Mes, Merkel: «Creato perché si usi, ma decide Italia». Conte: no a pressioni esterne

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Mes sì o Mes no? Da un lato la cancelliera tedesca Angela Merkel dice che «il fondo salva-Stati è stato creato perché si usi, ma decide l'Italia», dall'altro il premier italiano Giuseppe Conte non vuole avere pressioni esterne. L'Italia, dunque, dovrebbe utilizzare il Mes? «È una decisione italiana», risponde Angela Merkel alla Sueddeutsche Zeitung, chiarendo che gli strumenti anti-crisi non sono stati creati perché restino inutilizzati. «Abbiamo creato degli strumenti, attraverso la Bei, il Mes con linee di credito preventive, o le regole della cassa integrazione con lo Sure. Questi strumenti possono essere usati da ciascuno, e non li abbiamo creati per lasciarli inutilizzati», afferma nell'intervista pubblicata sul giornale tedesco di domani.

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Decreto semplificazioni. Via al rush finale sul decreto semplificazioni, in vista della nuova «manovrina» per la quale, in ogni caso, il governo non potrà ignorare la possibilità di attivare il Mes. Il premier Giuseppe Conte si avvia al «luglio sui carboni ardenti» con l'intesa con le Regioni sulla scuola in tasca ma tante incognite all'orizzonte. Innanzitutto quella del fondo salva-Stati, citato non a caso dalla cancelliera Angela Merkel in'intervista a diversi quotidiani europei tra cui La Stampa ma sul quale, il premier, non vuole avere pressioni esterne. Anche perché c'è da tenere in piedi il fragilissimo equilibrio di una maggioranza debole nei numeri, agitata all'interno dei due principali partiti alleati e costantemente segnata dalle tensioni.

Nella prima vera conferenza stampa dopo la chiusura degli Stati Generali, Conte prova a mostrare plasticamente la solidità dell'esecutivo rilanciando il dialogo parlamentare su un provvedimento chiave dei prossimi giorni, il decreto semplificazioni. L'obiettivo di Conte è portare la bozza del decreto al prossimo Consiglio dei ministri ma, precisa, «è un testo che sta suscitando molta attenzione e sono consapevole che i gruppi parlamentari, non solo della maggioranza, vogliono essere coinvolti, e li coinvolgeremo». Una nuova girandola di vertici a Palazzo Chigi darà il là alla settimana prossima. Vertici nei quali Conte, il ministro Roberto Gualtieri e i capi delegazione sono chiamati a scegliere una serie di nodi quasi «gordiani»: dalla decisione tra tagliare l'Irpef, l'Iva o entrambi allo scegliere se - e nel caso quanto dei 36 miliardi a disposizione - usare il Mes.

Il tema c'è e potrebbe essere connesso all'entità dello sforamento che verrà chiesto dal governo al Parlamento. Perché, se è vero che i fondi del Mes hanno valore retroattivo è vero anche che, sulla nuova «manovrina» e sul Recovery Plan da presentare a settembre, l'utilizzo o meno delle risorse del fondo salva-Stati light ha un peso strategico. Ma Conte, per ora, evita qualsiasi passo frettoloso. Il fondo Sure «sarà attivato», spiega il premier che tuttavia, risponde con una certa nettezza alla cancelliera Merkel, secondo la quale l'Ue non ha messo in campo il Mes o il fondo Sure «perché restino inutilizzati».

«Sul Mes non è cambiato nulla a far di conto sono io, con il ministro Roberto Gualtieri, i ragionieri dello Stato e i ministri», è lo stop di Conte. Uno stop che, almeno per ora, contribuisce a non agitare ulteriormente le già agitatissime acque del M5S. Movimento sul quale è ripartita, al Senato, l'Opa della Lega. «Nei prossimi giorni ci saranno diversi ingressi dal M5S e non solo», annuncia Matteo Salvini dalla Puglia. Il rischio, per il governo, è che la permanenza dei 2-3 «sospettati» nel Movimento (da Tiziana Drago a Marinella Pacifico) torni a vacillare mentre, tra i possibili ingressi nella Lega, ora si guarda anche nel Misto «bacino» di voti spesso dirimenti per la maggioranza al Senato. E, forse non a caso, è durissima la risposta di Alfonso Bonafede.

«Se fossi Salvini non sarei orgoglioso di prendere dei traditori», sottolinea il Guardiasigilli.
Ma intanto il via alla campagna per le Regionali ha dato un nuovo colpo alla stabilità della maggioranza. Vito Crimi, in mattinata, quasi abbozza un'ipotesi di svolta nell'alleanza Pd-M5S in Puglia (sorta di Ohio delle Regionali di settembre) a patto che si sblocchi lo stallo in Liguria. Stallo che, stando a quanto raccontano fonti M5S, è tutt'altro che svanito. Anche perché, a livello locale, Pd e M5S - lamentano gli sherpa dei rispettivi partiti - sono a loro volta spesso frammentati. A ciò si aggiunge la strategia di Iv, che in Puglia continua a puntare su Ivan Scalfarotto, a patto che non cadi la candidatura di Michele Emiliano. «Il destino del governo si capirà nei prossimi 90 giorni, se manca la rotta la navigazione diventa pericolosa», avverte Matteo Renzi in un'intervista a Il Foglio. Iv, insomma, torna a far sentire il suo peso. Resta da vedere se la girandola di presidenze di commissione prevista alla Camera il 14 luglio prossimo basti a placare le fibrillazioni dei renziani.


 

Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Giugno 2020, 21:00
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