Giulia Sarti si dimette e autosospende dal M5S. I pm: «L'ex non la derubò sui rimborsi»

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Non fu l'ex fidanzato a «derubare» Giulia Sarti: non fu Andrea Tibusche Bogdan a revocare i bonifici con cui la parlamentare M5s avrebbe dovuto destinare parte dello stipendio, come prescrive il Movimento, a un fondo per il microcredito. Lo stabilisce la procura di Rimini, che chiede al gip l'archiviazione per l'accusa di appropriazione indebita a carico di Bogdan.

Ma prima ancora che il giudice si pronunci, Sarti, che era stata coinvolta nello scandalo rimborsi durante la campagna elettorale per le politiche, decide di dimettersi dalla presidenza della commissione Giustizia della Camera e autosospendersi dal Movimento. E il capogruppo M5s Francesco D'Uva già avvia l'iter della sostituzione. La deputata riminese è uno dei volti noti dei Cinque stelle. Alla seconda legislatura, le è stata affidata la guida di una delle commissioni centrali nell'attività parlamentare. Ma ora decide di lasciare, «a tutela del Movimento». Lo annuncia con una nota, dopo aver appreso che è caduta l'accusa da lei rivolta ad Andrea Tibusche Bogdan - meglio conosciuto come Andrea De Girolamo - di averle sottratto fondi che avrebbe dovuto destinare alla «restituzione» di parte dello stipendio, prescritta agli eletti del Movimento.

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Lo scandalo delle mancate restituzioni scoppiò nel corso della campagna elettorale e portò all'espulsione di alcuni dei candidati M5s. Ma Sarti aveva denunciato Bogdan, accusandolo di aver revocato sette bonifici partiti dal conto della deputata, al quale lui aveva accesso. Lui si era difeso dicendo di aver «agito con la consapevolezza di lei». E aveva consegnato alla procura una chat in cui Sarti gli annunciava, tirando in ballo anche altri, la querela per togliersi dall'imbarazzo delle restituzioni 'fantasmà. I pm ora danno ragione a Bogdan ma la vicenda giudiziaria non è conclusa. L'avvocato di Sarti, Fabio Repici, spiega che attende «con fiducia» la decisione del giudice sulla richiesta di archiviazione. E sottolinea anche che - contrariamente a quanto da lui affermato - Bogdan era «un collaboratore della Sarti, non il suo fidanzato convivente». Ma la deputata decide di dimettersi dalla presidenza di commissione. E di mettere al riparo da ogni possibile accusa anche i responsabili della comunicazione M5s Ilaria Loquenzi e Rocco Casalino: «Non mi hanno spinta a denunciare nessuno, si sono limitati a starmi vicino nell'affrontare una situazione personale e delicata».


Giulia Sarti: «Ho detto sì all'autorizzazione a procedere. Luigi e gli altri big hanno fatto come me»

«A seguito delle notizie riportate sulla stampa in merito alla richiesta di archiviazione per la querela da me sporta nei confronti di Andrea Tibusche Bogdan, annuncio le mie dimissioni da presidente della Commissione giustizia della Camera e, a tutela del M5S, mi autosospendo». Così, in una nota, Giulia Sarti, portavoce 5S e presidente della Commissione Giustizia. «Preciso che né Ilaria Loquenzi né Rocco Casalino mi hanno spinto a denunciare nessuno, ma si sono limitati a starmi vicino nell'affrontare una situazione personale e delicata».

Non finisce qui, «ci saranno sviluppi», dice all'Adnkronos Bogdan Andrea Tibusche commentando la richiesta di archiviazione avanzata dal Pm di Rimini. La vicenda risale a un anno fa, quando Sarti - finita nell'elenco dei 'furbettì delle rendicontazioni delle Iene - aveva denunciato l'ex compagno, incaricato di gestire la sua contabilità, accusandolo di essersi appropriato di una cifra pari a circa 23mila euro. «Avete presente quei film con 'un anno dopò? Se siete 'amantì di quelli con 'un anno primà, #staytuned e preparate i popcorn», scrive inoltre su Facebook De Girolamo.

«Dopo le dimissioni e le dichiarazioni della presidente della commissione Giustizia, Giulia Sarti, il portavoce di palazzo Chigi Rocco Casalino e la responsabile comunicazione del Movimento 5 stelle Ilaria Loquenzi devono chiarire ai magistrati se hanno fatto pressioni su una deputata della Repubblica per dichiarare il falso. È
inevitabile che Casalino e Loquenzi vengano interrogati al più presto. Anzi, farebbero bene a presentarsi spontaneamente di fronte ai pm di Rimini, in ossequio alla trasparenza». Lo dichiara il deputato del Partito democratico Carmelo Miceli, componente della commissione Giustizia della Camera.

«Secondo le chat depositate agli atti - prosegue Miceli - dall'ex fidanzato della deputata Sarti, sarebbero stati proprio i due capi della comunicazione M5s ad imporre alla deputata di mettere in piedi la sceneggiata del finto furto da parte dell'ex fidanzato, per giustificare il taroccamento dei rimborsi parlamentari.
Con l'annuncio di quella denuncia contro l'ex fidanzato della Sarti, il Movimento 5 stelle ha potuto screditare l'inchiesta delle Iene e raggirare gli elettori in campagna elettorale. Se la ricostruzione che emerge in queste ore dalle indagini di Rimini fosse confermata, saremmo di fronte ad una corposa lista di reati», conclude Miceli

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Febbraio 2019, 10:47
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