Non solo rischi, anche opportunità per l’Italia, e in particolare per il Mezzogiorno così vicino al cosiddetto “Grande Mare”. Mario Draghi ha in mente un piano preciso per sfruttare il lato positivo di un quadro geopolitico critico che impone l’addio al gas russo: fare del Sud d’Italia il nuovo hub del metano, ma anche delle energie rinnovabili. Una testa di ponte dell’Europa verso il Mediterraneo e viceversa. Partendo dal modello dell’accordo stretto con Algeri per allargare gli orizzonti alle potenzialità della Libia. «Vogliamo che il Mezzogiorno torni ad avere la centralità che merita, in Italia e in Europa», ha esordito il premier da Sorrento intervenendo al forum “Verso Sud - Strategia europea per la nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo” voluto dalla ministra Mara Carfagna alla presenza del Presidente della Repubblica. «Il quadro geopolitico che muta presenta rischi, ma anche opportunità, in particolare per i Paesi del Mediterraneo». E per il nostro Mezzogiorno che «vogliamo costruire diverso», che sia «protagonista delle grandi sfide dei nostri tempi» e non più rappresentato come «una successione di inevitabili sprechi, fallimenti» prodotti dall’evoluzione delle politiche per il Meridione». Perché «la storia economica del Sud nel secondo dopoguerra è più complessa di come raccontano questi pigri pregiudizi», ha puntualizzato il premier.
LE TAPPE
Il punto di partenza sono i numeri. «Circa il 90% del commercio nel Mediterraneo avviene tra Paesi dell’Unione Europea», ha detto Draghi, «appena il 9% sono scambi tra l’Europa e la sponda Sud del Mediterraneo» e «solo l’1% sono scambi tra paesi della sponda Sud». Per invertire la rotta si è scelto, ha spiegato Draghi, di puntare «oltre metà dei fondi del Pnrr e del Fondo Complementare in progetti infrastrutturali destinati al Mezzogiorno», ai porti, all’alta velocità e alla rete necessario per facilitare il trasporto di merci. Ma attenzione, non c’è spazio per slittamenti: «I finanziamenti sono vincolati al rispetto delle scadenze e dobbiamo procedere rapidamente con l’agenda di riforme concordata con l’Unione» per non perdere i fondi e «superare le fragilità strutturali che hanno rallentato la crescita dell’Italia e del Sud».
Ma è ora di «rafforzare la cooperazione tra Paesi del Mediterraneo anche nella politica energetica».
ALGERIA E LIBIA
Draghi ha anche indicato la cassetta degli attrezzi del suo piano: «Gli accordi che abbiamo concluso di recente con l’Algeria offrono un modello da seguire», ha detto il premier che già nei giorni scorsi avevo lanciato da Washington la sfida della stabilizzazione della Libia . «Vogliamo accompagnare la transizione energetica nell’intera regione e contribuire, insieme alle autorità locali, a creare nuova occupazione e opportunità di crescita», ha continuato ribadendo che «per rafforzare questi partenariati, dobbiamo lavorare per la stabilizzazione politica della regione mediterranea. In particolare della Libia», ha precisato, «un Paese dalle enormi potenzialità», tra gas e petrolio evidentemente. Poi il pensiero agli allarmi sulla carestia. «Penso, più in generale, ai rischi che la guerra pone alla stabilità dell’Africa, del Medio Oriente». Lo stop alle esportazioni di grano dall’Ucraina oltre a una crisi alimentare rischia può produrre instabilità politica, avverte.
Dunque l’Italia sarà in prima linea per costruire «pace e prosperità in tutta la regione mediterranea». Ma fare sistema, remare insieme, «governo e Regioni, pubblico e privato, Nord e Sud» è considerata una condizione necessaria indispensabile.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 13 Maggio 2022, 23:54
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