Governo, l'asse tra Beppe Grillo e Fico per indebolire Di Maio

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di Simone Canettieri
ROMA Prima di pranzo la telefonata a Zingaretti. Poi un gelato, e qualche tuffo nel blu delle acque di Palinuro con la fidanzata Virginia. Luigi Di Maio passa la domenica in riflessione. La morsa di Beppe Grillo e Roberto Fico per un Conte bis è fortissima. Un asse, tra il fondatore e il presidente della Camera che, se dovesse andare a dama con un accordo con il Pd, avrebbe una prima conseguenza: «Per Luigi e i suoi fedelissimi non ci sarà trippa per gatti nella squadra di governo», dicono importanti big ortodossi grillini. Che significa? Semplice: «A quel punto il rinnovamento chiesto dal Pd andrebbe a scagliarsi contro i ministri più vicini a Luigi, Fraccaro e Bonafede, a partire dal nostro capo politico che non potrebbe continuare a essere vicepremier e bis-ministro». Ecco perché nella pancia del M5S c'è il sospetto che Di Maio possa far saltare l'accordo. Ampi strati dei gruppi parlamentari ne sono convinti. «Forse è un colpo di coda». Quando in serata trapela la possibilità che oggi ci sia un incontro ai vertici tra Di Maio e Salvini, il timore si fa ancora più pesante tra i pentastellati.

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LE CHAT
In molti nel M5S leggono la frase dello staff di Di Maio «l'Italia non può aspettare il Pd» come un clamoroso ritorno con la Lega. Ma poi il fatto che il vicepremier sia costretto a citare Conte frena le dietrologie. Tuttavia a nessuno sfugge un particolare non da poco: «Con Salvini Di Maio sarebbe premier». Ecco perché domenica sera le chat ribollono. C'è anche chi sostiene che in questa partita solitaria il capo politico pentastellato possa aprire a «un nome terzo» come premier giallorosso per tutelare poi se stesso in ottica di governo. Questo scenario ha una complicazione: l'unico modo al momento per far digerire alla base l'intesa con il Nazareno è in caso di Conte-Bis. «Solo così Rousseau potrebbe darci input positivi: altrimenti il voto diventerebbe complicato». Gli ultimi nodi, quelli più importanti, saranno sciolti questa mattina. Alla Camera è in programma una riunione ristretta dei vertici M5S con i capigruppo Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli e i 14 capigruppo delle commissioni. La presenza di Beppe Grillo era esclusa fino a ieri sera, al contrario di quello di Davide Casaleggio. Potrebbe essere dunque il giorno del sì. E dell'ultimo mandato pieno a Di Maio per chiudere con Zingaretti (in serata potrebbe esserci un incontro tra i due). In queste ore il leader pentastellato si concede una battuta a proposito dei veti di Zingaretti nella squadra di governo: «Allora gli chiedo di dimettersi da presidente della Regione. Sarebbe singolare porre veti personali a chi conduce una trattativa».

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Su «Luigi» pesa appunto l'intesa tra Fico e Grillo su Conte. Il presidente della Camera di prima mattina si sfila da Palazzo Chigi. «Da rappresentante delle istituzioni più che da esponente del M5S», racconta chi lo frequenta tutti i giorni. Un passo indietro, nonostante le avances del Pd, in virtù del rapporto «ottimo» con Conte. Dopo questi passaggi pubblici c'è un contatto telefonico tra Fico e Di Maio. Non si fidano l'uno dell'altro, si sono trovati in fronti opposti molte volte. Ma la pressione di Grillo per bloccare ogni tentativo di far deragliare il treno giallorosso è fortissima. Il fondatore rilancia un post per ribadire che Conte ha «i requisiti fondamentali». In una giornata così c'è da segnalare Paola Taverna che dice «no al voto subito» e «no a un ritorno con la Lega» altrimenti «ci estinguiamo». C'era una volta l'odiato Pd.

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Ultimo aggiornamento: Lunedì 26 Agosto 2019, 18:08
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