Rousseau, Di Maio avvisa Conte: «Il voto online non è barattabile»

Di Maio avvisa Conte: «Deciderà Rousseau». Poi corregge Grillo

di Simone Canettieri

ROMA Luigi Di Maio parla al Pd affinché Giuseppe Conte intenda. Il leader del M5S si trova a ingaggiare la più complicata delle trattative con colui che fino al 20 agosto (giorno del discorso del premier in Senato) definiva «una perla rara». Peccato che adesso lo scenario sia totalmente cambiato. Di Maio e i suoi fedelissimi continuano a mandare messaggi all'inquilino di Palazzo Chigi: avvertimenti belli e buoni. Il primo e più importante arriva dal Blog delle stelle - che nulla ha a che vedere ormai con Beppe Grillo - e riguarda la consultazione su Rousseau attesa per mercoledì: «Il voto degli iscritti per noi è fondante: non lo barattiamo», si legge. Un modo per pressare Conte affinché non sia troppo autonomo nelle scelte «perché - come sottolineano gli uomini di Di Maio - la maggioranza parlamentare è controllata da Luigi: saranno i nostri deputati e senatori a votare la fiducia al premier. La stabilità dipende da noi».

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In mezzo c'è appunto l'appuntamento su Rousseau: la piattaforma on line di Davide Casaleggio sarà coinvolta solo a programma chiuso e soprattutto «dopo l'accordo politico sulle caselle», fanno notare dalla parte del leader politico, per nulla intenzionato a cedere sul ruolo di vicepremier. Nonostante la proposta che potrebbe spuntare in queste ore: due vice, Fraccaro e Franceschini (o Orlando) con Di Maio verso un dicastero pesante (i suoi fanno filtrare il Viminale). In questa partita di sospetti e tensione, Di Maio si trova a combattere con l'interventismo di Beppe Grillo in asse con Conte. La stoccata del Garante ha fatto male al giovane leader. Che ieri ha mandato in conferenza stampa i capigruppo di Camera e Senato, accompagnati da vice, per ribadire che l'ipotesi di ministri tecnici non è un metodo universale da applicare «perché serve la politica», è il senso del ragionamento di Stefano Patuanelli. Che sottolinea: «Chi tocca Luigi, tocca il M5S». Un pensiero esplicitato ancora di più da Francesco Silvestri, vicepresidente del gruppo alla Camera: «Abbiamo oltre 300 parlamentari, dagli antichi romani a oggi la visibilità è data dai numeri». Ergo: «Luigi non può essere umiliato».
Su questo punto i pretoriani di Di Maio fanno quadrato: «Siamo compattissimi: un monolite». Ma la partita a scacchi è più che mai complessa nel M5S. Prima che inizi le consultazioni, il premier si incontra a pranzo con Roberto Fico. Davanti a un panino tonno e pomodoro, il presidente della Camera ribadisce al premier una cosa ovvia: i ministri li scegli tu. Parole che però spezzano il ritmo e la narrazione di Di Maio nei rapporti sempre più tesi con l'inquilino di Palazzo Chigi. Si conferma così la triangolazione tra Fico, Grillo e Conte. Dentro ci sono anche le anime ortodosse dei grillini che in questa partita spingono per un forte ricambio della delegazione di governo. Regna la precarietà per quasi tutti. Da una parte c'è il cerchio magico di Di Maio (Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro) dall'altra tutti i ministri uscenti che non sanno che fine faranno. E così Giulia Grillo si fa un selfie dopo il jogging mattutino: «Stanca io? Dopo un'ora di corsa inizio ad esserlo». Anche questo è un segnale, ma a Di Maio.
In questa fase magmatica rimane lo scoglio Rousseau. Il quesito, dice Nicola Morra, sarà «neutro». Ma chi sarà a chiedere agli iscritti se vogliono un governo con il Pd? Conte o Di Maio? La prima opzione certificherebbe la leadership dell'avvocato del popolo dentro il M5S, ma solo il capo politico non basterebbe a dare forza al «sì». Regnano i sospetti e lo spionaggio interno. I consiglieri più bellicosi di «Luigi» accarezzano sempre l'idea di far saltare il banco se la trattativa per i ministeri finisse male per il Capo. Ma non fanno i conti con la pancia parlamentare del Movimento intenzionata a gettarsi nella nuova avventura con l'orizzonte «fine legislatura».
Simone Canettieri
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 30 Agosto 2019, 12:46
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