Green pass europeo per i viaggi, l'Ue: «Niente test e quarantene per vaccinati». Quanto dura dopo ultima dose e per i guariti

Green pass per viaggi in Ue: «Niente test e quarantene per i vaccinati»

Da domani, 1 giugno, sarà tecnicamente possibile, per gli Stati Ue che sono pronti e interessati a farlo, emettere già certificati Covid Ue digitali, o Green Pass, e riconoscere quelli emessi da altri Stati membri. Proprio domani la Commissione Europea renderà pienamente operativo il Gateway, la piattaforma che consentirà al certificato Ue di funzionare attraverso i confini. Il pass sarà un diritto di tutti i cittadini Ue che hanno i requisiti (vaccinazione, guarigione o test) a partire dal primo luglio, quando entrerà in vigore il regolamento che lo istituisce.

 

Il certificato europeo

Per Digital Green Certificate (DGC) europeo si intende un certificato, digitale o cartaceo, di avvenuta vaccinazione contro il COVID-19, di avvenuta guarigione da COVID-19 e di effettuazione di un test molecolare o antigenico per la ricerca di SARS-CoV-2 con risultato negativo. Il DGC sarà «interoperabile a livello europeo», attraverso un codice a barre bidimensionale (QRcode), verificabile attraverso dei sistemi di validazione digitali, associato ad un codice identificativo univoco a livello nazionale. L’interoperabilità europea si avrà grazie alla definizione di dati e regole comuni, che devono essere utilizzate per l’emissione dei certificati nei 27 Paesi dell’Unione Europea e allo sviluppo di piattaforme e strumenti informatici nazionali ed europei deputati a garantire l’emissione, la validazione e l’accettazione dei certificati. Il DGC sarà gratuito e in italiano e inglese e, per la Provincia Autonoma di Bolzano, anche in tedesco.

La validità - Il certificato Covid europeo digitale, o Green Pass, che dovrebbe esentare i viaggiatori all'interno dell'Ue che lo detengono dagli obblighi di test e/o quarantene sarà valido «quattordici giorni dopo l'ultima dose» di vaccino anti-Covid e, per i guariti dalla Covid, per 180 giorni a partire dal test Pcr positivo. Per i test, invece, quelli molecolari avranno una validità di «72 ore», mentre quelli rapidi «48 ore». Lo spiega il commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders presentando, in conferenza stampa a Bruxelles, la nuova proposta di raccomandazione per i viaggi nell'Ue, chiesta dal Consiglio Europeo la settimana scorsa in vista della stagione estiva. Le persone pienamente vaccinate, cioè con due dosi per AstraZeneca, Pfizer/BioNTech e Moderna e con una dose per Janssen (J&J), che detengono il certificato, dovrebbero essere esentate, in viaggio, da test e quarantene 14 giorni dopo aver ricevuto l'ultima dose. Lo stesso deve valere per le persone che sono guarite e che hanno ricevuto una sola dose di vaccino, considerata sufficiente per la protezione dalla malattia.

Come funziona - Nel caso in cui uno Stato membro accetti una prova di vaccinazione per rimuovere le restrizioni alla libera circolazione dopo la prima dose, allora deve accettare anche i pass Ue per i vaccini alle stesse condizioni.

Se un Paese vuole essere «più flessibile» rispetto alla raccomandazione, «può farlo», spiega un alto funzionario Ue. Ma questa flessibilità deve valere per tutti, non può essere limitata ai cittadini di quel determinato Paese. Le persone guarite dalla Covid-19 dovrebbero essere esentate da test e/o quarantene nei 180 giorni successivi al test Pcr positivo, che attesta l'avvenuta infezione (la validità è a partire dall'undicesimo giorno dopo il test, una volta terminato il periodo di contagiosità). Per chi non è vaccinato né guarito, allora resta l'opzione del test, che il pass certifica e che viene così riconosciuto anche all'estero. Per i test viene proposto un periodo di validità standard (oggi ogni Paese stabilisce il periodo di validità autonomamente): per i test Pcr o molecolari la validità è di 72 ore, mentre per quelli rapidi antigenici è di 48 ore. Viene previsto un meccanismo di freno d'emergenza: gli Stati possono reintrodurre le restrizioni anche per le persone vaccinate e guarite, se la situazione epidemiologica si deteriora rapidamente o dove è riportata un'elevata prevalenza di varianti preoccupanti. 

Le disposizioni - In generale, al di là dei titolari del pass, vengono anche proposte la semplificazione, per quanto possibile in un'Unione a 27, e il chiarimento dei requisiti necessari per viaggiare. Per i viaggiatori che arrivano dalle aree verdi (secondo la mappa aggiornata ogni giovedì dall'Ecdc), non dovrebbero esserci restrizioni. Per chi arriva dalle zone arancioni, è possibile richiedere un test (rapido o Pcr) prima della partenza. Per chi viaggia da una zona rossa, gli Stati possono chiedere una quarantena, in assenza di un test Pcr o rapido negativo. Per i viaggiatori provenienti dalle aree rosso scuro, vale il principio che i movimenti da queste zone andrebbero «fortemente scoraggiati». In questi casi, dovrebbero rimanere i requisiti di test e (non 'ò) quarantena.

Matrimoni in zona bianca: serve il Green pass?

Per evitare di separare le famiglie alle frontiere, i minorenni che viaggiano con genitori esentati dall'obbligo di quarantena, per esempio perché sono vaccinati, dovrebbero essere esentati anche loro dalla quarantena (in caso contrario, le vacanze all'estero per le famiglie con figli sarebbero impossibili). I bambini sotto i 6 anni di età dovrebbero essere esentati anche dai test. Inoltre, la Commissione propone di adattare le soglie utilizzate per le mappe dell'Ecdc, che fanno fede per molti Stati Ue e per le raccomandazioni del Consiglio, anche se poi all'interno dei propri confini gli Stati usano la scala cromatica che vogliono (la zona bianca italiana, per esempio, non esiste nella gamma utilizzata in Ue).

Le zone - Per le zone arancioni (oggi è arancione buona parte d'Italia, fatta eccezione per Valle d'Aosta, Toscana, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria, che sono rosse) si propone di aumentare la soglia del tasso di notifica cumulativo di nuovi casi negli ultimi 14 giorni da 50 a 75; per le zone rosse il tasso viene alzato dagli attuali 50-150 a 75-150. Infine, per le persone che fanno la prima iniezione di vaccino in uno Stato membro e la seconda in un altro, ciascuno dei due Stati è tenuto a fornire certificazione dell'iniezione, di modo che il titolare può avere un certificato composto dai certificati emessi da due Stati membri diversi.


Ultimo aggiornamento: Martedì 1 Giugno 2021, 10:20
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