Elezioni regionali Lazio e Lombardia, campo largo in frantumi: si va verso una vittoria della destra

Nel Lazio D'Amato cerca di ricostruire l'alleanza uscente, ma il suo nome non scalda AVS e M5S. In Lombardia Moratti non sfonda

Campo largo in frantumi: cosa succede in Lazio e in Lombardia

di Fausto Caruso

Opposizioni allo sbaraglio contro il centrodestra compatto. Si può riassumere così il quadro delle alleanze in vista delle elezioni regionali del prossimo febbraio, il primo appuntamento elettorale di peso dopo le politiche. La giunta uscente del Lazio era uno dei pochi esperimenti riusciti di campo largo, ma le fratture delle politiche tra Pd e Cinquestelle lo hanno sgretolato anche qui, il tutto a favore della coalizione che ora governa il paese. In Lombardia il quadro è più definito, ma nulla per ora che possa mettere in discussione la rielezione del governatore leghista Attilio Fontana.

Lazio

Nel Lazio il centrodestra non ha ancora indicato un proprio candidato, ma il solo fatto di presentarsi unito gli dà già un vantaggio decisivo. I nomi che circolano vanno dal presidente della Croce Rossa Francesco Rocca a quelli più politici in quota Fratelli d'Italia, tra cui il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli e il coordinatore nazionale Leonardo Trancassini, senza che sia del tutto esclusa la discesa in campo di una fedelissima di Meloni come la deputata Chiara Colosimo. Al di là di chi sarà il portabandiera, il percorso della destra verso il governo della regione sembra fin troppo facile con l'attuale quadro di alleanze.

Regionali Lazio e Lombardia, election day il 12 febbraio. Il blitz della Lega per fermare Moratti

L'unico candidato che finora ha un nome e un cognome è Alessio D'Amato, assessore alla Salute uscente, che gode del sostegno del Pd e del terzo Polo. Lo stesso D'Amato è in prima linea per cercare di ricucire i rapporti con gli altri partiti e si dice «fiducioso» sull'alleanza di centrosinistra. Il suo nome però non convince gli esponenti di Verdi e Sinistra Italiana, che hanno dichiarato «sospesa» la discussione sulle alleanze. Giovedì scorso, con un comunicato, il leader dei Verdi del Lazio, Massimo Cervellini, aveva invitato tutti i soggetti in campo a far ripartire la discussione sia sulle personalità sia sui temi. Tra quest'ultimi il più divisivo è il termovalorizzatore di Roma, di cui i grillini, orientati ad andare per conto proprio, non vogliono sentire parlare e che D'Amato definisce una decisione dello Stato. Gli scenari sono due: il primo, che Pd e Terzo polo aprano a delle primarie coinvolgendo anche AVS e, in caso, i Cinquestelle. Il secondo è però il più probabile, ossia che Pd e Terzo Polo tengano il punto su D'Amato: in quel caso non è esclusa un'alleanza tra M5S e Alleanza Verdi-Sinistra.

Lombardia

Sembra già definito il quadro delle alleanze in Lombardia. Anche qui il centrodestra è compatto sulla ricandidatura del governatore uscente Attilio Fontana.

Per il Pirellone anche le opposizioni hanno scelto i loro nomi, tranne i Cinquestelle, che però al Nord fanno meno presa.

Regionali Lazio, in FdI è partita aperta: da Rampelli a Rocca, i nomi in campo (e i dubbi)

A differenza che nel Lazio, in Lombardia c'è un nome di centrosinistra: Pierfrancesco Majorino, eurodeputato della sinistra Pd che ha riscosso ampi consensi anche tra AVS e Più Europa. Pur con un Pd che cerca ancora il campo largo, non sembra decollare il dialogo con i Cinquestelle, gli unici a non aver ancora indicato un proprio candidato. Ma la scelta dei dem ha interrotto anche le trattative con il Terzo polo, i cui esponenti considerano Majorino un «estremista».

Subito dopo le dimissioni di Letizia Moratti dalla giunta uscente, Renzi e Calenda sono stati rapidi a esprimere il loro pieno supporto per l'ex sindaco di Milano. Il nome di Moratti in Lombardia è forte, ma inaccettabile per i dem dopo trent'anni passati in governi e giunte di destra. Con il solo appoggio di Azione-Iv il sondaggio diffuso oggi da Swg non le dà più del 13,1%, appena davanti al 11,6%. Majorino raccoglie quasi il 30% delle preferenze, ma nessuno andando in ordine sparso può impensierire Fontana, saldamente al primo posto con oltre il 45%. La candidatura di Moratti sembra dunque avere l'unico effetto di evitare una riconferma plebiscitaria del presidente uscente. Con ogni probabilità l'ex assessore al Welfare sarebbe stata un'avversaria più temibile rimanendo all'interno del centrodestra e contendendo la leadership a Fontana. La sua scelta di andare da sola ha invece tolto le castagne dal fuoco alla coalizione, permettendogli di ricompattarsi sul leghista.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Novembre 2022, 13:26
© RIPRODUZIONE RISERVATA