«Non mi sento deluso». Alla fine del Consiglio europeo Mario Draghi guarda il bicchiere mezzo pieno. Nonostante le aperture arrivate giovedì infatti, a luglio non si terrà alcun summit straordinario sull’energia. La richiesta italiana - sostenuta da Francia e paesi euro-mediterranei - alla fine è stata rispedita al mittente. «Le cose si stanno muovendo - spiega in conferenza stampa - ma non vengono da sole e spesso non vengono così rapidamente come uno pensava dovessero arrivare». In altri termini non c’è stata la marcia trionfale che a un certo punto andava prospettandosi, con Germania e Olanda convinte a dare una chance all’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo.
D’altro canto però, è impossibile parlare di una vera sconfitta. Ieri infatti i Ventisette hanno concordato di fissare «una data precisa per un rapporto completo sulla questione energia» (non solo sul price cap quindi). E cioè, a dispetto di quanto fatto a maggio scorso, la Commissione ora ha una deadline entro cui dovrà produrre le elaborazioni necessarie a passare al livello operativo. «Ed è fondamentale - spiegano fonti vicine al dossier - perché la Commissione da settimane fa filtrare il messaggio che quel documento era infattibile». Tant’è che, valutano, «è stato probabilmente commesso l’errore comunicativo di dare per scontato, giovedì sera, il consiglio straordinario». Specie perché consapevoli delle forti resistenze mostrate non solo dalla “macchina” di Bruxelles (che, da metà luglio, è in ferie) ma anche dai molti leader restii (compreso il tedesco Scholz, nonostante i toni ammorbiditi).
Al netto di tutto ciò, stando alle ricostruzioni della delegazione italiana, l’Italia ha messo all’angolo la squadra di Ursula von der Leyen. E pur non ottenendo l’obiettivo più grande (l’accelerazione a luglio) è stata in grado di centrare una vittoria: la garanzia di un vertice a ottobre.
Rischio di ritardi
Certo, spiega Draghi, «ottobre» potrebbe essere «tardi» per prendere decisioni, «soprattutto se avvengono altre cose sul fronte dell’energia. «Ma su questo il Consiglio è stato aperto». Vale a dire che per ora non si decide nessun vertice straordinario, «ma se la situazione dovesse aggravarsi è chiaro che ci sarà». Non a caso il premier tenterà ora anche un rilancio cercando la sponda degli Stati Uniti, portando il tema del price cap anche al vertice del G7 che inizierà domenica.
Draghi - che si è anche detto a favore del processo di allargamento dell’Unione in corso - rimarca come in Ue ci sia «molta consapevolezza» ma la sensazione italiana è che non sia stato davvero colto il senso d’urgenza.
Ultimo aggiornamento: Sabato 25 Giugno 2022, 10:35
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