Energia, Gelmini: «Stop vincoli alle rinnovabili, ora gli enti locali accelerino»

La ministra: sfruttare le semplificazioni o dovrà intervenire lo Stato con i suoi poteri

Gelmini: «Stop vincoli alle rinnovabili, ora gli enti locali accelerino»

di Andrea Bassi

L’Algeria, il Qatar, il Congo, il Mozambico. Il Mediterraneo allargato. La guerra in Ucraina sta cambiando profondamente le rotte del gas. E con esse gli equilibri geopolitici. L’Italia, al centro del Mare Nostrum, può così diventare quello che fino ad oggi è stata la Germania per l’Europa: un hub, il mozzo della ruota che fa girare tutto il Vecchio Continente. Lo ha detto venerdì a chiare lettere il premier Mario Draghi e lo ribadisce con enfasi Mariastella Gelmini in questo colloquio con il Messaggero. «È un cambiamento straordinario», dice la ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, in una pausa dei lavori di “Verso Sud”, il simposio sul futuro del Mezzogiorno fortemente voluto dal ministro Mara Carfagna. «Da un lato ci riporta all’identità del nostro Paese affacciato sul Mediterraneo. Dall’altro ci responsabilizza rispetto al futuro e alla necessità di sfruttare fino in fondo questa posizione anche dal punto di vista geopolitico, a maggior ragione dopo la vicenda Ucraina sul fronte energetico».

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I TEMPI
L’Italia si è mossa in fretta. E bene. A Sorrento c’erano gli algerini, i libici, i rappresentanti del mondo arabo. Dimostrazione plastica che Roma sta prendendo, grazie ai rapporti ultradecennali nel continente africano coltivati dall’Eni, la leadership europea sulla nuova strategia energetica. 

«Direi», prosegue Gelmini, «che è un aspetto strategico molto importante». Proprio per questo Palazzo Chigi è tornato a battere su un punto ritenuto centrale dal governo: stabilire a livello europeo un tetto al prezzo per l’acquisto del gas. Serve ai consumatori che stanno pagando un costo altissimo nelle loro bollette. E serve al sistema delle imprese che rischiano di dover interrompere intere linee di produzione. «Il tema del tetto del gas è una battaglia sacrosanta che il presidente Draghi sta portando avanti in Europa e che è stata oggetto anche dell’incontro con il presidente americano Joe Biden», dice Gelmini. «Non perché gli Stati Uniti possano essere determinanti», prosegue, «ma possono sicuramente avere una certa influenza».

I VINCOLI
Il tetto da solo però non può bastare. «Così come sulla pandemia l’Europa ha dimostrato coesione e solidarietà, e così come nella prima parte di questa guerra la risposta dell’occidente è stata forte», continua la ministra, «questo secondo tempo ci richiede di cambiare i nostri modelli di sviluppo. E il cambiamento del modello di sviluppo passa dall’energia, quindi credo che non solo il tetto al prezzo del gas ma anche un Next generation Eu sull’energia sia fondamentale per rafforzare e per cementare la coesione europea».

L’Italia sull’energia può fare molto di più. Sulle rinnovabili, per esempio. Tra l’altro, offrono al Mezzogiorno un’occasione unica. «Il Sud», dice Gelmini, «può essere anche un hub per le rinnovabili. Da questo punto di vista credo che il decreto Aiuti, il provvedimento che abbiamo assunto la scorsa settimana in Consiglio dei ministri e che prevede una drastica semplificazione delle autorizzazioni degli impianti di energia rinnovabile, sia molto importante».

LA STRADA
Ci sono progetti pronti per centinaia di Megawatt e investimenti per miliardi. Spesso insabbiati nelle paludi della burocrazia. «Occorre lavorare con le Regioni sulle aree idonee e fare in modo che non debba intervenire lo Stato con i poteri sostitutivi. Allo stesso tempo non sono più accettabili», sostiene la ministra, «le centinaia di impianti fotovoltaici bloccati dalle lungaggini burocratiche. Ci confrontiamo con la necessità di semplificare, con la necessità di accelerare le autorizzazioni ma anche con la necessità di individuare i siti idonei».

IN SALITA
E poi ci sono gli investimenti da sbloccare. E da accelerare. Come quelli del Pnrr. Su questo il governo ha parlato con una voce sola: non si può rallentare e non si possono chiedere slittamenti. «Penso» - dice Gelmini - «che dobbiamo partire da una premessa. Il Pnrr è una procedura negoziale. Qualunque cambiamento va rinegoziato. Il governo», prosegue ancora il ministro, «non vive su Marte, siamo consapevoli che lo scenario è cambiato, ma le ragioni che hanno indotto l’Europa a riconoscerci dei denari per l’infrastrutturazione, per l’alta velocità, per i porti, per la digitalizzazione, rimangono validi. Non vorrei», aggiunge, «che illudendoci sulla possibilità di una profonda revisione del piano perdessimo tempo e anche soldi».

LE CRITICITÀ
Poi problemi ci sono. La polvere non la si può nascondere sotto il tappeto. Come l’impennata del prezzo dei materiali e l’inflazione, che rischiano di far sì che tanti progetti siano scritti solo sulla carta. Le gare stanno andando deserte. Il grido d’allarme di imprese e Comuni suona alto da tempo ormai. «Sappiamo che ci sono dei problemi come quello del caro-materiali. Problemi», dice Gelmini, «sui quali siamo intervenuti prontamente. Con il nuovo decreto abbiamo stanziato risorse pubbliche per fare in modo che questo aumento non ricada sulle imprese. Il provvedimento», spiega ancora la ministra, «ha stabilito che se c’è un aumento superiore al 20 per cento, per il 90 per cento di questo aumento se ne fa carico lo Stato». Questo cosa significa? «Che la disponibilità e la flessibilità ci devono essere, ma dobbiamo questa volta anche rispettare gli impegni. Ne va della nostra credibilità. Adesso è il momento di correre, di avere l’ossessione dei cantieri aperti. Lasciamo», conclude Gelmini, «altre valutazioni più avanti, quando ci sarà anche tempo per discutere».
 


Ultimo aggiornamento: Domenica 15 Maggio 2022, 11:34
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