M5s, Conte cerca il paracadute per i big cinquestelle esclusi: da Taverna a Fraccaro, l'idea di ruoli retribuiti

Il rischio di nuove fughe per non dover restituire l’assegno di fine mandato

Conte cerca il paracadute per i big cinquestelle esclusi: da Taverna a Fraccaro, l'idea di ruoli retribuiti

di Caris Vanghetti

ROMA L'accordo siglato dal Partito Democratico con Azione e +Europa per correre insieme alla prossime elezioni politiche restringe i margini di manovra del Movimento 5 Stelle e, la reazione di Giuseppe Conte a questo annuncio non si è fatta attendere: «Finalmente è finita la telenovela Letta-Calenda. In bocca al lupo alla nuova ammucchiata», ha detto il leader grillino. Il patto di Enrico Letta e Carlo Calenda rischia mettere sempre più ai margini il partito di Beppe Grillo, schiacciato dall'inevitabile imbuto che si crea a favore del voto utile.
E, proprio per questo, a Conte servono volti noti per fare una campagna elettorale che si preannuncia tutta in salita, oltre che a causa dei sondaggi sfavorevoli, anche per la mancanza di fondi adeguati a sostenere un simile impegno (che per le competizioni nazionali può arrivare a costare milioni di euro).

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LE REGOLE
Così il presidente dei pentastellati è in contatto diretto e costante con il Grillo per mettere a punto il regolamento per le candidature, prima che passi al vaglio del comitato di garanzia del Movimento 5 Stelle, ma anche per trovare la soluzione tecnica in grado di dare vita a un vero e proprio partito con un organigramma stabile composto da personale retribuito. E in questi giorni si sta riaffacciando sulla scena la maledizione del Movimento 5 Stelle, i soldi. Un partito nato come francescano che ormai deve fare i conti con le necessità della politica, il vil denaro, e più sono i parlamentari che lasciano il partito e i gruppi parlamentari, più si riducono i fondi. Ieri, dal partito di Conte è stata fatta circolare la voce che i parlamentari in uscita dai 5 stelle lo farebbero per tenersi i soldi del trattamento di fine rapporto da deputato o senatore (una cifra che si aggira tra i 45 e i 90 mila euro a seconda che abbiano fatti uno o due mandati parlamentari).
Uno spettro che circola, anche se in realtà uscire adesso dal Movimento per quel motivo è prematuro, dal momento che il tfr sarà disponibile solo dopo l'insediamento delle nuove Camere, e solo a quel punto maturerà l'obbligo di rinuncia.

Ma resta il clima da caccia alle streghe. Secondo i malpancisti M5S, l'indiscrezione sarebbe stata fatta uscire un po' con l'obiettivo di gettare discredito su di loro in modo da non renderli appetibili per gli altri partiti e un po' per veicolare un altro tipo di messaggio: se rimanete con noi, una volta finite le elezioni, ci saranno soldi per retribuire le cariche di partito e i docenti dell'istituenda scuola di formazione pentastellata.

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I NUOVI RUOLI
Oltre che gli eventuali posti remunerati negli staff degli eletti. Così i vari big del Movimento come Paola Taverna, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro e molti altri con la loro esperienza, potrebbero essere tentati di rimanere per contribuire alla formazione e all'organizzazione dei 5 stelle del futuro, con stipendi più leggeri degli attuali ma pur sempre dignitosi.
Però tutto dipende da come andranno le elezioni, così c'è chi fa notare che per pagare la campagna elettorale si potrebbe prendere in considerazione di fare ricorso ai famosi fondi delle restituzioni provenienti da parte degli stipendi degli eletti nelle file del Movimento. Per farlo, però, bisognerebbe cambiare lo statuto dei pentastellati. Intanto ieri, nonostante gli annunci, non sono state rese note le nuove regole d'ingaggio per la scelta dei candidati alla prossime elezioni politiche, segno che anche su questo c'è maretta (nonostante tutte le smentite di rito) tra Grillo e Conte.
 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Febbraio 2023, 00:09
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