Di Maio: «No a governo ammucchiata. Con Berlusconi non può partire nessuna proposta di cambiamento»

Di Maio: «No a governo ammucchiata. Con Berlusconi non può partire nessuna proposta di cambiamento»
«Capisco che Salvini abbia difficoltà a sganciarsi da Berlusconi ma da Arcore non può partire nessuna proposta di cambiamento». Non è da lì che può scaturire «un governo di cambiamento ma solo un governo-ammucchiata. Per noi questo film non esiste». Lo afferma il capo politico M5S Luigi Di Maio a una iniziativa del Movimento per le Regionali della Valle D'Aosta del 20 maggio. 

«Non è il governo di cambiamento che vogliamo quello che chiede Salvini, un governo con dentro Meloni, Berlusconi, Salvini e il M5s», spiega Di Maio. «Se questa è la sua idea non può essere la nostra, se stanno immaginando questo film per noi è un film che non esiste. Il nostro obiettivo è mandare avanti le lancette non indietro. Se la Lega vuole discutiamo delle proposte per gli italiani», sottolinea ancora il leader M5S che ribadisce: «Salvini non può pensare di chiederci un governo ammucchiata, soprattutto in questo momento storico».

Oggia Ivrea, all'indomani dell'incontro Sum#02, vertice con Beppe Grillo, di ritorno da Zurigo dove ieri era impegnato nel suo show, Davide Casaleggio e Di Maio. I tre non si vedevano dai giorni immediatamente successivi alle elezioni politiche. L'incontro, a cui partecipano anche altri esponenti 5 stelle, si tiene in una località vicino a Ivrea, nella casa di Gianroberto Casaleggio. Grillo è stato accolto dagli applausi dei partecipanti al pranzo, una grigliata nel giardino della villa del guru del M5S. Grillo, dopo aver visto che lo attendevano i cronisti, ha fatto un paio di giri in macchina per entrare nella casa indisturbato. 

Il centrodestra intanto cerca una strategia politica comune in vista del prossimo giro di consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo governo. Il vertice ad Arcore tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni per fare il punto della situazione, riferiscono fonti azzurre, dovrebbe tenersi oggi pomeriggio.

Di Maio, sabato a Ivrea alla kermesse organizzata da Casaleggio con tutti i big («vecchi e nuovi») pentastellati, si era limitato a parlare nella pausa pranzo. Poche parole per dire che il contratto di governo alla tedesca, con Lega o Pd, resta l'obiettivo primario del capo politico M5S. Ma i toni sono prudenti, come se Di Maio, da qui a qualche ora, si aspetti una proposta dai suoi interlocutori. «Vedo che ci sono delle evoluzioni, attendiamo», spiega, registrando come un «passo avanti» le parole del reggente del Pd Maurizio Martina, che commenta l'apertura a mezzo stampa di Di Maio accogliendo la sua «autocritica» ma sottolineandone la permanenza «dell'ambiguità politica». E, sostanzialmente, non spostando il Pd dal ruolo di opposizione.

Di Maio attende tre date. Quella del 21 aprile, giorno di un'assemblea Pd in cui - è l'auspicio del M5S - la trincea
anti-M5S renziana potrebbe subire un colpo decisivo. Quelle del 22 e 29 aprile, quando Molise e Friuli Venezia Giulia sceglieranno il proprio governatore, con il Movimento di fatto in partita solo a Campobasso. E il fattore tempo è il concetto che i pentastellati trasmettono indirettamente anche al presidente Mattarella: servono settimane per fare in modo che, alla fine, l'Italia abbia un governo stabile e di lunga durata e non un governicchio, è il refrain del Movimento.

Per il resto, il quinto sabato post-voto non vede smorzarsi la guerra di posizione tra Lega, M5S, FI, Fdi e Pd. «Governo Di Maio-Renzi, governo 5Stelle-Pd? Mamma mia.....o nasce un governo serio o si vota e stravinciamo», è la stoccata di Salvini all'apertura di Di Maio al Pd. «Salvini sappia che al Colle o vai con il 17% o con il 37% il centrodestra non ha la maggioranza», replica Di Maio consapevole che, nel centrodestra le divergenze permangono intatte, come quelle emerse tra Lega e FI sui temi europei. Anche per questo il vertice Di Maio-Salvini resta all'orizzonte. Potrebbe cadere mercoledì o giovedì, a ridosso del secondo giro di consultazioni. Un giro che, nel M5S, non vogliono ancora come risolutivo. 

Ma rispetto a una settimana fa qualcosa è cambiato, nei toni e nella sostanza. Di Maio da giorni non pone in evidenza l'aut aut della premiership a lui affidata. «Ora ci concentriamo sui temi, andiamo passo dopo passo», è il commento che filtra nel Movimento dove non si nega come il tema premiership nelle dichiarazioni in pubblico sia smorzato. Anche se si smentisce una prossimo dietrofront su chi dovrebbe guidare il governo. Ma il piano B di una figura terza a Palazzo Chigi con Salvini e Di Maio garanti, sembra rimanere in vita. «Se prima del voto avessimo detto che avremmo fatto un accordo con il centrodestra per le Camere i nostri elettori ci avrebbero sparato», osserva una fonte autorevole del M5S. Una metafora per spiegare che il tempo, in fondo, può alleviare il dolore per le rinunce più pesanti.
 
Ultimo aggiornamento: Domenica 8 Aprile 2018, 16:19
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