Governo, Conte apre la crisi: il M5S non voterà la fiducia. Lega e Fdi: elezioni. Ma il Pd: «Verifica»

Letta: necessario un chiarimento. E Di Maio: atto di irresponsabilità

Governo, M5S apre la crisi: non voterà la fiducia Conte: «Le risposte di Draghi sono insufficienti»

di Andrea Bulleri

Alle dieci di sera, lo spiraglio per ricucire che si intravedeva nel pomeriggio è definitivamente chiuso. Sarà Aventino, oggi in Senato. «Il Movimento 5 stelle non parteciperà al voto», annuncia Giuseppe Conte. Il gruppo degli eletti pentastellati uscirà dall’Aula di Palazzo Madama. E non voterà la fiducia al governo sul decreto Aiuti, prevista per il primo pomeriggio. È la linea che prevale nel Movimento, dopo 14 ore passate a camminare su una corda tesa sopra il burrone della crisi che alla fine si spezza. «Abbiamo chiesto e preteso a lungo un cambio di passo nel governo», proclama il presidente M5S, al termine dell’assemblea coi gruppi parlamentari riunita alle nove di sera. «Le risposte offerte dall’esecutivo sono benvenute, ma non sufficienti». Perché «non ci si può accontentare di dichiarazioni di intenti», ribadisce l’avvocato. E perché i Cinquestelle, spiega, non hanno intenzione di firmare «cambiali in bianco». 

LA TELEFONATA
La strada è tracciata: Conte, dopo una giornata convulsa, annuncia la sua mossa. E sceglie di vedere le carte di Mario Draghi, che più volte ha ribadito come dal suo punto di vista «non c’è governo senza M5S». Tra i due ieri pomeriggio c’era stata anche una telefonata che sembrava far presagire l’orizzonte di un’intesa. Alla fine, invece, prevale la posizione dei falchi. E nella maggioranza si scatena il caos. 

Chiede una «verifica in parlamento» Enrico Letta, secondo cui «è evidente che la scelta di Conte rimette in discussione molte cose: bisogna capire se la maggioranza esiste ancora». Lo stesso fa Luigi Di Maio, che bolla come «un chiaro atto di irresponsabilità» l’apertura della crisi «nel bel mezzo di una guerra: così – attacca il ministro degli Esteri – si condanna il Paese al baratro». Parole quasi identiche usa il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani: «Dopo quello di Mario Draghi – mette in chiaro – non sosterremo alcun governo». È la linea di Matteo Salvini, che dopo l’accelerazione imposta da Conte in tarda serata si sente a telefono con Silvio Berlusconi: tra i due c’è «piena sintonia», fanno sapere dal Carroccio. «Il centrodestra di governo prenderà decisioni comuni». L’aveva già anticipato nel pomeriggio, Salvini: «Non siamo disposti a restare nell’esecutivo senza il M5S. Se Conte farà una scelta contraria, la parola agli italiani».

Se Draghi dovesse salire al Colle per dimettersi, dunque, al voto.

«Elezioni subito» invoca anche Giorgia Meloni: «Guerra, pandemia, inflazione, povertà, caro bollette. E il governo “dei migliori” è immobile – commenta la leader di Fratelli d’Italia – alle prese con i giochi di palazzo. Basta, tutti a casa». ma le critiche al leader grillino piovono anche dal centro. Con Carlo Calenda che twitta: «L’avvocato del popolo, il punto di riferimento dei progressisti, si accinge a far cadere un governo presieduto dall’italiano più autorevole al mondo in mezzo a una guerra. Rimane solo la soddisfazione di essere tra i pochi a non averci mai avuto nulla a che fare». E Renzi: «Disgustoso stare dietro al Sor Tentenna Giuseppe Conte. Vuole uscire? Vada, ciao ciao». «Una vergogna», affonda ancora da Italia viva Ettore Rosato, «è stato premier per due anni presentandosi come quello responsabile». 

Finisce così, tra le accuse, l’ennesima giornata sull’ottovolante per i Cinquestelle. Cominciata con il con vertice ristretto di Conte e dei suoi colonnelli per decidere il da farsi, andato avanti per quasi sei ore. E conclusa con un nuovo incontro del consiglio nazionale, seguito dall’assemblea dei parlamentari. In mezzo, quella telefonata con Mario Draghi, l’ultimo tentativo di una mediazione. Poi, la rottura. 

GLI APPELLI
Vani gli appelli alla «responsabilità» che per tutto il pomeriggio si susseguono all’indirizzo dell’avvocato. Dalla politica e non solo. Perché per scongiurare la crisi si muove pure la Santa Sede, col segretario di Stato vaticano Pietro Parolin: «Nello scenario attuale – afferma il cardinale – più un governo è stabile più riuscirà a fare fronte alle tante sfide epocali che si pongono. Serve responsabilità: dobbiamo metterci tutti a lavorare insieme e non dividerci», conclude. 

Giuseppe Conte però tira dritto. Non cede a quello che i suoi definiscono un ricatto, prendere o lasciare. «Invito tutte le forze politiche a maneggiare con cura il concetto di responsabilità – avverte – Chi si straccia le vesti e lancia strali guardi nel suo cortile e si chieda se non ne è lui stesso responsabile». Il Rubicone è attraversato. E tornare indietro potrebbe non essere più possibile. 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Luglio 2022, 09:22
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