L’ex ministro Calenda: «Noi o loro», ma Letta non si arrende

Il segretario dem: «Serve il contributo di tutti, troverò un modo per risolvere»

L’ex ministro Calenda: «Noi o loro», ma Letta non si arrende

di Alberto Gentili

È l’ora di pranzo quando Enrico Letta rompe gli indugi e chiama Carlo Calenda. «Dobbiamo vederci, così non si può andare avanti. Qui salta tutto», le parole del segretario del Pd secondo fonti informate. L’incontro viene fissato per le tre di pomeriggio all’Arel, l’associazione del segretario dem ereditata dal suo mentore Beniamino Andreatta. Ma fino a pochi minuti prima, il leader di Azione bombarda ogni ipotesi di accordo tra il Pd e i rosso-verdi: «Siamo incompatibili», scrive nell’ennesimo tweet della giornata.

Così, quando Letta, Calenda, Matteo Richetti, Benedetto Della Vedova (+Europa) si incontrano, sudati e arruffati, la tensione è palpabile. Il segretario dem, in 105 minuti di vertice, dice al leader di Azione che «serve un’alleanza più larga possibile per impedire che nel prossimo Parlamento le destre abbiano la maggioranza del 60%». Spiega che a questo scopo «è indispensabile il contributo di tutti. Anche di Fratoianni e Bonelli». Tanto più che, senza di loro, «ci scopriremmo a sinistra e perderemmo molti collegi». «Ma, come abbiamo detto mille volte, una cosa è il patto elettorale stretto con te e un altra cosa quello con Sinistra italiana e Verdi. Le due intese non si intrecciano. Sono autonome».

 

La risposta di Calenda, in base al resoconto di chi era presente, è ruvida. E suona come un ultimatum. Un prendere o lasciare. «Enrico, capisco le tue preoccupazioni. Ma per me la situazione si è fatta insostenibile. Non faccio che subire attacchi. Bonelli è arrivato a dire che sono un bambino capriccioso che va rieducato». Letta: «Ho parlato e parlerò con loro, vedrai che questa zuffa finirà».

Calenda scuote la testa e rilancia: «Il punto non è solo questo. Vuoi firmare il patto elettorale con Fratoianni, che ha sempre votato la sfiducia a Draghi, dopo che l’hai firmato con me? Ebbene, ritengo questa situazione insostenibile. Non posso accettare una coalizione a tre punte. Si affermerebbe nel Paese l’idea che da Calenda-Letta, si passa a Calenda-Letta-Fratoianni.

E questa cosa qui non la tengo».

«No non è vero, non è così», la replica di Letta.
Il leader di Azione, aspro e ultimativo: «Certo che è vero. E se fai un patto ufficiale con quelli, per me è finita. Domenica vado dall’Annunziata a dire che l’intesa tra Azione e il Pd è saltata». Letta: «No, ma dai. Adesso correggo un po’ il tiro. Vedrai, una soluzione si troverà».


Ma, un’ora dopo, il segretario del Pd fa uscire una nota in cui respinge l’ultimatum del leader di Azione. «Noi continuiamo a lavorare per coalizione più larga. Vogliamo confermare l’accordo con Azione e +Europa. E nelle prossime ore Letta incontrerà Bonelli e Fratoianni. Vogliamo chiudere entro domani tutto il quadro. Il tempo sta scadendo», fanno filtrare dal quartier generale dem del Nazareno.


Da capire se Letta riuscirà a trovare un modo per mettere la sordina all’intesa con i rosso-verdi. In fondo è quello in cui spera anche Calenda. E di sicuro Della Vedova che, con +Europa, non vuole rompere il patto stretto con il Pd.

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Lo scenario

Se ciò non avverrà, si tornerà al punto di partenza. Con Calenda che farà un Terzo polo liberal-riformista. Da solo, senza Matteo Renzi, in base a quanto filtra dall’entourage del capo di Azione determinato a condurre da solo una campagna contro i partiti tradizionali, come ha fatto per le comunali di Roma raccogliendo quasi il 20% dei voti. «Anche perché Renzi fa perdere voti», dice una fonte vicina a Calenda.


Di certo, Letta è «allarmato» e «preoccupato». Se davvero Azione si sfilerà, il Pd rischierà di essere schiacciato a sinistra. E, in base alle analisi di Youtrend, il centrosinistra perderebbe 16 collegi uninominali tra Camera e Senato. In più, privata della componente moderata incarnata da Azione, la larga alleanza cui lavora il capo Pd diventerebbe un campo stretto. Perdente. «Se non avessimo fatto l’intesa con Calenda non saremmo neppure saliti sul ring, la partita con la destra putiniana e anti-europea sarebbe già persa. Invece grazie all’accordo con Azione e +Europa la partita è iniziata e si può vincere», ha detto Letta l’altra sera Letta a La7.


È dunque questo lo scenario da brividi che si presenta, adesso, davanti al segretario dem. Le prossime ore serviranno a capire se Letta troverà un modo per accontentare Calenda, evitando di dare alla coalizione l’aspetto dell’alleanza a tre punte che disgusta il leader di Azione. O se Della Vedova ed Emma Bonino, determinati a non mollare il Pd, riusciranno a convincere il loro alleato a non sbriciolare il patto elettorale siglato appena tre giorni fa con i dem.


Ultimo aggiornamento: Sabato 6 Agosto 2022, 01:16
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