Governo in crisi: Arcuri, Tridico, Parisi e Carboni, assedio ai volti del contismo

Arcuri, Tridico, Parisi e Carboni, assedio ai volti del contismo

di Mario Ajello

Lui vorrebbe prorogare i contratti di assunzione ai 2.874 navigator che avrebbero dovuto trovare lavoro ai beneficiari del reddito di cittadinanza. Ma loro hanno fatto flop, non trovando lavoro a nessuno, e pure lui, Mimmo Parisi, voluto al potere dai grillini come simbolo della rivoluzione culturale stellata nelle politiche dell'occupazione o della disoccupazione, non ha combinato quello che ci si aspettava. Dunque, viene chiesta la sua testa. Da M5S, pentita e delusa? No, da Renzi. E Mimmo, il professore arrivato dal Mississippi come genio e cervello di ritorno delle politiche del lavoro secondo la predicazione M5S e assurto a furor di popolo a presidente dell'Anpal (Associazione nazionale politiche attive del lavoro), diventa un soggetto della trattativa per la nascita, forse, del Conte Ter. Se non gli danno la testa di Mimmo, Matteo fa saltare il negoziato? Renzi ha deciso di non volere Parisi, e M5S protesta: «Ma questa è una provocazione!». Sarà. E però Parisi diventa, come Bonafede, Azzolina, Catalfo, la Dadone titolare della Pubblica Amministrazione in quota Casaleggio e altri ministri, la presenza da rimuovere se si vuole guardare avanti.

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Stop and go

Ecco, Renzi si è dovuto arrendere su Gualtieri, blindato da Confindustria e da tanti altri poteri, e però ha messo nel mirino - «Alza continuamente il prezzo per far saltare tutto», si dice al Nazareno dove comunque Parisi viene considerato inutile e dannoso - oltre ai ministri di rito contiano anche i simboli di quello che è stato il contismo-grillismo «senza limitismo» nella lunga fase che ha preceduto la crisi di governo. Parisi è tra questi. Mentre di Piero Benassi, l'ambasciatore e suo ex consigliere diplomatico che Conte ha nominato sottosegretario con delega all'Intelligence, si narra che Renzi abbia chiesto la testa ma così non è. Quanto a Casalino, o Roccobello come viene chiamato, c'è un raffreddamento del pressing per la sua estromissione in caso di Conte Ter. «E' roba di Conte, se la vede lui, ognuno sceglie chi vuole come portavoce», questa la new version dei renziani. Un altro pilastro del contismo e del grillismo però entra nel mirino di Italia Viva. E stiamo parlando di una figura molto più importante e socialmente influente di tanti ministri e sottosegretari. Si tratta si Pasquale Tridico, quello con la cravatta sempre mezza slacciata, presidente dell'Inps. Un attacco al cuore dello Stato rossogiallo da parte del Rottamatore. «Dall'Inps è arrivata durante la pandemia una grande dimostrazione di efficienza», rivendica Tridico. E snocciola cifre e successi l'esponente grillino che fu al centro di una bufera, ma le questioni vere sono altre, per il raddoppiamento del proprio stipendio non proprio in linea con l'assurdo pauperismo grillesco.

E comunque: si auto-assolve il presidente dell'Inps dalle accuse di inefficienza. Ma non solo Italia Viva, anche tanti italiani tutta questa efficienza e velocità operativa del Pasquale non riescono a vederla. Sta di fatto che il grillismo versione Tridico è un altro degli ostacoli considerati da rimuovere in vista di una ripartenza. Renzi e i renziani la pensano così: «Ha gestito malissimo sia la cassa integrazione sia i bonus sia l'organizzazione telematica che è andata in tilt nei momenti cruciali, procurando grave danno ai cittadini. Insomma, un disastro».

Stesso giudizio viene formulato per Domenico Arcuri. Pluricommissario all'emergenza. Si era partiti che doveva saltare anche lui, insieme a Gualtieri e agli altri ministri visto che conta come un ministro ma anche di più il «super commissario a ogni cosa», come lo chiama Renzi. Ma chiedere la testa di Arcuri è come chiedere la testa di Conte - e ancora non si può anche se la tentazione renziana è fortissima e l'idea di un Draghi premier da quelle parti è assai più allettante di un Giuseppi Ter - e allora si chiede il depotenziamento che però coincide di fatto con lo scaricamento.

Particolarmente interessante la partita Rai. C'è anche quella nella crisi di governo e nell'approdo a un Conte Ter o a un'altra soluzione possibile di tipo tecnico-istitituzionale e di larghe alleanze. E naturalmente non potrebbe esserci la tivvù pubblica nel rimescolamento della politica di cui Viale Mazzini è sismografo, espressione e megafono. A Saxa Rubra ci si chiede, con senso di liberazione o con preoccupazione: «Quinbdi sta per saltare Salini? Renzi vuole anche la testa del dg, che oltretutto non piace a Zingaretti ma solo a Conte e a Casalino?». Domande inutili. Perché Salini è in scadenza naturale, andrà via a luglio, ma le pratiche della fuoriuscita cominciano molto prima, e non c'è bisogno di forzature per rimuoverlo. Anche se Renzi lo accompagnerebbe volentieri all'uscita. Semmai, la questione è il Tg1. «La prima cosa da sistemare è questa», dicono a Italia Viva. E raccontano l'episodio che li ha fatti imbestialire, e non ci sarebbe solo questo perché la lista - secondo loro - sarebbe molto più lunga e insopportabile.


Le casematte

Il «colmo» viene raccontato così: «Il primo giorno delle consultazioni con Fico, il Tg1 al contrario delle altre testate televisive non ha fatto vedere Renzi che usciva dalla Camera. E non è certo l'unico caso di oscuramento e di censura che noi di Italia Viva ci siamo appuntati». E ancora: secondo loro, stando ai dati dell'Osservatorio di Pavia, a Renzi e al suo partito sarebbe stato concesso soltanto l'1 per cento di sonoro nei notiziari. Insomma, anche Giuseppe Carboni nel mirino renzista e questo non stupisce.

Ciò che sorprende, ma non più di tanto, è vedere un Renzi gramsciano. Nel senso che non considera soltanto il potere ministeriale ma anche quello, in molti casi più influente, delle cosiddette (copyright Gramsci) «casematte» del comando. Ovvero quelle, come l'Inps, come la Rai, che entrano direttamente in comunicazione con la gente e ne determinano le sorti e i pensieri. Ma chissà chi vincerà.

 


Ultimo aggiornamento: Martedì 2 Febbraio 2021, 07:27
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