperti. Il dossier che Giuseppe Conte presenterà mercoledì a Bruxelles è, di fatto, l'ennesimo tentativo di superare il Trattato di Dublino, in base al quale i richiedenti asilo rimangono in carico per cinque anni allo Stato nel quale vengono registrati all'arrivo.
L'intesa, tra l'altro, non sarebbe limitata ai profughi siriani ed eritrei, come prevedeva il progetto di relocation del 2015, ma dovrebbe essere estesa ai tutti le persone in arrivo, anche i migranti economici, in modo da condividere con i partner Ue anche la spinosa questione dei rimpatri. I criteri per i collocamenti dovrebbero essere concordati tra i paesi che aderiranno. Un obiettivo che sarà difficile raggiungere e che, di certo, non potrà coinvolgere tutti e 27 gli Stati membri. Alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, Conte chiederà un aiuto per neutralizzare la politica dei porti chiusi. Il rischio è che una nuova crisi migratoria e un'altra emergenza riportino, in pochi anni, l'Italia a schierarsi su un fronte contrapposto rispetto ai paesi amici, esattamente come avvenuto negli ultimi 14 mesi con gli slogan e le decisioni prese da Matteo Salvini.

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UN PIANO PER POCHI
È chiaro che la proposta di Conte, che prevede una redistribuzione complessiva non soltanto dei migranti che arrivano in Italia, ma anche di quelli che sbarcano in Grecia o in Spagna, non potrà essere condivisa da tutti. Dall'accordo rimarrebbero fuori i paesi del gruppo Visegrad e anche i Paesi Baltici. Dovrebbero invece aderire, oltre a Spagna e Grecia, interessate a condividere i flussi in arrivo, Francia e Germania. Anche la Polonia e la Svezia potrebbero aprire alla redistribuzione, che dovrebbe avvenire, in base a quote stabilite, ancora prima della registrazione delle persone in arrivo. Dunque senza una distinzione tra richiedenti asilo e migranti economici. Un modo per condividere con l'Europa anche il problema dei rimpatri e magari sensibilizzare Bruxelles a stringere quei trattati bilaterali dei quali si parla da anni. Le speranza di successo non sono altissime anche se la Francia mostra di voler sostenere l'iniziativa italiana cambiando la linea sostenuto dal presidente Macron poco più di un anno fa, quando al Consiglio europeo del giugno 2018 disse che i migranti «devono essere fatti sbarcare ma non in Francia».
Problemi potrebbe però averli presto anche la Germania di Angela Merkel visto che il presidente turco Erdogan minaccia di riaprire i campi profughi se non riceverà «adeguato sostegno» dall'Europa. Per l'Italia di Conte si tratta ora di riaprire i canali di trattativa nel tentativo di ottenere ciò che sinora l'Italia non ha ottenuto. Ovvero un meccanismo di accoglienza e di ricollocamento dei migranti certo, e che eviti la questua che palazzo Chigi e Farnesina sono costretti a fare ogni volta.

LA VERIFICA
La trasferta a Bruxelles di dopodomani del premier avviene dopo il voto di fiducia del Parlamento e la definizione della Commissione europea che la von der Leyen ha promesso per domani. La presenza di un ex presidente del Consiglio come Paolo Gentiloni, in corsa per la delega agli Affari Generali, rappresenta un sostegno alle richieste italiane. Sempre che Francia e Germania non si tirino indietro. Da Parigi in questi giorni più di un esponente del governo ha teso la mano all'Italia, ma servirà scendere nel concreto della questione per verificare che non si tratti della consueta voglia francese di costituire - ora con la Spagna, ora con l'Italia - il solito fronte per contenere Berlino.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 9 Settembre 2019, 07:19
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