Balneari, Draghi insiste e scrive alla Casellati. Tra i 5S l’idea della crisi

Lettera alla presidente del Senato: «Il ddl va varato o il Pnrr è a rischio»

Balneari, Draghi insiste e scrive alla Casellati. Tra i 5S l’idea della crisi

di Francesco Malfetano

Nel day after del Cdm in cui Mario Draghi ha richiamato all’ordine i ministri sul ddl concorrenza, il premier rincara la dose. E così, mentre in mattinata si dedica a quella in Parlamento ribattezzano “missione Nonno” facendo visita agli studenti della scuola media Dante Alighieri di Sommacampagna nel veronese, indirizza una lettera alla presidente del Senato. A Maria Elisabetta Casellati di fatto, il premier ha ribadito lo stesso messaggio recapitato alla squadra di governo negli 8 minuti di Cdm di giovedì: il disegno di legge va licenziato entro il mese di maggio.

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«Il governo, nel rispetto delle prerogative parlamentari - scrive Draghi subito dopo aver riassunto tutte le lungaggini accumulate dal testo presentato per la prima volta a palazzo Madama a dicembre scorso - deve rappresentare che, senza una sollecita definizione dei lavori del Senato con l’iscrizione in Aula del provvedimento ed una sua rapida approvazione entro fine maggio sarebbe insostenibilmente messo a rischio il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del Pnrr». 

 


IL CLIMA
Al netto della strigliata ieri il clima tra i partiti era abbastanza rilassato. E così se Matteo Salvini garantisce che sui balneari «troveremo un accordo come abbiamo fatto sul catasto», Silvio Berlusconi - a Napoli per ieri e oggi per la convention di Fi - gli fa subito eco: «Volevamo un po’ più di tempo ma va bene, abbiamo i giorni sufficienti». Proprio la stessa disponibilità rappresentata da Pd, M5s, Iv e Azione/+Europa. Di tutt’altro avviso Giorgia Meloni che non contesta solo l’eventuale ricorso alla fiducia annunciato da Draghi, ma anche tutto il resto: «Dovrebbe spiegarci le ragioni di questa imposizione - ha attaccato - Dai documenti di governo questa roba non c’è nel Pnrr....». Proprio quest’ultimo è uno dei punti che viene difeso da chi non vede di buon occhio l’iniziativa di Palazzo Chigi. Non solo Fdi, ma anche LeU e diversi esponenti di M5S e Lega, ritengono che «questo pasticcio l’abbia combinato il governo che ora chiede di accelerare». «Il testo del ddl approvato dal Cdm utile a ricevere i fondi del Pnrr - spiega uno dei componenti della commissione Industria al Senato, dove ora si trova il testo - non includeva le gare, ma soltanto la mappatura delle concessioni balneari. Hanno fatto una forzatura e ora chiedono a noi di sbrigarci».

IL CONFRONTO
In ogni caso il confronto politico è in corso e, come hanno rassicurato tutti, un’intesa sarà trovata, con o senza fiducia. A preoccupare piuttosto è il Dl Aiuti. Cioè il testo che prevede i poteri speciali per il sindaco di Roma e le autorizzazioni per il termovalorizzatore capitolino. Sulle barricate c’è soprattutto il M5S che ieri ha annunciato (scatenando la polemica della Lega) un emendamento che bloccherebbe l’impianto, ma intanto rischia di spaccarsi. L’ala purista, con in testa l’ex sindaca Virginia Raggi, inizia a farsi spazio con maggiore decisione. Al punto che in un’intervista a Repubblica, il vice di Conte Michele Gubitosa, definisce una «linea rossa» l’imposizione della fiducia sul Decreto, ventilando - non senza appoggio nel partito - l’idea di una crisi. D’altro canto però, i governisti che fanno riferimento al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, frenano. Anzi, si indignano temendo l’escalation che porterebbe al voto anticipato. «Ma scelte come questa, prima di essere veicolate alla stampa, non dovrebbero essere condivise e votate almeno con noi parlamentari?» ci si interroga sulle chat pentastellate. 

LO SCENARIO
Suggestioni al momento, che però secondo il leader di Azione Carlo Calenda non sono affatto da sottovalutare. Arrivare allo scenario del voto anticipato «si può, perché sono pazzi» ha attaccato ieri. «Non lo escludo perché la politica gioca il gioco dell’irresponsabilità: al Senato i Cinque Stelle hanno messo» per la presidenza della commissione Esteri «uno pro Putin, poi hanno proposto uno ancora più pro Putin, poi si sono divisi tra Di Maio e Conte che si odiano ma fanno finta di andare d’accordo e alla fine hanno fatto un macello e hanno messo in discussione il governo». 


Ultimo aggiornamento: Sabato 21 Maggio 2022, 13:28
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