Governo in crisi, per il Colle tempo scaduto: cresce l’ipotesi del tecnico. C'è il nome di Draghi

Governo in crisi, per il Colle tempo scaduto: cresce l’ipotesi del tecnico. C'è il nome di Draghi

di Marco Conti

Al tavolone del programma nessuno vuole alzarsi perdente. E così le distanze aumentano e allontanano per l’esploratore Roberto Fico la possibilità di recarsi stasera al Quirinale avendo una soluzione in tasca. Il mandato, con il quale i due capigruppo del M5S Crippa e Licheri siedono al tavolo, risente delle corrosive polemiche interne e dell’assenza di un leader. Per rispondere a tutte le diversissime sensibilità esistenti dentro il Movimento, e magari dare anche una risposta a coloro che si chiedono «perché trattare ancora con Matteo Renzi», hanno alzato un muro identitario che in parte spiega, ex post, l’inazione del governo dimissionario.

Mentre procede il tavolo ufficialmente aperto a Montecitorio, c’è un altro tavolo più concreto dove si discute dell’assetto del governo e dove “siedono” Franceschini, Crimi e Rosato. Qui le distanze sono ancor più evidenti. Il reggente 5S, oltre a sperare di ricavare un posto anche per sé, non vuol sacrificare nessuno e, al massimo, concede trasferimenti o la testa del ministro dell’Ambiente. Il problema è che occorre far spazio al gruppetto di “responsabili”, dare qualcosa in più ad Iv (Boschi e Rosato) e c’è anche da ricavare la “quota-Conte” nella quale cerca spazio il sottosegretario (ministero del Sud) che in Puglia lavora al partito di Conte, e forse anche una poltrona per Arcuri. Tra programma e poltrone, la distanza risulta ancora abissale e difficile da colmare in poche ore, visto che al Quirinale si attende nella serata di oggi il presidente della Camera.

Nel Pd la tensione corre sottotraccia ma emerge dai tentativi messi in atto da singoli ministri di blindarsi anche fuori dal perimetro dei partiti e coinvolgendo a sproposito anche il Quirinale.

Nella scelta dei ministri il Capo dello Stato può dire sempre la sua, visto che l’articolo 92 della Costituzione prevede la nomina con decreto presidenziale «su proposta» del presidente del Consiglio. E infatti dal Colle spiegano che il Presidente parlerà di ministri e di ministeri esclusivamente con il presidente del Consiglio incaricato. 

Aver spostato il fuoco sui programmi e non sui nomi - anche se poi la trattativa si muove anche su questo fronte - fornisce a Renzi materiale per giustificare o una sua vittoria su alcuni punti dirimenti - dal Mes alla giustizia - o un suo possibile “no” alla riedizione di un governo Conte. Ciò spiega l’insistenza con la quale ieri i capigruppo di Iv Boschi e Faraone si sono accontentati del verbale delle riunioni e non hanno preteso la redazione di quel contratto di governo che avrebbe ingabbiato l’azione del presidente del Consiglio, ma che avrebbe avuto un valore ben più vincolante di un elenco di cose da fare con vicino i “sì” e i “no” di ciascuno.
Resta il fatto che il tempo sta per scadere e ulteriori tatticismi e rinvii dovranno fare i conti con la voglia di Mattarella di assicurare al più presto un governo al Paese seppur in vista di un possibile scioglimento delle Camere.

La data del voto è già cerchiata sul calendario del Colle ed è quella del 27 giugno. Se Fico questa sera non sarà in grado di raccogliere sul nome di Conte tutti gruppi, a Mattarella non resta che imboccare la strada di un governo istituzionale dopo aver fatto un nuovo e veloce giro di consultazioni con le forze politiche. Sarà quella l’occasione per verificare l’apertura fatta dai partiti del centrodestra in occasione dell’incontro al Colle della settimana scorsa. Un allargamento della maggioranza attuale con Forza Italia dentro e magari, qualora il M5S dovesse andare in ordine sparso, con il sostegno più o meno esplicito della Lega di Salvini.

Per molti è l’obiettivo che sin dall’inizio persegue Renzi e che spiega con quanta tenacia Berlusconi e Salvini hanno impedito a Conte di farsi un ampio gruppo di “responsabili” che gli avrebbe permesso di fare a meno di Italia Viva. Un esecutivo tecnico, o del presidente, magari con ministri politici e guidato da Mario Draghi, con l’obiettivo di andare ad elezioni a giugno o di andare anche oltre, visto che i governi per cadere devono poi essere sfiduciati, e che a luglio inizia il semestre bianco. Ed è proprio la partita del Quirinale che si intreccia con la crisi in corso. Una sfida che è appena iniziata e che si gioca su un terzo tavolo dove, a seconda dell’esito che avrà la crisi di governo, rischiano di rotolare le prime teste di possibili aspiranti.
 


Ultimo aggiornamento: Martedì 2 Febbraio 2021, 01:19
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