Il presidenzialismo agita il voto. Berlusconi: «Con la riforma, Mattarella dovrebbe lasciare». Poi la retromarcia, ma è bufera

Letta: il Cav vuole candidarsi al Colle. E Calenda: non è in sé

Il presidenzialismo agita il voto. Berlusconi: «Con la riforma, Mattarella dovrebbe lasciare»

di Emilio Pucci

Un inciso che per una giornata intera provoca un terremoto nella già accesa campagna elettorale. Berlusconi interviene in radio, di primo mattino: qualora entrasse in vigore il presidenzialismo – argomenta – sarebbero necessarie le dimissioni del Capo dello Stato Mattarella, occorrerebbe procedere all’elezione diretta del presidente della Repubblica, «e magari potrebbe essere eletto di nuovo». Un’autocandidatura? «Parliamo delle cose di adesso, il futuro è nelle braccia degli dei».

REAZIONI
Due minuti dopo la furia di Letta si abbatte come un ciclone: «Dopo aver fatto cadere Draghi vogliono far cadere Mattarella. Questa destra è pericolosa per il Paese», insorge il segretario del Pd. «Quella di Berlusconi è una evidente autocandidatura al Quirinale» dirà più tardi. I dem vanno all’attacco. Dalle capogruppo Malpezzi e Serracchiani, da Misiani a Fiano, da Sensi a Ceccanti, è tutto un profluvio di dichiarazioni contro il Cavaliere e «il combinato disposto della destra orbaniana» che «prepara l’assalto al potere assoluto». Nel mirino tutta la coalizione che ha nel programma il presidenzialismo: «Indossano il doppiopetto, girano video rassicuranti in tre lingue ma è la destra di sempre, eversiva», la tesi. La Meloni si sottrae dalla querelle, parla della riforma, dice che «è seria perché è importante per la stabilità e per dare fiducia» a chi vuole investire nel Paese. Fratelli d’Italia pubblicamente non affonda il colpo, «capisco Berlusconi ma è prematuro parlare di Mattarella, l’idea – dice La Russa – di una presidenza con il cartellino di scadenza non è la più adatta. Frapporre elementi di discussione non aiuta il raggiungimento dell’obiettivo comune». Il timore, però, è che venga minato il percorso della riforma. Da qui l’irritazione per «una fuga in avanti» e per i toni urlati proprio quando la presidente di Fdi sta facendo di tutto per inviare messaggi rassicuranti sia sul fronte interno, in particolare ai mercati finanziari, che alle istituzioni europee. 

Salvini non si pronuncia, nel pomeriggio fa tappa a villa Certosa in Sardegna per parlare con il presidente di FI di «come rilanciare l’Italia».

Calderoli: «In questa legislatura quando abbiamo modificato la Costituzione, riducendo il numero di deputati e senatori, non abbiamo chiesto di sciogliere immediatamente Camera e Senato». Se gli alleati del Cavaliere manifestano la preoccupazione di un autogol che potrebbe ridurre la forbice di vantaggio in vista del 25 settembre, Forza Italia subito smentisce che dietro le parole del Cavaliere ci sia l’intenzione di colpire la prima carica dello Stato. Ma l’ex premier finisce nel mirino dei suoi avversari. Da Calenda («Non è in sé, non va eletto») a Conte («Il centrodestra ha calato la maschera, c’è un accordo spartitorio: Meloni premier, Salvini vicepremier e ministro dell’Interno e Berlusconi primo presidente della nuova Repubblica presidenziale»), da Di Maio («Inquietante, si destabilizza il Paese») a Fratoianni («È tornato il Caimano”), dal renziano Rosato («Una caduta di stile sorprendente») all’Anpi che parla di tentativo di «scardinare la Costituzione».

SILENZIO
Scende in campo pure il presidente della Camera Fico che – al pari delle ministre Gelmini e Carfagna - chiede di evitare di coinvolgere Mattarella nella campagna elettorale. Il presidente della Repubblica è ad Alghero per qualche giorno di vacanza, fa calare il silenzio. Per fronteggiare i continui affondi del Pd Berlusconi diffonde una precisazione. «Non ho mai attaccato il presidente Mattarella, né ho mai chiesto le sue dimissioni». Sostiene di essersi limitato «a dire una cosa ovvia e scontata», a spiegare come potrebbe funzionare la riforma del presidenzialismo proposta dal centrodestra. E poi passa dalla difesa all’attacco: «È in malafede chi mi attribuisce un’intenzione che non è mai stata la mia». Nel mirino Letta che rincara la dose: «Questa destra vuole sfasciare il sistema, quello di oggi è un preavviso di sfratto». A sostegno dell’ex presidente del Consiglio, tra gli altri, gli azzurri Mulé («La sinistra torni a studiare, la smetta di mistificare»), Cattaneo («Il presidenzialismo è un pilastro della democrazia») e Ronzulli («A sinistra si attaccano al nulla»). Tra gli alleati di Forza Italia è solo Lupi di Noi con l’Italia a provare a sgombrare il campo dalle polemiche, «nessuno pensa ad alcuna forma di autoritarismo». 
 


Ultimo aggiornamento: Sabato 13 Agosto 2022, 14:17
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