Letta: «Per il Pnrr solo piccoli aggiustamenti, fermiamo il caro-bollette con altri mezzi»

L'intervento Letta: «Per il Pnrr solo piccoli aggiustamenti, fermiamo il caro-bollette con altri mezzi»

di Enrico Letta

Quando diciamo che una vittoria delle destre sarebbe pericolosa per l’Italia, non evochiamo un rischio astratto, per mera propaganda. La proposta di rinegoziare il Pnrr con la Commissione europea, lanciata ieri da Giorgia Meloni su questo giornale, è la prova di questa insidia. 

Da destra hanno sempre osteggiato il Piano e snobbato i 200 miliardi assegnati all’Italia. Mai un voto a favore del Recovery Plan, mai una iniziativa costruttiva sul Pnrr. Anzi, pur di screditare l’Europa, hanno sostenuto l’idea stravagante e insensata di mettere l’Italia nelle mani del Fmi. Era il maggio 2020. Sarebbe stato un disastro.

Chiedere di ritoccare il Pnrr dimostra, una volta ancora, la scarsa conoscenza dei meccanismi decisionali europei. Soprattutto denota la volontà di distruggere la reputazione e il credito guadagnati in Europa dal Governo Draghi. Un esempio su tutti: l’art 21 del Regolamento europeo che disciplina il Recovery Plan, quello che FdI vorrebbe applicare, contiene una premessa che è al tempo stesso un monito. Testualmente: “Se il piano per la ripresa e la resilienza, compresi i traguardi e gli obiettivi, non può più essere realizzato…”. Significa che chi chiede di cambiare in corsa confessa implicitamente di non riuscire a mantenere gli impegni. 

L’Italia ha già incassato 45,9 miliardi di euro e l’apertura di una nuova procedura negoziale potrebbe affossare tutto il Pnrr, data la complementarietà delle diverse misure e la circostanza che circa metà delle risorse è data da prestiti oggetto di un attento vaglio. Risultato? Ritardi notevoli proprio quando bisogna correre nell’attuazione del Piano. Ogni tranche, infatti, è frutto di una puntigliosa verifica delle scadenze, degli obiettivi, delle azioni per realizzarli. Una nuova e lunga istruttoria europea, sulla quale peraltro tutti gli Stati membri dovrebbero esprimersi, bloccherebbe peraltro anche le risorse per le emergenze che stiamo già affrontando, compresi i dissesti idrogeologici.

Nel migliore dei casi ci sarebbe un ritardo di almeno sei mesi. Il tutto con un corollario potenzialmente esplosivo: poiché il rispetto degli impegni è una delle condizionalità dello scudo anti-spread della Bce, la rinegoziazione del Pnrr ci indebolirebbe anche su quel fronte.

Il Piano va attuato così com’è. La rinegoziazione non è la strada da percorrere. Piuttosto, bisogna far applicare quelle regole del Pnrr che consentono aggiustamenti di carattere attuativo. Ad esempio, per tener conto dell’aumento dei costi dell’energia, proponiamo che il RePowerEu si integri con i Pnrr nazionali, non Paese per Paese ma con un approccio integrato che li coinvolga tutti. E comunque, per abbassare le bollette del gas esplose negli ultimi mesi, dobbiamo mettere in campo altri strumenti. Il Pd ha proposto la “bolletta luce sociale” per famiglie e micro-imprese, basata solo su energia rinnovabili e prezzi calmierati, grazie a contratti di acquisto decennali, attivabili immediatamente dalla società Acquirente Unico. Per le famiglie a basso reddito poi proponiamo, subito, un prezzo pari a zero fino al 50% del consumo medio dei singoli nuclei e, nel medio periodo, un forte investimento sulle rinnovabili, per un raddoppio fino a 85 GW al 2030 e la creazione di circa 500 mila posti di lavoro nel settore. 

Candidarsi a governare l’Italia annunciando di smontare quanto di buono è stato impostato prima è irresponsabile: lede gli interessi della nazione e mortifica quelli dei cittadini. IL Pnrr trasformerà l’Italia e la porterà finalmente ad adottare un modello di sviluppo sostenibile e più moderno. Lo abbiamo voluto con forza e lo difenderemo dagli assalti di chi vuole smantellarlo. Quello della destra non è patriottismo: è autolesionismo, è autosabotaggio.


Ultimo aggiornamento: Sabato 20 Agosto 2022, 11:28
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