Berlusconi, stallo nel centrodestra per le elezioni del Quirinale: l'alternativa al Cav non c'è

Complicato proporre nomi al leader di FI che non ha mai voluto successori o delfini

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di Marco Conti

Ufficialmente non ha ancora sciolto la riserva, ma la candidatura di Silvio Berlusconi a successore di Sergio Mattarella continua ad ingombrare il tavolo del centrodestra e non solo. Se per Enrico Letta si tratta di “un vicolo cieco” dentro il quale rischia di finire l’intera partita del Quirinale, per Salvini e Meloni si sta trasformando in una mano da poker dove chi ha meno da rimetterci, dato il curriculum e l’età, è solo il Cavaliere. 

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Il delfino

È per questo che il leader della Lega non si dà pace. E mentre continua consigliare l’ex premier di farsi bene i conti, va a caccia di un candidato di centrodestra in modo da non trovarsi impreparato qualora Berlusconi decidesse il passo indietro. Trovare però una sorta di vice-Berlusconi in un paio di settimane non è facile. Soprattutto perché lo stesso Berlusconi non ha mai voluto un numero-due e le decine di “delfini” o successori, che ogni tanto ha impalmato nei quasi trent’anni di attività politica, si sono o persi o sono stati accuratamente spiaggiati.

È per questo che è complicato pensare che Berlusconi possa avallare possibili nomi alternativi al suo, e provenienti dal centrodestra, malgrado Salvini non cessi di metterli in fila. Tanti i nomi fatti in questi giorni: dall’ex ministro Franco Frattini, alla presidente del Senato Elisabetta Casellati passando per l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini. Fino a Gianni Letta o l’ex ministro Giulio Tremonti o l’ex sindaco di Milano Letizia Moratti. E poiché «le centre-droit c’est moi», come ebbe a dire anni fa il Cavaliere, è complicato che altri possano sottoporgli, o peggio imporgli, delle scelte.
Ma se a Berlusconi piace il ruolo di candidato che ricopre ormai da settimane, Salvini insegue quello di king maker contando sui consigli di Denis Verdini e sulla convinzione che un nome diverso da quello di Berlusconi sarebbe in grado di attirare anche la falange centrista di Renzi e Calenda e in questo modo spaccare il centrosinistra. Ma l’intramontabile “pianoB” per ora non c’è e tutti i nomi in ballo sono in grado o di irritare il Cavaliere, che è pronto a sfoderare su ognuno un aneddoto a volte poco lusinghiero, o Salvini e la stessa Meloni che continua a pensare che solo Draghi possa essere l’alternativa da piazzare al più presto nelle contraddizioni di quel pezzo di sinistra che non ha mai amato l’ex banchiere centrale.

 

Il sospetto che Berlusconi non sciolga la riserva anche per non mollare il “boccino” della trattativa, inizia però a farsi largo tra i più stretti collaboratori di Salvini che temono un Berlusconi che fa il passo indietro e al tempo stesso proponga l’attuale presidente del Consiglio come nome per il Colle.

A questa eventualità Salvini ha contrapposto il “no” della Lega al trasloco di Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale, ma è una linea che regge solo se si trova un’alternativa che però non c’è. Nessun nome, compreso quello esterno al centrodestra di Giuliano Amato, è in grado di mettere tutti d’accordo. Stretto tra l’esigenza di fedeltà al Cavaliere e il tentativo di tenere la coalizione unita, il Salvini-kingmaker non decolla e rischia di dover dare ragione, alla fine, a Giancarlo Giorgetti che mesi fa aveva pronosticato e auspicato l’ascesa al Colle proprio di Draghi.

Il trasformer 

Il lento ma costante spostamento dei centristi di “Coraggio Italia” sul nome di Draghi non solo lascia un po’ più solo il Cavaliere, ma depotenzia lo stesso Salvini malgrado Enrico Letta continui a porgergli la mano sottolineando di fatto il comune interesse a discutere del successore di Mattarella senza l’ingombrante presenza del Cavaliere. Non a caso l’invito del presidente della Camera Roberto Fico ad un «surplus di responsabilità», suona simile a quella fatto di recente da Gianni Letta. E poiché è impensabile che l’ex sottosegretario dei governi Berlusconi possa fare qualcosa contro o all’insaputa del Cavaliere, la sua recente visita a palazzo Chigi rischia di avere per Salvini un solo significato: se i numeri non ci saranno, sarà l’ex premier a cambiare rapidamente casacca trasformandosi da candidato a grande sponsor del nuovo inquilino del Quirinale. D’altra parte Berlusconi una sera raccontò che quando doveva vendere gli appartamenti di Milano2 si trasformava da imprenditore a agente immobiliare in pochi minuti piazzandosi, con tanto di piantine, all’ingresso del cantiere. 


Ultimo aggiornamento: Martedì 18 Gennaio 2022, 09:20
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