Draghi, il discorso: riforme, PNRR, cittadini e Parlamento. Perché sono le parole più usate dal premier

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è citato nove volte ma la parola più frequente è: riforme.

Riforme, cittadini, Parlamento e Pnrr: le parole più usate dal premier

di Stefania Piras

Non mira alla pancia, com'è il suo stile, e sceglie di fissare l'attenzione sulle parole che meglio descrivono lo stato delle cose e quel che c'è da fare. Un discorso programmatico ma anche emotivo.  La nuvola semantica che fa apparire il premier Draghi con il suo discorso ci ricorda che i nodi per cui è nato questo governo sono ancora irrisolti. Ecco perché la parola che ricorre di più è "riforme". Ben 16 volte. Non solo perché sono molte ma perché ce ne sono alcune che sono rimaste appese per colpa di quel «crescente desiderio di distinguo e divisione» dei partiti, dice Draghi. Le elenca tutte. Cita le riforme della giustizia, del codice degli appalti, del fisco. E ancora la riforma del processo penale, del processo civile e delle procedure fallimentari, la riforma della giustizia tributaria. Dice che c'è bisogno di riformare il sistema delle pensioni. Cita quelle più indigeste: le riforme del Consiglio Superiore della Magistratura, del catasto, delle concessioni balneari. E la concorrenza. In poche frasi sintetizza il perché è giusto andare avanti: «La riforma della concorrenza serve a promuovere la crescita, ridurre le rendite, favorire investimenti e occupazione». Investimenti è un'altra parola che ricorre spesso (sei volte) per spiegare che siamo seduti su una montagna di risorse straordinaria: il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che è citato nove volte. Il richiamo al debito e all'indebitamento compare quattro volte mentre sottolinea che finora si è agito per proteggere le famiglie «senza scostamenti di bilancio» e si continuerà «nei limiti consentiti dalle nostre disponibilità finanziarie». 

Ma i soldi e un premier, da solo, non possono fare tutto. Servono i partiti e le forze di maggioranza. Ecco perché chiama in causa spesso anche il Parlamento affidandogli le redini della sua azione: «Ritengo che un Presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere in Parlamento il sostegno più ampio possibile». Cita sette volte il "Parlamento" e sette volte la "maggioranza". La crisi di governo è parlamentarizzata, vero, ma è anche socializzata. Numerosissimi i pensieri e le frasi dedicate ai "cittadini" (nominati dieci volte), agli "italiani" (sei volte, compreso quel «Mai come in questi momenti sono stato orgoglioso di essere italiano») e a tutte le quelle forze extra parlamentari, extra palazzo, che gli hanno chiesto di restare. Sono, per dirla con le sue parole, «associazioni, territori a favore della prosecuzione del Governo, terzo settore, la scuola e l’università, il mondo dell’economia, delle professioni e dell’imprenditoria, lo sport. Si tratta di un sostegno immeritato, ma per il quale sono enormemente grato», ha detto. Energia, indipendenza energetica, energie rinnovabili: le occorrenze sono sei e tutte concentrate nel breve eppure densissimo passaggio dedicato alla politica estera, alla guerra russa all'Ucraina in cui ribadisce convinto che il nostro Paese «possa e debba avere un ruolo guida all’interno dell’Unione Europea e del G7». 

Infine l'agenda sociale propone un modello di concertazione con le imprese e i sindacati, batte il ferro sui contratti collettivi, sul rinnovo che da troppo tempo aspettano alcune categorie. E sul salario, citato ben tre volte. 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Luglio 2022, 20:12
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