Beppe Grillo richiama Di Battista e frena le alleanze regionali, nel M5s è scontro

La strategia del fondatore per recuperare consensi: il Movimento torni alle origini

Scontro nel M5s, Grillo richiama Di Battista (e frena le alleanze regionali)

di Caris Vanghetti

Entro domenica Beppe Grillo e Giuseppe Conte dovranno sciogliere i nodi che li dividono nella gestione del Movimento 5 Stelle, altrimenti le loro strade si separeranno portando alla disintegrazione di quello che, nel 2018, uscì dalle urne come il più grande partito italiano. Le questioni sono sostanzialmente cinque: le deroghe per consentire la candidatura dei parlamentari con già due mandati alle spalle, le alleanze a livello nazionale con altre formazioni politiche, l'alleanza con il Partito Democratico per le regionali in Sicilia e nel Lazio, e ultima ma non meno importante, il ruolo di Alessandro Di Battista (un uomo che da solo potrebbe portare ai cinquestelle tra l'1 e il 2% in più di voti).

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LE DEROGHE
La questione delle deroghe è più un problema sentito da Conte, il quale vorrebbe utilizzarle per evitare una fuga di massa dei big del Movimento che al momento non potrebbero essere ricandidati. Grillo sembra invece irremovibile nel voler a ogni costo salvare questo principio, benché lo stesso ex presidente del Consiglio pentastellato abbia usato tale possibilità per tenere a sé deputati e senatori nei frenetici giorni che hanno portato alla caduta del Governo Draghi. Per l'ex comico invece lo stop alle deroghe servirebbe a fare piazza pulita di una classe politica che si è dimostrata non all'altezza del compito che le era stato affidato, e che anzi, con le sue scelte di governo ha rinnegato quasi tutti i principi fondativi del Movimento. Quindi dentro facce nuove mantenendo solo quelli che sono accreditati di un forte peso elettorale, cioè Conte e Di Battista.

 


Proprio quest'ultimo rappresenta uno dei nodi più difficili da sciogliere, sebbene il suo peso nelle urne paia impossibile da ignorare. Infatti, sia il presidente del Movimento 5 Stelle, sia il Garante, apprezzano molto il suo talento ma entrambi, ognuno per un aspetto diverso, ne teme la popolarità e l'intransigenza delle posizioni politiche. Grillo infatti, nella sua indiscussa maestria da animale da palcoscenico riconosce a Dibba un talento comunicativo di rara efficacia che potrebbe presto surclassare quello del comico genovese. Mentre Conte che oggi gioca a fare l'antisistema per ritagliarsi uno spazio elettorale, teme che in futuro la presenza di Dibba nei gruppi parlamentari del Movimento potrebbe mandare all'aria qualsiasi tentativo di trattativa con gli altri partiti, se non addirittura minare la sua stessa leadership.

Proprio in quest'ottica, va letta la dichiarazione rilasciata ieri dal Presidente dei pentastellati che ha detto: «Alessandro Di Battista? Con lui il discorso è un po' diverso. Ha dato un forte contributo alla storia del Movimento, poi si è allontanato. Se ritorna troverà un nuovo corso. Non sarà più come all'inizio, senza una struttura. Dovrà accettare nuove regole statutarie».


LE ALLEANZE
Poi c'è la questione delle alleanze dove Conte, per mesi, ha fatto da pontiere col Pd, ma poi con la fine dell'Esecutivo da Draghi è arrivato lo stop dei Democratici all'alleanza con i pentastellati (e ora si spera di rosicchiare qualche intesa con i partiti di estrema sinistra da Articolo Uno ai Verdi), mentre Grillo punta a una corsa solitaria. L'ex premier grillino ha fatto sapere che è impossibile continuare la collaborazione con il Pd in Sicilia benché i due partiti abbiano appena svolto primarie congiunte per la scelta del candidato presidente delle Regione Siciliana. Un dramma per il partito di Letta che vedrebbe così svanire le sue già esigue possibilità di vittoria nell'isola, ma anche un problema in più per Conte che in caso di mancata deroga per la ricandidatura del grillino siciliano Giancarlo Cancelleri, vedrebbe uscire dal Movimento 5 Stelle buona parte dei suoi deputati e senatori siciliani.

In una Regione, peraltro, dove un buon numero di consiglieri regionali grillini è già andato a sostenere il governatore di Destra, Nello Musumeci, mentre gli altri flirtano da tempo con la sinistra. Insomma la rottura in Sicilia può essere pesante per i Democratici, devastante per il 5 Stelle di Conte mentre può trasformarsi nel trionfo di Grillo che vuole tornare al Movimento delle origini grazia tutte facce nuove. Leggermente diversa è la questione delle alleanze nel Lazio, dove la Giunta a trazione Pd guidata da Nicola Zingaretti sopravvive grazie ai voti dei 5 stelle, per ora l'ex segretario del Partito Democratico ha detto che l'accordo con i pentastellati va avanti benché lui sia pronto a candidarsi alle prossime elezioni politiche del 25 settembre. Poi dopo si tornerà alle urne per la Regione, e Conte sembra propenso a trovare un nuovo accordo con il Pd. Bisognerà vedere se ci sarà il benestare di Grillo.

 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Luglio 2022, 17:57
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