Ballottaggi, da Verona a Parma: test per le alleanze. Grillo a Roma per la crisi M5S

Urne aperte dalle 7 in 65 città italiane. Le sfide principali a Verona e Catanzaro

Ballottaggi, da Verona a Parma: test per le alleanze. Grillo a Roma per la crisi M5S

di Diodato Pirone e Andrea Bulleri

Domani, in tarda mattinata, il garante dei 5Stelle, Beppe Grillo, arriverà a Roma per una serie di incontri con Giuseppe Conte e il gruppo dirigente dei 5Stelle. Grillo ha anticipato di 24 ore una missione che si presenta particolarmente delicata dopo l’addio di Luigi Di Maio e di una sessantina di parlamentari. Al centro dei colloqui del garante ci sarà anche un primo esame dei risultati dei ballottaggi delle Comunali. Sul piano politico nazionale, infatti, la tornata di Comunali che si chiuderà stesera è destinata a lasciare più di qualche strascico.

Molto dipenderà dai numeri complessivi finali. Nelle consultazioni del 2017 il centrodestra si era aggiudicato 17 sindaci fra quelli dei 26 comuni capoluogo di provincia, 6 erano andati al centrosinistra e 3 a formazioni civiche. Domani sera si tireranno le somme poiché i ballottaggi riguardano 13 capoluoghi che si aggiungono ai 13 già assegnati lo scorso 12 giugno. Due settimane fa 9 sindaci sono andati al centroidestra(che ha strappato Palermo al Pd), tre sindaci al centrosinistra (che ha conquistato Lodi, in Lombardia) e una poltrona (Messina) è andata a formazioni civiche. 

Naturalmente per capire l’umore dell’elettorato e lo stato di salute delle coalizioni (o presunte tali) non si tratterà di soppesare solo la quantità di capoluoghi acquisiti. Molto dipenderà ad esempio dall’esito delle elezioni di Verona, decisamente il capoluogo più interessante di questa tornata. Nella città di Giulietta e Romeo la destra è storicamente egemone ma questa volta si è spaccata verticalmente fra due gruppi che fanno capo a Federico Sboarina, attuale sindaco ex leghista passato a Fratelli d’Italia, e all’ex primo cittadino Flavio Tosi. In questa crepa il centrosinistra ha avuto l’abilità di infilare un candidato popolare come l’ex calciatore Damiano Tommasi. Al primo turno il candidato del centrosinistra ha ottenuto 43.000 voti pari al 40% dei votanti.

Un bottino di 9.000 voti più ampio di quello di Sboarina che si è fermato al 33%. Per ribaltare il risultato del 12 giugno Sboarina avrebbe bisogni di buona parte dei 26.000 voti andati al rivale Tosi con il quale però la polemica è rimasta a livelli molto alti. Oggi vedremo come i veronesi sbroglieranno la matassa. Altre partite di interesse anche nazionale sono quelle di Parma dove il candidato del centrosinistra, Guerra, fronteggia l’ex sindaco Vignali di Forza Italia e quella di Catanzaro con una sfida fra due professori di sinistra uno dei quali, Donato, ora è appoggiato dal centrodestra. Le urne saranno aperte dalle 7 alle 23 e, come sempre, per votare è necessario portare con sè un documento personale e la tessera elettorale.

Viterbo. La “civica” Frontini divide il centrodestra. «Sgarbi sarà in giunta»

Sfida al femminile, e con uno “sponsor” di grande impatto pop, quella di Viterbo. Nel capoluogo della Tuscia, il prossimo sindaco sarà una sindaca: Chiara Frontini, civica vicina al centrodestra, oppure la dem Alessandra Troncarelli. Troncarelli è assessora al Welfare nella giunta regionale del Lazio guidata da Nicola Zingaretti, che fin da subito si è schierato al suo fianco. «Il 26 giugno tutti a votare per Alessandra – ripete il governatore – Scegliere lei è un atto d’amore per la città». Ma anche Frontini, che guida il testa a testa con il 32,8 per cento dei consensi (contro il 28,3 della rivale), può contare sul sostegno di un big: il critico d’arte, deputato e sindaco della vicina Sutri Vittorio Sgarbi. «Bisogna far risorgere il nome di Viterbo che oggi è sotterrato, sepolto», l’appello di Sgarbi di fronte a un’affollatissima platea accorsa per ascoltare lui e Frontini. Che in caso di vittoria ha già annunciato di voler nominare il critico d’arte come nuovo “assessore alla bellezza” della città. Lui, da parte sua, si è scagliato contro le divisioni del centrodestra, che a Viterbo correva diviso in altri due tronconi: quello di Fratelli d’Italia di Laura Allegrini (16,6%) e quello leghista di Claudio Ubertini (all’8,3%). Mentre un altro 8 per cento è andato alla lista civica “Viterbo la splendida” di Luisa Ciambella. Voti che entrambe le candidate dovranno cercare di raccogliere per vincere.

A.

Bul.

Piacenza. Duello tra due donne saranno decisivi i voti pentastellati

È l’altro ballottaggio rosa di questa tornata. Ma anche uno dei pochi testa a testa in cui i voti che al primo turno sono andati al candidato sindaco del Movimento 5 stelle potrebbero rivelarsi davvero determinanti per decidere l’esito della partita. A sfidarsi, nella “primogenita” Piacenza, sono la consigliera regionale dem Katia Tarasconi e l’attuale prima cittadina di centrodestra Patrizia Barbieri. La prima, sostenuta oltre che dal Pd anche da Azione di Carlo Calenda, parte in leggero vantaggio: al primo turno è arrivata sopra di due punti rispetto alla sindaca uscente (39,9 per cento contro 37,7). Ecco perché molto lo decideranno gli elettori che al primo turno si sono orientati su Stefano Cugini: l’unico candidato dei Cinquestelle di queste amministrative (sostenuto pure da altre liste) ad aver superato la soglia psicologica del 10 per cento. Ma per vincere c’è bisogno anche di agguantare un po’ di quell’8 per cento incassato dal candidato dei “Liberali piacentini per il terzo polo”, Corrado Sforza Fogliani. Tarasconi ci crede, forte anche dell’onda emotiva che ha spinto la sua candidatura. Un anno fa la consigliera ha perso un figlio appena diciottenne, morto in un incidente di moto mentre era in vacanza a Roma. «Oggi sarebbe orgoglioso nel vedermi», ha detto Tarasconi: «Per quante cose brutte ti riservi la vita, ti puoi sempre rialzare». Si annuncia una sfida all’ultimo voto, perché la sindaca Barbieri non ha affatto intenzione di cedere la guida di Palazzo Gotico.

A. Bul.

Lucca. Calenda si schiera contro il suo candidato sul palco con Letta prove di “campo largo”

Una battaglia simbolica, per il centrosinistra. Forse anche più di Verona. Non a caso è a Lucca che venerdì sera Enrico Letta ha scelto di chiudere il suo tour elettorale, accompagnato, per l’occasione, da Carlo Calenda. Il motivo? Certo dare lo sprint al candidato di centrosinistra Francesco Raspini (in testa al primo turno con il 42,7 per cento). Ma anche e soprattutto frenare il pericolo dell’avanzata “nera”. Perché il secondo classificato alle urne del 12 giugno, l’imprenditore già regista di due edizioni della fiera del fumetto “Lucca Comics”, Mario Pardini, in vista del ballottaggio ha fatto una mossa inaspettata: un accordo sia con il candidato del terzo polo Alberto Veronesi che con l’ex Casapound (oggi Italexit) Fabio Barsanti. Un patto che ha fatto inorridire non solo il Pd locale e quello nazionale, ma anche lo stesso Calenda. Che prima ha dato dell’«incapace» al suo candidato, poi ha scelto di sostenere il frontman del centrosinistra Raspini. «Possiamo collaborare con il centrodestra moderato – ha tuonato il leader di Azione – ma i fascisti sono una cosa con cui non abbiamo nessun rapporto». Per Letta, il modello di «unità» lucchese andrà replicato a livello nazionale. Se sarà un assetto vincente, lo diranno stasera le urne.

A. Bul.

Monza. Il Cavaliere cerca il rilancio come nel calcio. «Vinciamo qui e torniamo al 20 per cento»

Se per Enrico Letta la madre di tutte le battaglie è Verona (ma anche Lucca), è su Monza che Silvio Berlusconi ha scelto di giocarsi tutte le sue fiches. E non soltanto perché il ricandidato sindaco uscente, Dario Allevi (avanti di 7 punti rispetto all’avversario del Pd Paolo Pilotto, 47,1 versus 40,1 per cento) è un esponente di Forza Italia. Non perché perdere a dieci chilometri da Arcore sarebbe un rospo troppo duro da mandar giù per il Cavaliere, che non a caso ha fatto un’unica uscita in tutta la campagna elettorale (quella brianzola, come sempre al fianco della compagna Marta Fascina). Ma soprattutto perché è da qui che il leader di Forza Italia sogna di far ripartire il suo eterno ritorno in grande stile sulla scena nazionale. «Scenderò di nuovo in campo, andrò in televisione una o due volte a settimana», ha annunciato due giorni fa dal palco di Allevi, tra i cori festanti degli ultras del suo Monza neo promosso in serie A («C’è solo un presidente» e «presidente portaci in Europa»). «E tra otto mesi – ha concluso il Cavaliere – alle politiche, torneremo al 20 per cento». Un sogno che potrebbe essere intralciato dal dem Pilotto, appoggiato anche da Azione e Italia Viva. A Lodi il centrosinistra ci è riuscito. A Monza, chissà.

A. Bul.


Ultimo aggiornamento: Domenica 26 Giugno 2022, 08:13
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