Elezioni regionali. «Primo cdm sui migranti», Zingaretti pressa Conte. Mes: tensione nel governo

«Primo cdm sui migranti», Zingaretti pressa Conte. Mes, tensione nel governo

di Marco Conti
«Il rimpasto non lo chiediamo, ma decide Conte», è un po' il ritornello che ha ripreso forza dopo il voto regionale. Lo ha spiegato lunedì sera il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, lo ha ribadito ieri il leader di Iv Matteo Renzi e non da meno è stato il segretario Nicola Zingaretti che viene dato come possibile new entry nell'esecutivo. Interpellato il presidente del Consiglio non si sottrae e, forte dei dubbi che agitano alcuni big del Pd - come Dario Franceschini e Andrea Orlando - per i rischi che comporta sempre un rimpasto, dice: «Non avverto assolutamente l'esigenza» «perché è una squadra coesa, tutti i ministri hanno sin qui lavorato con grande impegno e coesione».

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IL TIMING
Ma che il problema sia solo rinviato, e non certo risolto, lo si comprende dalle parole dello stesso Zingaretti che dal Nazareno chiede l'apertura di «tre grandi cantieri». Ovvero «un patto per le riforme», una «nuova agenda di governo» a partire da decreti sicurezza, il Recovery fund e la sanità con il Mes e il «cantiere partito». Solo l'ultimo non riguarda il premier. La legge elettorale, approvata in tutta fretta in commissione prima del referendum, è destinata a finire in un cassetto anche in attesa di capire che fine farà il pacchetto Fornaro di riforme costituzionali. La scrittura di «una nuova agenda di governo» investe in pieno l'inquilino di palazzo Chigi al quale i dem vorrebbero imporre non solo alcuni temi, ma anche una sorta di cronoprogramma.

Dalla risposta che lo stesso Conte dà sul possibile utilizzo del Mes in relazione alla spesa sanitaria («non mi pronuncio» «ma prima bisogna elaborare un piano e sicuramente nel Recovery Fund ci sarà»), si capisce che siamo ancora al facite ammuina che finisce per coinvolgere anche il ministro della Sanità. «Il piano per accedere ai fondi Ue è pronto da tempo», replica secco Roberto Speranza il quale, pur tenendosi sul vago tra Recovery e Mes, accende lo scontro direttamente con il premier che invece continua a rinviare nella messianica attesa di un confronto parlamentare che non c'è stato in altre occasini. A cominciare dal ricorso al fondo Sure per la cassa integrazione.

Dal Nazareno - dove si coglie forse un eccesso di trionfalismo per i risultati elettorali - si comprende come il Pd abbia voglia di battere il ferro fin che è caldo e che su alcuni punti, decreti sicurezza e Mes, si voglia andare all'incasso. Magari prima degli Stati Generali M5S. Il congresso grillino è ormai cominciato. Alessandro Di Battista ha dato ieri fuoco alle polveri attaccando tutto il gruppone governativo 5S. Il presidente della Camera Roberto Fico e il ministro Luigi Di Maio hanno tentato una difesa rilanciando su alcuni temi e sottolineando - al pari di Conte - la vittoria al referendum.

I temi identitari enunciati (acqua pubblica, vincolo di mandato, riforma Rai, reddito minimo) prefigurano una sorta di evoluzione referendaria del Movimento che ricorda un po' quella dei radicali di Pannella con tanto di eventuale accordo a sinistra. Il Movimento è una polveriera. Conte ne è consapevole e cerca di prender tempo, ma il Pd incalza anche perché i risultati elettorali hanno convinto persino Matteo Salvini che la legislatura non subirà interruzioni. Con un terzo delle poltrone in meno in Parlamento, nessuno ha voglia di andare a casa anzitempo, e non solo i grillini. Il problema per i dem è come passare dal tirare a campare all'attuazione di un piano di rilancio del Paese che era in una grave crisi sociale ed economica ancora prima della pandemia.

Nel «far presto» di Zingaretti c'è la consapevolezza di quanto rapido sia il cambio di umore dell'elettore. Ed è per questo che è pronto a sfidare il M5S anche a palazzo Madama dove i numeri sono risicati «ma c'è sempre FI favorevole» che può compensare eventuali defezioni. Conte vorrebbe evitare rischi e continua a prender tempo. Continuare però a tergiversare rischia di dare forza a coloro che nel Pd spingono il segretario ad entrare al governo con un ruolo da vicepremier che a quel punto scatterebbe anche per Di Maio. Ma proprio perché il M5S è allo sbando che il Pd cerca la prova di forza sui 37 miliardi del Mes trovando però in Conte un ostacolo non da poco, ma pronto a compensare i dem con la modifica dei decreti sicurezza che andranno, come chiede Zingaretti «al primo Consiglio dei ministri utile». Sempre che i dem trovino un accordo tra loro.
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Febbraio 2023, 05:44
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