Decreto Green pass: aumenta la multa per i lavoratori senza certificazione. Chi controlla colf e badanti

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di Francesco Malfetano

Il nuovo decreto che estende l’obbligo del Green pass a tutti i lavoratori pubblici e privati (anche gli autonomi) è stato finalmente varato. Anche se l’imposizione non entrerà in vigore prima di un mese - la data stabilita è il prossimo 15 ottobre - porta già con sé non solo alcune misure del tutto inedite ma anche dei nodi ancora da sciogliere. 

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Decreto Green pass, i controlli

Ad esempio, come ha spiegato in conferenza stampa il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, andranno definite con protocolli ad hoc e linee guida da discutere, le procedure per i controlli nel settore pubblico. E se nel privato, le verifiche sono facilmente “predisponibili” ovunque si trovi un tornello, le cose cambiano quando si tratta di lavoratori appartenenti a particolari categorie. È il caso di colf e badanti. A controllare il pass deve essere il datore di lavoro che l’ha ingaggiata, spesso un familiare non convivente dell’assistito. Inoltre non è neppure chiaro, evidenziano le associazioni di categoria, in che modo si potrà verificare che il controllo è realmente avvenuto dato che l’intera mansione lavorativa si svolge all’interno di una privata abitazione? Servirà un chiarimento. 

All’interno del testo altre novità riguardano le sanzioni (più alte, da 600 a 1.500 euro per i lavoratori) e il costo calmierato dei tamponi antigenici: le farmacie saranno obbligate - pena pesanti sanzioni e la possibile chiusura per 5 giorni - ad effettuarli ad un prezzo di 8 euro per i minorenni e 15 euro per gli over18.
 

Tamponi

Prezzo fisso a 15 euro e il molecolare vale ventiquattro ore in più

Otto euro per gli under18, 15 euro per i maggiorenni e a costo zero per chi ha una prescrizione medica che non gli consente di fare il vaccino. Sono questi i nuovi prezzi calmierati con cui, da subito e fino al prossimo 31 dicembre, si potrà fare un tampone antigenico (non il molecolare né il salivare) nelle farmacie dell’intera Penisola. L’estensione del Green pass a tutti i lavoratori del settore pubblico e privato, come ha spiegato il ministro Andrea Orlando nella conferenza stampa di ieri sera, ha infatti reso necessario un intervento di questo tipo per evitare che la misura potesse essere intesa come discriminatoria.

Il meccanismo sarà sempre lo stesso varato già il mese scorso con l’estensione del pass alle scuole. Cioè saranno stanziati dei fondi a sostegno dell’iniziativa (si attende una circolare del ministero della Salute in merito). Tuttavia mentre l’intervento precedente non prevedeva l’obbligo di adesione per le farmacie (tant’è che ancora oggi i prezzi spesso oscillano tra i 20 e i 40 euro), questa volta non è così. «In caso di inosservanza della disposizione - si legge all’articolo 4 del decreto - si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1000 a euro 10.000» e il Prefetto competente, nel rispetto delle esigenze della continuità del servizio di assistenza farmaceutica, «può disporre la chiusura dell’attività per una durata non superiore a cinque giorni». 

Inoltre, sempre per quanto riguarda i tamponi, viene prolungata anche la loro efficacia per quanto riguarda l’ottenimento della certificazione verde a seguito dell’esito negativo. Non per tutte le tipologie di test però. Se ci si sottopone ad un test antigenico o molecolare infatti (e ovviamente non viene riscontrata alcuna positività) si ottiene sempre un Qr code valido per 48 ore. 

Se però il tampone a cui ci si è sottoposti è un molecolare, la durata della validità del Green pass diventa invece di 72 ore. Un allungamento che, come ha spiegato anche il ministro della Salute Roberto Speranza, sarà inserito nel testo del decreto di agosto attualmente in conversione e che in realtà è compensato almeno in parte dal fatto che il tampone molecolare è ritenuto più affidabile e ha bisogno di un passaggio in laboratorio per essere analizzato che richiede tempi più lunghi. 
 

Controlli

I dipendenti privati sospesi dal 1° giorno. Multe più pesanti

Per i lavoratori privati la sospensione dal lavoro in caso di mancata esibizione del Green pass «è comunicata immediatamente» all’interessato ed è efficace «fino alla presentazione della certificazione verde» e comunque non oltre il 31 dicembre 2021. In ogni caso, come precisano in serata fonti del governo, per i dipendenti delle imprese (anche nel caso in cui si tratti di lavoratori che prestano servizio esterno, come ad esempio un impiegato di una ditta di pulizie), la sospensione dallo stipendio sopraggiunge dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata. Esattamente come previsto per il settore pubblico. Si tratta di una misura che ovviamente non riguarda tutti coloro che non hanno preso parte alla campagna vaccinale «sulla base di idonea certificazione medica». 

Per quanto riguarda i controlli, invece, nel testo viene specificato che entro il 15 ottobre 2021, i datori di lavoro dovranno definire le modalità operative, anche a campione, prevedendo «ove possibile che tali controlli siano effettuati al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro e individuano con atto formale i soggetti incaricati».

Per dirla con le parole usate dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta nel corso della conferenza stampa tenuta ieri sera: «Ovunque si possa controllare», «ovunque ci sia una porta di accesso».

Inoltre, nel caso in cui un lavoratore sprovvisto di Green pass acceda al suo ufficio, verrà multato con una sanzione amministrativa pesante, che varia da 600 fino a 1.500 euro. Vale a dire che gli saranno comminate sanzioni più elevate rispetto a quelle previste per datori di lavoro e clienti che, in base ai decreti precedenti, variano tra 400 e 1.000 euro.

Regole identiche per tutti gli autonomi (anche un commercialista che riceve nel suo studio ad esempio o un idraulico piuttosto che un elettricista) e, come ricordato, per gli statali. Questi, appunto, sulla base dell’applicazione del cosiddetto “modello scuola”, prima di andare incontro ad una sospensione dal posto di lavoro e dello stipendio dovranno aver collezionato almeno cinque assenze dovute al fatto di non possedere il Green pass e quindi considerabili del tutto ingiustificate secondo il decreto appena approvato. 

Colf

I datori devono chiedere l’attestato ma gli irregolari sfuggono alle verifiche

Dopo mesi di richieste da parte degli anziani e delle associazioni di categoria, con il nuovo decreto varato dal governo di Mario Draghi sarà esteso l’obbligo di Green pass anche a colf, badanti e babysitter. Circa 920mila lavoratori che, a partire dal 15 ottobre, dovranno quindi essere vaccinati o guariti (oppure sottoporsi ad un test molecolare nelle 72 ore precedenti, e antigenico o salivare nelle 48 ore precedenti). Un passaggio non da poco per un settore in cui nella maggior parte dei casi sono impiegati lavoratori stranieri che, per motivi diversi che vanno dalla poca fiducia nel nostro sistema sanitario a convinzioni anti-scientifiche, non di rado hanno rifiutato l’immunizzazione. 

Il comparto però è sui generis. Tant’è che si stima come oltre la metà del totale dei lavoratori impiegati (1,1 milioni su circa 2) siano irregolari. Cioè non sono impiegati con un contratto di lavoro registrato, ma svolgono le proprie mansioni in nero. Una peculiarità che rende di fatto inapplicabile il nuovo decreto perché, come si legge all’interno del testo, «i datori di lavoro sono tenuti a verificare il rispetto delle prescrizioni». Senza una regolare assunzione però, il precetto viene meno. E, quindi, non decade la richiesta delle associazioni di categoria di prevedere l’obbligo vaccinale per coloro che sono impiegati in un settore spesso a contatto con fragili o persone molto anziane. 

«C’è anche da dire che in queste particolari situazioni che non sono così poco frequenti - spiega Andrea Zini, presidente di Assindatcolf riferendosi al lavoro in nero tra colf, badanti e babysitter - rischia di generarsi un effetto paradossale. Se un lavoratore non si è vaccinato fino ad ora, con buona probabilità è contrario al vaccino, e se il datore di lavoro irregolare chiede il Green pass al suo collaboratore domestico, questo potrebbe indispettirsi e fare una vertenza sindacale». Non per la richiesta della certificazione, ma come ripicca per aver provato a spingerlo verso la vaccinazione anti-Covid. «Inoltre - aggiunge Zini - c’è un problema di personale. Se un lavoratore non ha il pass viene sospeso, ma come lo sostituisco? In un periodo in cui è complicato trovare colf, badanti e babysitter che ce l’abbiano». Il rischio in pratica è che si insabbi l’assenza della Qr code per evitare problemi. «E i controlli? - prosegue Zini - Come si fa a stabilire che è stata fatta o meno la verifica all’interno di un’abitazione privata?». Dubbi legittimi, che nelle prossime settimane andranno affrontati. 
 

 
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Settembre 2021, 16:11
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