Comunali Roma, gran finale in 4 piazze: Calenda, Gualtieri, Michetti e Raggi chiudono la campagna elettorale

I leader di destra con Michetti a Spinaceto: cercano unità. Gualtieri con Zingaretti a S. Basilio. Conte e lo stato maggiore M5S per Raggi. Calenda senza sponsor a piazza del Popolo

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di Mario Ajello

Grandi piazze, assenti o quasi. Comizi in periferia, di più. Ultimo giorno di campagna elettorale e nel test, per i leader e per i partiti, c’è in palio non soltanto una posta Capitale ma da come andrà il voto nella città-guida cambieranno i pesi e le misure dei protagonisti nell’intero paesaggio nazionale. Sia dentro la maggioranza di governo - che comprende avversari agguerritissimi come Letta e Salvini - sia nelle alleanze, e basti pensare alla competizione all’ultimo voto che nel centrodestra sta dividendo il leader del Carroccio e Giorgia Meloni per chi avrà la primazia e in prospettiva la candidatura a Palazzo Chigi nel 2023. 

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IL RUBABANDIERA
Ecco allora che, almeno nel giro finale, nessuno dei big e delle relative macchine propagandistiche si risparmia davvero. In una sfida tra palchi. Che è anche un rubabandiera. Spinaceto è il set scelto per l’esibizione dei tre leader del centrodestra insieme a Enrico Michetti. Un veloce “punto stampa”, non un comizio, non un bagno di popolo, quello di stamane per Salvini, Meloni, Tajani e per il loro candidato, e il posto si chiama Largo Cannella ma la conoscono tutti come «piazzetta rossa della Resistenza». Da quelle parti non molti anni fa - quando venne eletta alla presidenza del nono Municipio l’attuale deputata dem Patrizia Prestipino - la sinistra prendeva il 70 per cento dei voti. Ora la Meloni e gli altri ci si piazzano per mezza giornata e il Pd è tentato dal no pasaran. «Questo è un luogo nostro», dice la candidata presidente municipale Titti Di Salvo. E il pomeriggio saranno i dem, in questa staffetta, a riprendersi la «piazzetta rossa» proprio per il comizio della Di Salvo con Carla Cantone. L’aspetto local e quello nazionale in questa tornata di voto si mescolano e s’intrecciano su ogni palcoscenico e quello del centrodestra prevede la grande scommessa di vincere a Roma - la Meloni: «Se arriviamo al primo turno con almeno dieci punti di vantaggio su Gualtieri, poi è fatta» - ma anche di superare il leader alleato-rivale nei voti di lista. 

Le periferie, ma in luoghi raccolti e non in spazi larghi e di massa, sono le vere protagoniste («Spinaceto? Credevo peggio, non è male», dice Nanni Moretti in Caro diario) sono il fulcro perché è lì, e infatti Gualtieri è a San Basilio, che si prevede la grande sacca dell’astensionismo. Specie nei quartieri al di là del Raccordo Anulare. Non si può dire infatti che sia stata una campagna elettorale molto partecipata e nei sondaggi oltre il 40 per cento dice che non sa per chi votare e se andare a votare. 

GLI OTTIMISMI
Il testa a testa Michetti-Gualtieri è uno Spinaceto contro San Basilio. Qui, quartiere popoloso e grandi palazzoni popolari, luogo di spaccio e voglia di rinascita, con una Raggi che ancora regge benino, fa base oggi il candidato dem. Insieme a lui, Zingaretti: l’uomo forte della campagna elettorale del Pd, e anche se è comparso poco l’ex segretario ha lavorato molto. Il governatore del Lazio è quello che ha creduto più di tutti nella candidatura Gualtieri, anche quando si diceva che il candidato per il Campidoglio sarebbe stato lui. E ora non fa che ripetere agli amici davanti a un bicchiere di vino (bianco) in un bar o sulla terrazza di qualche albergo del centro: «Ma di che cosa stiamo a parlare? Roberto è già sindaco, non c’è proprio partita». Chissà. 

San Basilio è l’ex rione rosso di quelli che nel 2016 diedero il trionfo all’attuale sindaca ma adesso si tenta di riportarlo a sinistra. Quel che è certo è che a Roma si vince in posti così e non basta spadroneggiare nella Ztl. Con Gualtieri tra i palazzoni ci saranno tra gli altri la Lorenzin e la Prestipino, coordinatrice di Base riformista per il Lazio che prima sarà a Ponte di Nona, visto che i deputati dem - a riprova dell’importanza del test - stanno facendo il giro di tutti i municipi a sostegno di Gualtieri e sono in campo anche i ministri: per esempio Franceschini oggi a Piazza Cola di Rienzo a sostegno della candidata presidente al primo municipio. 
Tra tanti leader in campo, Calenda farà il leader di se stesso a Piazza del Popolo.

Non ha il peso di un partito alle spalle. E azzarda la super-piazza, che può contenere 60mila persone. Non facili da radunare in una campagna elettorale che ha visto, per i vari candidati in campo, poche masse palpitanti. «Occhio ai cinghiali», ironizzano i calendisti alla vigilia: «Potrebbero venirci a fare un salutino a Piazza del Popolo, tanto ormai sono dappertutto». O forse, per assurdo, arriva Giorgetti, visto che tifa Calenda il quale però s’è tatuato sul polso la poco nordista scritta SPQR? 

OCCHIO AL CENTRO
La location scelta da Calenda può rispondere a questo schema: voteranno in pochi stavolta (forse meno del 50 per cento) e quelli che voteranno sono per lo più i borghesi, quelli del centro di Roma e dei quartieri limitrofi. Dunque conviene fare il pieno tra loro e Piazza del Popolo - molto cara alla destra e ai moderati romani - è considerato un posto giusto. Anche per rubare consensi a Michetti o per attirare quelli di un possibile voto disgiunto: che potrebbero scrivere Calenda sulla scheda e insieme mettere la X sulla casella di un partito del centrodestra. La scommessa del leader di Azione è anche nazionale, come quella di tutti gli attori in campo: una sua buona affermazione metterebbe in crisi il patto organico tra Pd e M5S in vista delle Politiche 2023 e sarebbe il segno che può esistere un’area di centro. Al contrario - ecco la portata nazionale del voto - il Pd se dovesse vincere si stringerebbe ancora di più a Conte e vestirebbe in rossogiallo senza più tentennamenti. E ancora: se Salvini perde a Roma perde anche peso nel governo, oltre che nel partito, se vincono i dem si sentiranno ancora di più la vera colonna di Draghi. Ma il vero pienone lo vuole fare la Meloni, almeno nei voti di lista, ed eccoci finalmente alla Raggi. 

IL VIDEO MESSAGGIO
È una partita nazionale anche per lei: Virginia diventerebbe la super-big stellata insieme a Conte o magari contro Conte e di fatto c’è Di Maio oggi sul palco alla Bocca della Verità insieme a lei (e agli altri big grillini). La Raggi si sente la Centuriona così come Grillo l’ha effigiata affettuosamente nel fotomontaggio con aria marziale e elmo di Scipio. Annusa la rimonta. Contesta chi la crede terza o quarta. Ha altri numeri: «Abbiamo già superato Gualtieri e ci dirigiamo verso Michetti per superare anche lui». I 34 cantieri stradali aperti dalla Raggi in questi ultimi tempi dalla Prenestina a Via Nazionale e via dicendo provano a rappresentare, più di ogni comizio, la vera campagna elettorale della sindaca. Saranno capaci di mandarla al ballottaggio? Ci prova Grillo che oggi, dopo aver tante volte gridato «Daje Virginia» e suo vero fan nonostante sia caduto una volta in una buca di Roma, manderà probabilmente un video-incoraggiamento a Piazza della Bocca della Verità (che è un mascherone di volto d’uomo con la barba, vagamente somigliante a Beppe). 

La sorpresona potrebbe essere l’arrivo del Dibba che non ama più i vecchi sodali ad eccezione di Virginia. Per riempire questo angolo pregiato di Roma serviranno almeno tremila persone, ma il luogo vale simbolicamente molto sia per la vicinanza al Campidoglio - ovvero per la sindaca: mi riavvicino alla casa dei romani per rientrarci in un bel bis - sia perché poco più in là c’era la capanna di Romolo e Remo sul Palatino e Virginia si vive ultimamente un po’ come la Lupa capitolina. M5S è tutto con lei su quel palco, anche i ministri come Patuanelli, il tifo di Grillo non le manca e soltanto lei potrebbe salvare il movimento dalla figuraccia che molti di loro paventano e che i sondaggi sembrano accreditare: il flop su base nazionale di M5S, il che significherebbe per Conte una pessima partenza da leader. Ma se la Centuriona fa il miracolo? Non salverebbe solo se stessa ma l’intera baracca cadente. «Guai a sottovalutarmi», ripete Virginia. Chissà se ha ragione. 

Di certo c’è che questa campagna elettorale strana, perché punteggiata dall’emergenza Covid, vissuta più sui social che nelle strade, frammentaria e distratta, non ha avuto picchi spettacolari e ora si conclude con gli ultimi (si fa per dire) fuochi. Poi si passerà alla conta dei voti del primo e secondo turno e infine, si spera, ai grandi fatti che servono a questa grande città che li merita e li reclama. E la disillusione politica ed elettorale sarebbe la maniera peggiore per avere ciò che serve. 


Ultimo aggiornamento: Sabato 2 Ottobre 2021, 10:09
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