Elezioni politiche 2022 A misurare la distanza che corre tra le varie posizioni, qualcuno già rievoca i tempi dell'Unione di Romano Prodi. Perché proprio come nel 2006, quando il collante che teneva insieme il centrosinistra alle urne era soprattutto l'opposizione a Silvio Berlusconi, c'è chi fa notare che sedici anni dopo la situazione non è poi tanto diversa, per il fronte progressista che Enrico Letta sta faticosamente cercando di costruire. Da una parte rigassificatori, termovalorizzatore e lotta senza quartiere ai «sussidi a pioggia». Dall'altra, reddito di cittadinanza, patrimoniale e «no alle trivelle». In mezzo, il Pd. Che per risultare competitivo deve provare a tenere insieme entrambe le ali dello schieramento. Carlo Calenda e Matteo Renzi da un lato, Luigi Di Maio, Roberto Speranza e Nicola Fratoianni dall'altro. «Un po' come mettere d'accordo Mastella e Bertinotti sorride un dem testimone di quell'epoca. Solo che allora ci vollero settimane di lavoro per stilare un programma che venne fuori di 260 pagine. Oggi, dubito che ce ne sarà il tempo...».
I NODI
Non è un caso se per uscire dall'impasse già si ragiona di «alleanza tecnica». Basata più sulla conquista di quanti più collegi che non sui programmi. «E poi, in Parlamento, ognun per sé». Prima però c'è da affrontare la campagna elettorale. Dove i nodi inevitabilmente rischiano di venire al pettine. A cominciare dai punti su cui gli anti-meloniani già discutono. Uno su tutti: il reddito di cittadinanza. Bandiera dei Cinquestelle dai tempi del governo giallo-verde, il sussidio è finito per piacere (e parecchio) anche a una buona parte del Pd. Una «norma di civiltà», per il vicesegretario Beppe Provenzano, che trova d'accordo pure Leu (che proprio ieri ha ufficializzato l'apparentamento con i socialisti e la lista Demos) e Sinistra italiana. E se tra i dem l'opinione più diffusa è che «un sostegno alle fasce deboli serve, ma il Reddito così com'è va riformato», chi di quei 780 euro al mese per chi non trova lavoro non vuol più sentire parlare è Matteo Renzi. Che, non è un mistero, ha pure raccolto le firme per abolirlo. Anche per Calenda il Reddito è «una iattura»: «Va rivisto», ripete il leader di Azione. Secondo cui il beneficio che dovrebbe essere affiancato a progetti di utilità sociale dev'essere negato a chi rifiuta la prima offerta di lavoro disponibile, anche da privati.
L'ex ministro dello Sviluppo punta poi sul tema rigassificatori come un nodo centralle dell'eventuale asse col Pd. «Ne servono almeno due, è una questione di sicurezza nazionale», afferma Calenda.
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E poi ancora: il Jobs Act, difeso da Renzi che lo ha promosso ma inviso a sinistra, che vorrebbe cancellarlo. Le norme sulla concorrenza, parte integrante della cosiddetta agenda Draghi, rivendicate da centristi e Pd ma criticate aspramente da SI. Infine, un evergreen: la patrimoniale, o contributo di solidarietà. Fratoianni vorrebbe introdurlo per chi possiede più di 5 milioni di euro, e l'idea non dispiace né a Speranza né alla sinistra dem. Ma il solo sentirne parlare fa venire l'orticaria a Italia Viva: «Dovrebbero farla sul nostro cadavere», mise a verbale non troppo tempo fa Renzi. E Calenda? L'ex ministro si era detto favorevole ad aumentare la tassazione sui redditi più alti. Ma nel programma di Azione di patrimoniale non c'è traccia. Meglio, semmai, una web-tax.
Ultimo aggiornamento: Sabato 30 Luglio 2022, 07:26
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