Grillo rompe con Casaleggio: «Torno in pista e decido io». Un posto al vertice per Conte

Grillo rompe con Casaleggio: «Torno in pista e decido io». Un posto al vertice per Conte

di Emilio Pucci

Da oggi senatori e deputati anti - Mario Draghi proporranno un coordinamento unico. Al Senato i 15 che hanno detto no all’esecutivo guidato dall’ex numero uno della Bce stanno provando a prendersi, tramite il pentastellato Lannutti, il simbolo di Italia dei valori (operazione però molto complicata), alla Camera si farà un’operazione simile. Di Battista punta a essere il loro punto di riferimento.

Di fronte ad un attacco senza precedenti per le mosse compiute da M5S a sostegno del premier, con affondi provenienti dai social, dalla base e anche da dentro il Movimento, Beppe Grillo ha preso di nuovo le redini della situazione.


Ieri quell’accenno al «non siamo più marziani» è l’impronta di una svolta («torno e decido io»). Da lunedì M5S muta il suo volto. Diventa ufficialmente una forza moderata, green e governista. Con il fondatore che intende ufficialmente proporre all’ex presidente del Consiglio un ruolo importante. Quello di capo M5S, di coordinatore del prossimo direttorio a 5 che nascerà nelle prossime settimane. La sfida è quella di ricostruire il Movimento, o meglio ancora di rifondarlo. Una vera e propria sterzata per abbandonare paletti e ideologie che lo hanno frenato in passato.

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NUOVO PROFILO


Un profilo diverso, Di Maio ha fatto da apripista, il Movimento 5 stelle non è riuscito a restare unito, ha perso e perderà dei pezzi ma l’ottica di Grillo è quella di guardare oltre.

In realtà anche all’interno dei gruppi parlamentari si spinge affinché ci sia una mediazione dopo lo strappo consumato sul voto di fiducia al governo. Anche molti big insistono affinché si distingua il dissenso, tra chi – questo il refrain – ha voluto muoversi ai danni del Movimento (vedi Lezzi e Morra) e chi – viene per esempio citata la senatrice Moronese – ha detto un no sofferto. Ma non sono previste divisioni di giudizio, le espulsioni verranno portate avanti anche se i probiviri sarebbero propensi ad aspettare i nuovi vertici.


Il capo politico Crimi ormai è ai saluti, toccherà alla nuova governance risolvere le prossime grane: la questione sulla struttura, sull’organizzazione e il rapporto con Rousseau. Ma al di là dei nomi che metteranno la faccia sulla nuova guida (la prospettiva è che alla fine siano figure di secondo piano), l’ancora di salvataggio è Conte. Grillo punta su di lui per salvare un Movimento che rischia di andare alle prossime amministrative molto al di sotto del 10%. Non è più solo questione di Draghi sì Draghi no, il tema è la sopravvivenza. «Siamo finiti, ormai il Movimento 5 stelle è morto», il refrain anche tra ministri e sottosegretari uscenti. Ma prima di recitare il “de profundis” Grillo intende rilanciare e imporre di nuovo la sua leaderhip, convinto di essere lui l’unico detentore del simbolo tanto da minacciare dal ritirarlo. E anche al costo di rompere con Casaleggio (i due non sono mai stati così ai ferri corti) che continua a strizzare l’occhio ai dissidenti. «M5s deve confrontarsi con la realtà, basta spaccature e mal di pancia», il grido dell’ex comico, irritato per chi ha messo avanti il proprio io di fronte al bene del Movimento.


L’opposizione M5S è ancora tutta da costruire, ieri a Montecitorio si sono riuniti i frondisti, hanno cominciato a pensare perfino al nome ad un nuovo partito ma non c’è ancora omogeneità di vedute. La consapevolezza dei big è che con la scelta di Crimi di decretare il cartellino rosso ai dissidenti non solo si perderanno fondi ma anche potere contrattuale, perfino nella partita sui sottosegretari. Meno parlamentari equivale a meno potere, del resto anche la manovra sulla formazione dell’intergruppo rischia di fallire. Ecco il motivo per cui, contiani e non, nel Movimento ora si punta su Conte che dal 1° marzo tornerà a vestire i panni del docente. E il primo sponsor è proprio Grillo.
 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Febbraio 2021, 10:43
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