Autonomia, sulla sanità stop di Schillaci. I medici: «Sarà solo per ricchi»

Il ministro della Salute: fondi e potere di indirizzo restino al mio dicastero

Autonomia, sulla sanità stop di Schillaci. I medici: «Sarà solo per ricchi»

di Alberto Gentili

Nel day-after del via libera del governo all’autonomia differenziata voluta dalla Lega, esplode la rivolta. I governatori del Sud vanno all’attacco: «Così spaccano il Paese». Il Pd, i 5Stelle, Cgil e Uil annunciano «mobilitazioni di piazza» contro una riforma che «crea cittadini di serie A e B». Il Forum del Terzo Settore invoca lo stop del «regionalismo delle disuguaglianze». E mentre qualche crepa si apre già nella maggioranza, con Silvio Berlusconi che parla di «miglioramenti in Parlamento», perfino nel governo si agitano le acque. E non poco.

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Autonomia, sulla sanità stop di Schillaci


Dal ministro della Salute, Orazio Schillaci arriva un mezzo altolà: «Per la Sanità è necessario che le Regioni siano in qualche modo guidate dal ministero della Salute. Credo che il ministero debba avere comunque non solo un potere di indirizzo e distribuzione dei fondi, ma deve anche sostenere un meccanismo virtuoso insieme alle Regioni per capire chi lavora meglio e aiutare quelle in difficoltà». Insomma, per dirla con la dem Ilenia Malavasi, «anche Schillaci boccia l’autonomia».


Sul piede di guerra pure il fronte sanitario. Ecco Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici: «La riforma mette a rischio la tenuta del Servizio sanitario nazionale e aumenterà la disuguaglianze tra le Regioni, quelle più povere avranno servizi inferiori. C’è forte preoccupazione». Ed ecco Pierino Di Silverio, segretario del sindacato dei medici ospedalieri: «L’autonomia è un provvedimento di disgregazione sociale, va nel senso di una disintegrazione di ciò che resta di un welfare che in Italia è già ai minimi termini e in profonda crisi». Insomma: «La Sanità diventerà un affare da ricchi, e la qualità delle cure dipenderà dalla fortuna di nascere in una parte ricca del Paese». In allarme pure Francesco Perrore, presidente dell’Associazione degli oncologi: «L’autonomia è una strada che aumenterà le disuguaglianze tra Nord e Sud e penalizzerà i pazienti». Più o meno la posizione di Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore: «C’è il rischio concreto del “regionalismo delle disuguaglianze”».

 


Attilio Fontana, governatore leghista della Lombardia, prova a tranquillizzare: «Non ci sarà nessun territorio che soffrirà, anzi le aree più svantaggiare potranno rilanciarsi».

Al tentativo si unisce Luca Zaia, presidente del Veneto: «Questa non è la secessione dei ricchi e tanto meno un’operazione occulta per distruggere parte del Paese». Peccato che sono tanti i governatori di parere opposto. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e candidato alla segreteria del Pd, la mette così: «L’autonomia differenziata è un pasticcio clamoroso. Bisogna mobilitarsi per fermarla ed evitare che si spacchi il Paese». Enzo De Luca, governatore della Campania, incalza: «Chi come Meloni parla sempre di Nazione, ora ne avvia la distruzione. L’autonomia divide l’Italia sui grandi servizi di civiltà: sanità pubblica e scuola pubblica statale». La sintesi: «Si condanna il Sud al degrado». All’attacco si unisce Michele Emiliano, presidente della Puglia: «Calderoli dice che l’autonomia servirà a superare le differenze tra Nord e Sud. La smetta di prenderci in giro, ma forse crede che siamo tutti deficienti».


LE REPLICHE
Non tarda la replica di Matteo Salvini e del padre della riforma, Roberto Calderoli. Dice il segretario leghista: «Se in alcune Regioni il livello di assistenza sanitaria è scadente è per l’incapacità di alcuni governatori, penso a De Luca e a Emiliano che chiacchierano e per anni non hanno fatto nulla». E afferma il ministro delle Regioni: «Mi dicano dove è scritto che spacchiamo l’Italia. Piuttosto la riforma deve correre come un pilota da rally». E mentre il Pd con Bonaccini ed Elly Schlein lancia la «mobilitazione in piazza» con i 5Stelle che si associano, scendono sul piede di guerra i sindacati. Il leader della Cgil, Maurizio Landini: «E’ sbagliato e inaccettabile dividere ancor di più l’Italia. Daremo battaglia». Il capo della Uil, Pierpaolo Bombardieri si rivolge a Meloni: «Qui si mina dalle fondamenta la coesione nazionale. Il governo non spacchi il Paese». E la Cisl, con Ivana Barbacci leader del sindacato della scuola: «La salvaguardia dell’unità si garantisce anche attraverso il pieno rispetto del carattere unitario e nazionale del sistema dell’istruzione».
 


Ultimo aggiornamento: Domenica 5 Febbraio 2023, 13:42
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