Draghi-M5S, dal Pnrr alla manovra ecco perché il "governo non cadrà". «La maggioranza resta questa»

Draghi-M5S, molto rumore per nulla? Dal Pnrr alla manovra, perché «il governo non cadrà»

di Francesco Malfetano

Lo toppa stavolta potrebbe essere meglio del buco. Lo strappo del Movimento 5 stelle alla Camera di ieri, ne sono convinti a palazzo Chigi come al Nazareno o a via Bellerio, non porterà «a nulla». Drammatizzazioni e passaggi istituzionali necessari a parte, il governo del prossimo week end sarà lo stesso di oggi. La mina del "non-voto" grillino al Senato sulla fiducia al Dl Aiuti sarà disinnescata per tempo o comunque assorbita senza contraccolpi. In primis a partire dal vertice di oggi tra Mario Draghi e i sindacati.

Draghi: «Situazione seria». L’ultima offerta ai grillini: interventi su salario minimo e taglio del cuneo fiscale

Il tavolo di oggi

Un tavolo a cui «il governo presenterà le ricette giuste per il Paese» spiega un ministro, «con soluzioni che addirittura superano le pretestuose richieste grilline». Il riferimento è al «cambio di passo» chiesto da Giuseppe Conte nella lettera-ultimatum presentata al premier. I 9 punti combaciano in buona parte con l'agenda di governo, specie rispetto ai temi sociali: Salario minimo, taglio al cuneo fiscale-contributivo, sostegno a famiglie e imprese. Vale a dire esattamente quelli che, filtra da via Campo Marzio, stanno più a cuore al Movimento. E anche se i "duriepuristi" tra i grillini continuano a ripetere che «le aperture non saranno sufficienti», Conte non è molto entusiasta dell'idea che gli sia affibbiata l'etichetta di un "Papeete 2" o di un irresponsabile che ha staccato la spina all'esecutivo mentre vara un provvedimento da 23 miliardi di euro (il Dl Aiuti appunto).

Per di più dopo che ha ottenuto dei segnali concreti dal governo proprio su quei temi che lui stesso definisce indispensabili e su cui, passando all'opposizione, non avrebbe più possibilità di intervenire. Il salario minimo infatti - ieri invocato nuovamente da Beppe Grillo - nascerebbe dalla finanziaria di ottobre senza alcun legame con le richieste del M5s.

Gli obiettivi


E proprio la legge di bilancio di quest'anno, attesa per ottobre o novembre, è un altro dei motivi che - si ragiona nell'esecutivo - terrà in piedi la maggioranza. La manovra sarà colma di interventi a sostegno di famiglie, lavoratori e imprese e si annuncia come un vero e proprio cambio di passo in termini sociali. L'unica regola infatti, pare essere quella di non fare nuovo debito. Ma il tesoretto a disposizione - ben oltre 10 miliardi - è assolutamente in grado di fare la differenza. In più entro il 31 dicembre vanno raggiunti altri 55 obiettivi del Pnrr per incassare i 21,8 miliardi di euro della nuova tranche di pagamenti dall'Unione europea. 
Obiettivi che vanno centrati a prescindere dalla permanenza o meno del M5s. E quindi non è affatto escluso che se i grillini non dovessero tornare sui propri passi e decidere di non votare la fiducia giovedì prossimo si ritrovino con le spalle al muro. Vale a dire che, dopo il colloquio di ieri, Draghi potrebbe tornare al Quirinale per riferire nuovamente al presidente Sergio Mattarella per essere rispedito alle Camere con la richiesta di una nuova fiducia. A quel punto i cinquestelle cosa faranno? Si porranno definitivamente fuori dal governo o accetteranno di sostenerlo dopo aver puntato qualche bandierina? L'idea che circola ai vertici dell'esecutivo è, appunto, «il governo non cadrà» e «la maggioranza resta questa». 


Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Luglio 2022, 14:14
© RIPRODUZIONE RISERVATA