Iva, Conte rilancia: dubbi del Tesoro. Semplificazioni, rinvio
dopo l’ultimo scontro

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di Alberto Gentili
Il destino del decreto semplificazioni si conoscerà solo oggi. Il vertice di maggioranza di ieri si è chiuso con l’ennesimo rinvio a questa mattina. E con il solito scontro su appalti e abuso d’ufficio. Giuseppe Conte per uscire dall’angolo decidere però di rilanciare sull’Iva, rinviando ancora la spinosa questione del Fondo salva Stati (Mes) «che non è in alcun modo legata alle scelte generali di bilancio relative alla spesa pubblica e alla tassazione». Come dire: non è materia dello scostamento di bilancio che verrà deciso a giorni.

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Sull’Iva - dopo essere stato stoppato a fine giugno dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e da tutti gli alleati propensi ad abbattere piuttosto il costo del lavoro e ad affrontare la questione assieme alla riforma complessiva del fisco - questa volta Conte fa trapelare da palazzo Chigi un piano più dettagliato: per spingere i consumi, combattere l’evasione e aiutare i settori in crisi - come bar, ristoranti, alberghi, negozi di abbigliamento - il premier propone di tagliare l’Iva «in via sperimentale» e «in modo selettivo» da settembre a fine anno per chi paga con carta di credito o bancomat. La sforbiciata chiesta da Conte è del 10% e costerebbe circa 3 miliardi. In pratica chi usa la moneta elettronica, cashless, non pagherebbe l’Iva in bar e ristoranti per i quali l’imposta è del 10% e pagherebbe solo il 12% (contro attuale 22%) in alberghi e negozi di abbigliamento. «Servirà a dare una scossa si consumi e a rodate i meccanismo anti-evasione», garantisce Conte.

Un tema affrontato anche durante il question-time alla Camera, in cui il premier ha parlato del decreto semplificazioni rilanciando le parole d’ordine del Pd e Italia Viva: «E’ un snodo fondamentale per modernizzare, velocizzare il Paese, uscire dalla crisi innescata dalla pandemia. E’ l’ora della concretezza, è il momento di correre» per realizzare «la madre di tutte le riforme». Dunque «non ci possiamo permettere il lusso di mancare questo appuntamento, da qui poi sarà condizionata tutta la spesa per gli investimenti, l’accelerazione, tempi, etc». 

Poi, dopo aver garantito la riforma fiscale in autunno per aiutare ceto medio e famiglie con figli, Conte ha annunciato l’assunzione di 50 mila persone nel settore scolastico e ha promesso l’adeguamento delle pensioni di invalidità, oltre a manifestare l’intenzione di rendere «strutturale» il taglio del cuneo fiscale appena scattato.

All’uscita dall’Aula, pressato dai giornalisti, il premier è tornato sul Mes e sulla campagna acquisti in Senato lanciata da Matteo Salvini: «Non temo mai una risoluzione del Parlamento. Mes non Mes, sembra la questione prevalente, ogni giorno azzardate anche delle date, prima era giugno, poi luglio, ora settembre. Ho deciso quel che ho deciso già una volta e non ho cambiato idea: ora siamo concentrati sul recovery fund. Alla fine avremo un ventaglio di soluzioni che verranno definite. Frattanto avremo i conti della Ragioneria dello Stato, perché non dobbiamo ragionare su astratte valutazioni, leggiamo i regolamenti, si discute, si decide in Parlamento. Il mio non è attendismo, ma chiarezza di linea». E Salvini che vuole rubare senatori M5S alla maggioranza? «Francamente la mia preoccupazione non è l’attività che fanno gli altri per acquisire parlamentari. Nei giorni scorsi si è perso un senatore e certo non mi fa piacere, però i numeri ci sono ancora. Confido sul senso di responsabilità dei parlamentari: stiamo attraversando una fase delicatissima per il Paese, piena emergenza, stiamo lavorando con la semplificazione per rendere ancor più efficace il piano di rilancio che andremo a realizzare e perseguire e spero francamente, e non ho motivo di dubitare, che tutti concorrano al progetto».
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Luglio 2020, 13:56
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