Da oggi senatori e deputati anti - Mario Draghi proporranno un coordinamento unico. Al Senato i 15 che hanno detto no all’esecutivo guidato dall’ex numero uno della Bce stanno provando a prendersi, tramite il pentastellato Lannutti, il simbolo di Italia dei valori (operazione però molto complicata), alla Camera si farà un’operazione simile. Di Battista punta a essere il loro punto di riferimento.
Di fronte ad un attacco senza precedenti per le mosse compiute da M5S a sostegno del premier, con affondi provenienti dai social, dalla base e anche da dentro il Movimento, Beppe Grillo ha preso di nuovo le redini della situazione.
Ieri quell’accenno al «non siamo più marziani» è l’impronta di una svolta («torno e decido io»). Da lunedì M5S muta il suo volto. Diventa ufficialmente una forza moderata, green e governista. Con il fondatore che intende ufficialmente proporre all’ex presidente del Consiglio un ruolo importante. Quello di capo M5S, di coordinatore del prossimo direttorio a 5 che nascerà nelle prossime settimane. La sfida è quella di ricostruire il Movimento, o meglio ancora di rifondarlo. Una vera e propria sterzata per abbandonare paletti e ideologie che lo hanno frenato in passato.
NUOVO PROFILO
Un profilo diverso, Di Maio ha fatto da apripista, il Movimento 5 stelle non è riuscito a restare unito, ha perso e perderà dei pezzi ma l’ottica di Grillo è quella di guardare oltre.
Il capo politico Crimi ormai è ai saluti, toccherà alla nuova governance risolvere le prossime grane: la questione sulla struttura, sull’organizzazione e il rapporto con Rousseau. Ma al di là dei nomi che metteranno la faccia sulla nuova guida (la prospettiva è che alla fine siano figure di secondo piano), l’ancora di salvataggio è Conte. Grillo punta su di lui per salvare un Movimento che rischia di andare alle prossime amministrative molto al di sotto del 10%. Non è più solo questione di Draghi sì Draghi no, il tema è la sopravvivenza. «Siamo finiti, ormai il Movimento 5 stelle è morto», il refrain anche tra ministri e sottosegretari uscenti. Ma prima di recitare il “de profundis” Grillo intende rilanciare e imporre di nuovo la sua leaderhip, convinto di essere lui l’unico detentore del simbolo tanto da minacciare dal ritirarlo. E anche al costo di rompere con Casaleggio (i due non sono mai stati così ai ferri corti) che continua a strizzare l’occhio ai dissidenti. «M5s deve confrontarsi con la realtà, basta spaccature e mal di pancia», il grido dell’ex comico, irritato per chi ha messo avanti il proprio io di fronte al bene del Movimento.
L’opposizione M5S è ancora tutta da costruire, ieri a Montecitorio si sono riuniti i frondisti, hanno cominciato a pensare perfino al nome ad un nuovo partito ma non c’è ancora omogeneità di vedute. La consapevolezza dei big è che con la scelta di Crimi di decretare il cartellino rosso ai dissidenti non solo si perderanno fondi ma anche potere contrattuale, perfino nella partita sui sottosegretari. Meno parlamentari equivale a meno potere, del resto anche la manovra sulla formazione dell’intergruppo rischia di fallire. Ecco il motivo per cui, contiani e non, nel Movimento ora si punta su Conte che dal 1° marzo tornerà a vestire i panni del docente. E il primo sponsor è proprio Grillo.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Febbraio 2021, 10:43
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