M5S, i delusi in fuga con Fioramonti: pronti un manifesto e 10 deputati

M5S, delusi in fuga con Fioramonti: pronti un manifesto e 10 deputati

di Simone Canettieri
ROMA Primo obiettivo: far nascere una componente autonoma nel gruppo misto. Da regolamento della Camera servono dieci deputati. Secondo step: porte spalancate per gli altri M5S che a gennaio inizieranno a vedersi iscritti nel libro nero dei morosi. La tela di Lorenzo Fioramonti comprende però anche pezzi di Leu. Dice al Messaggero Stefano Fassina: «Il quadro è in evoluzione, diciamo che molti di noi stanno guardando con interesse alle mosse di Lorenzo». L'ex ministro dell'Istruzione è già al lavoro per dare alla sua nascitura creatura politica una vera e propria carta d'identità. «Guarderà all'ambiente e allo sviluppo, al lavoro e ai diritti».

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Una cosa pro-Conte e rosso-verde. Che a giorni dovrebbe essere presentata con i nomi dei primi scissionisti del Movimento. La regola che si sono dati i deputati è quella di parlare il meno possibile con la stampa. Per poi uscire allo scoperto con un annuncio tra la fine dell'anno e i primi giorni del 2020. Nel frattempo Fioramonti, da buon accademico, si è messo al lavoro per «scrivere un manifesto programmatico». E uno statuto di questa componente. Dando come «compiti a casa» per le vacanze di Natale ai vari deputati la stesura di una parte del programma. D'altronde creare una componente nel Misto è fondamentale. E per la breve storia del M5S non è nemmeno una novità: nella scorsa legislatura proprio da una fuga dei grillini nacque Alternativa libera (11 deputati). E questa volta come si chiamerà? «Il nome è l'ultimo dei problemi», conferma un parlamentare.

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IL CALCOLO
Il numero di fuoriusciti che circola in queste ore oscilla tra le 7 e le 15 unità. Più la prima proiezione che la seconda. «Ma i pesci fuor d'acqua come noi sono tantissimi», assicura un deputato pronto al grande salto. E la stretta sulle restituzioni in programma nei prossimi giorni potrebbe creare un effetto catapulta alla Camera. Il pugno duro dei vertici contro chi non è in regola potrebbe dunque servire da scivolo (o scusa) nei confronti di chi è combattuto. Secondo il sito www.tirendiconto.it oltre Fioramonti sono in dodici a Montecitorio nel 2019 a non aver rendicontato nemmeno un euro: Nicola Acunzo, Nadia Aprile, Santi Cappellani, Daniele Del Grosso, Federica Dieni, Flora Frate, Francesca Galizia, Mara Lapia, Paolo Romano, Gianluca Vacca e Andrea Vallascas. Gran parte di questi nomi sono gli stessi che sono pronti ora a seguire l'ex ministro nella sua traversata nel deserto. Al Senato ancora al palo - sempre secondo il sito usato dal Movimento - risultano sette persone (Cristiano Anastasi, Vittoria Bogo, Lello Ciampolillo, Luigi Di Marzio, Fabio Di Micco, Mario Giarrusso e Marialuce Orefice). A Palazzo Madama, però, è la Lega a fare da forza attrattiva.

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Se si ascoltano gli sfoghi dei deputati pronti a seguire Fioramonti le motivazioni portate come stimolo dell'addio sono ben altre. Tipo: «Siamo stanchi di pigiare bottoni, veniamo tutti dagli uninominali e quindi dal mondo delle professioni, ma Di Maio in quasi due anni non ci ha mai fatto nemmeno una telefonata», raccontano sull'asse Marche-Roma. L'inverno dello scontento pentastellato è pronto a saldarsi nella pancia della Camera anche con gli altri fuoriusciti (o meglio: espulsi) del M5S. Ecco dunque Andrea Cecconi, Sara Cunial, Gloria Vizzini e Veronica Giannone: tutti assistono con un certo interesse all'evolversi della situazione. E sono pronti anche loro a giocare questa partita. Una sorta di riscatto con un obiettivo ambizioso.

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Passare da componente a gruppo autonomo, quindi superare quota venti. Grazie dunque all'arrivo di esponenti di Sel, ma anche di Centro democratico+Europa. Se infatti l'operazione dovesse andare in porto, il gruppo contiano punta a battere cassa a Palazzo Chigi. D'altronde, come fanno notare con un pizzico di malizia, e sano calcolo, gli scissionisti del gruppo Lorenzo leader, «Italia Viva di Renzi a Montecitorio conta 27 deputati: non proprio un numero impossibile...». Ma la strategia dei quasi ex grillini prevede la «lentezza». Convinti che Di Maio, volente o nolente, darà loro una mano ad accomodarsi fuori dalla porta.

 
Ultimo aggiornamento: Sabato 28 Dicembre 2019, 12:52
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