Conte-Salvini, un rapporto di odio e amore: dai migranti a quota 100

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di Diodato Pirone

Il faccia a faccia di ieri sul Quirinale fra il leader della Lega, Matteo Salvini, e quello dei 5Stelle, Giuseppe Conte, è solo l'ultimo capitolo di una classica storia di odio-amore politico all'italiana. Conte infatti, fra alti e bassi, dopo la fine dell'alleanza con la Lega emersa dalle elezioni del 2018, è l'uomo che ha traghettato i 5Stelle verso una posizione politica di centro-sinistra e ha collocato il Movimento in uno spazio che in Germania, in Austria e parzialmente in Francia, è appannaggio dei Verdi. Salvini, invece ha compiuto un viaggio completamente diverso: dopo aver risollevato le sorti della Lega portando un partito spiaggiato sul 4% al 17% delle politiche del 2018, ha impugnato la bandiera del sovranismo arrivando a scimmiottare parole d'ordine mussoliniane del genere "tireremo diritto". Il boom del consenso legato alla campagna anti-immigrati gli fece compiere l'errore di rompere il governo con i 5stelle nell'estate del 2019 senza prevedere che i pentastellati, con quasi 300 parlamentari a loro disposizione, si sarebbero accordati con il Pd alle sue spalle.

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Nel 2018 la collaborazione fra 5Stelle e Lega portò al primo governo guidato da Giuseppe Conte. Un esecutivo che partì senza idee chiarissime e con l'obiettivo non scritto di mettere in discussione l'appartenenza dell'Italia all'euro. Operazione che fu stoppata sul nascere dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la fase di scelta dei ministri.

Il Conte/1 si caratterizzò per tre leggi: i decreti contro le navi delle Onlus che raccoglievano migranti nel Mediterraneo; quota 100, ovvero la possibilità di andare in pensione anni prima rispetto ai 67 previsti dalla legge Fornero (ma con pensioni molto più basse), e il reddito di cittadinanza, ovvero un sussidio per i meno abbienti.

In quella fase Conte e Salvini sembravano fatti l'uno per l'altro.

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Tutte queste operazioni, però, tagliarono il traguardo in modo rocambolesco. E' facile ricordare l'esito di un drammatico confronto nell'autunno del 2018 fra il governo di Roma e la Commissione Europea che insisteva per tenere deficit italiano al 2% del Pil nel 2019 contro il 2,4 previsto dai giallo verdi. All'epoca l'allora capo politico dei 5Stelle, Luigi Di Maio, ne uscì annunciando d'aver strappato un deficit al 2,04%.

Il governo Conte/1 cadde nell'estate del 2019 dopo un agosto che Matteo Salvini passò sulle spiagge di Milano Marittina facendosi immortalare con le cubiste del Papeete, un locale passato alla storia. Sembrava tutto facile per lui: consenso oltre il 30% immortalato dalle europee (come per Renzi) e nuove elezioni in vista. Ma poi si arrivò alla crisi di governo e in Parlamento Salvini e Conte se le dissero di tutti i colori. "Ho scoperto un ministro dell'Interno concentrato sui suoi interessi personali e politici", sibilò Conte. "Lei non è un avvocato del popolo ma dei poteri forti che la ripagano", rispose Salvini. Parole di fuoco, presto dimenticate in un Paese che ha la memoria del criceto. Intanto sulle ceneri dell'amore politico fra Conte e Salvini nacque l'inedita alleanza M5S-Pd del Conte/2 che durò fino al febbraio 2021, quando fu Matteo Renzi a staccare la spina di un governo che si basava su un rapporto privilegiato fra Conte e l'allora segretario del Pd, Nicola Zingaretti.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 21 Gennaio 2022, 13:24
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