Spazio, 340 milioni del Pnrr all'Avio di Colleferro per i nuovi missili lanciasatelliti: i primati che garantiscono all'Italia l'accesso allo spazio, Arriva Vega C

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di Paolo Ricci Bitti

Più lontano di così è difficile immaginare che arrivino i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza: grazie ad Avio e ai suoi missili lanciatori di satelliti saliranno nello spazio le risorse con cui l'Italia intende rilanciarsi sfruttando il programma Next Generation dell'Unione europea.

Avio (Colleferro, Roma) si è infatti aggiudicata i primi due contratti nell'ambito delle iniziative per l'industria spaziale: il Governo ha deciso di investire 340 milioni di euro per potenziare le capacità tecnologiche dell'industria italiana per l'accesso allo spazio, incaricando l'Agenzia Spaziale Europea (Esa) quale Autorità contrattuale e la supervisione della Presidenza del Consiglio, dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e del ministro dell'Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale. L'obiettivo è di fare leva sulle competenze sviluppate in Italia dai primi anni 2000 attraverso i programmi Vega, Vega C e Vega E per lo sviluppo di tecnologie di propulsione di nuova generazione e architetture di sistemi di lancio. I contratti sono stati firmati presso la sede del ministero dell'Innovazione Tecnologica e della Transizione Digitale, alla presenza del ministro Vittorio Colao, del direttore del settore lanciatori Esa, Daniel Neuenschwander e dell'amministratore delegato di Avio, Giulio Ranzo.

Soldi investiti bene? Le prospettive ci sono tutte perché, a differenza di altri campi di intervento del Piano che si trovano in sofferenza per congiunture aggravate o innescate da pandemìa e aggressione dell'Ucraina, il settore aerospaziale è in pieno boom, con l'Italia che parte da un'ottima posizione (solo 7 nazioni al mondo, essa compresa. hanno accesso diretto allo spazio rispetto alle 90 presenti nella space economy) ma con il vitale e durissimo compito di affrontare una concorrenza sempre più possente con giganti quali India e, si teme presto, Cina, che vogliono arrampicarsi del podio. Una corsa che vede in pista le oltre 700 aziende aerospaziali italiane che, grazie a 7mila tecnci altamente specializzati e al coordinamento dell'Agenzia spaziale italiana, assommano un fatturato di quasi 3 miliardi di euro.

A ogni modo, ben prima che fosse di uso comune la terminologia “New Space Economy”, con colossi degli investimenti finanziari come Warren Buffett che facevano la spesa nelle aziende del settore non ancora notissime, si stimava che per ogni dollaro puntato sullo spazio se ne ricavassero da 3 a 8, mentre adesso che andare in orbita è diventata una passeggiata (per quanto non a portata di tutte le tasche) queste previsioni sono schizzate verso le stelle. La New space economy entro il decennio arriverà a valere 4mila miliardi di dollari rispetto ai 380 attuali, con il settore dei satelliti che occupa il 74% delle voci. Satelliti di cui non possiamo più fare a meno e che vanno portati in orbita con il missili come quelli progettati e costruiti da Avio che nella prima metà di luglio farà debuttare dallo spazioporto di Kourou (Guyana Francese) Vega C (C sta per Consolidation), il fratello maggiore di Vega che ha compiuto 10 anni segnati da storici record. Vega C è inoltre spinto, per quanto riguarda il primo stadio, dal motore P120, il motore monoblocco più grande e potente del mondo. Un motore che diventa anche booster, razzo ausiliario, di Ariane 6, il lanciatore pesante europeo di Arianespace che dovrebbe debuttare entro l'anno.

LE DUE LINEE DI INVESTIMENTO

Dei 340 milioni la prima linea di investimento ne userà 217 per progettare, costruire e testare in volo un prototipo di piccolo lanciatore a due stadi con eco-motori a carburante liquido (ossigeno e metano). Il primo decollo è previsto per il 2026. Pochi quattri anni per un programma simile? Sì, assai pochi se si partisse da zero, ma non per Avio che ha 50 anni di esperienza.

La seconda linea, finanziata con 120 milioni di euro, prevede la realizzazione di un altro eco-motore criogenico a metano e ossigeno (“eco” perché rispetto ai carburanti solidi o al cherosene non produce scorie).

Un motore circa 6 volte più potente dell'attuale M10 a ossigeno e metano che spingerà il quarto e ultimo stadio di Vega E. Anche qui la scadenza è 2026. Un motore, infine, che potrà usato in batteria con altri motori identici per aumentare la potenza del lanciatore in base al carico da portare in orbita.

Avio ha inoltre intenzione di coinvolgere start-up innovative e piccole emedie imprese per accelerare il ciclo di sviluppo. 

IL FUTURO DI AVIO

“Combinando queste due linee di investimento – dice Giulio Ranzo – possiamo allargare l'orizzonte di Avio fino al prossimo decennio. Inoltre saremo pronti, se il mercato lo richiederà, ad accelerare i tempi per un lanciatore dagli stadi riusabili. I fondi del Pnrr permettono insomma alla nostra azienda di restare all'avanguardia sia nei servizi offerti oggi (lanci di più satelliti in orbite diverse) sia di programmare con serenità il futuro. Futuro che ci vedrà in corsa con sempre più forti concorrenti anche perché piani come il Pnrr non riguardano solo l'Italia. Il dimostratore in volo e un motore ad alta spinta saranno i fattori chiave che, in combinazione con una consolidata esperienza a livello di sistemi e propulsione, permetterà una flessibilità rafforzata e prodotti e soluzioni convenienti. L’Italia avrà quindi capacità piene per rispondere a ogni domanda per lanci spaziali e trasporto nello spazio”.

Lei ha 51 anni e parla già del decennio che terminerà nel 2040: continua a guardare al futuro remoto come quando decise di assumere la guida di Avio nel 2015 mettendoci faccia e capitale personale insieme a un gruppo di manager che sono ancora al suo fianco?

“Sì, il mio è un approccio da ingegnere che sa che nel settore aerospaziale i tempi sono molto lunghi e prevedono sempre approcci innovativi. A volte sai che devi sbagliare più volte per trovare una soluzione e servono quindi pazienza e nervi saldi. Non ho un atteggiamento “finanziario” che punta a un utile in tempi rapidi. Se servono 5 o 10 anni per un progetto si lavorerà per 5 o 10 anni. Nel 2015 ero certo della crescita del nostro settore perché ero certo della crescente necessità di portare in orbita satelliti. E ora è normale assistere alla “costruzione” di mega costellazioni anche di 12mila satelliti”.

Ragionare in termini di decenni è un lusso per impresa italiana che lotta con aziende i cui paesi offrono stabilità se non politica certo nel settore dell'aerospazio.

“Già, pensiamo ad esempio alla Francia oppure agli Stati Uniti in cui Biden sostiene il programma per la Luna avviato da Obama e portato avanti da Trump. Però è vero che ultimamente anche in Italia è cresciuta la consapevolezza dell'importanza della stabilità e di una visione generale del nostro comparto. Questo accordo in base al Pnrr ne è una prova”.

Intanto Avio ha superato quota mille dipendenti.

“Sì, siamo a 1.100 con le ultime 150 assunzioni effettuate dall'inizio dell'anno. E non ci fermiamo ancora. Si tratta in gran parte di ingegneri appassionati dei nostri progetti, qualcuno arriva anche dall'estero e ciò ci inorgoglisce perché in altri settori il processo è inverso. Magari fossi adesso un giovane ingegnere che si affaccia al mondo attuale dell'aerospazio: c'è da avere invidia per questa generazione di tecnici che si trovano ad affrontare sfide sempre più affascinanti”.

L'Esa

Il Direttore del settore lanciatori dell’Esa, Daniel Neuenschwander ha detto: “Vega è un asset strategico che contribuisce alla libertà d’azione per l’Europa nello spazio. Con l’imminente volo inaugurale del Vega C, la preparazione del Vega E e ora con la firma di questi contratti sarà offerta nel futuro al mercato la prossima generazione di servizi di lancio versatili, competitivi, e sempre più attenti all’ambiente. L’Esa, come autorità di qualifica, sostiene un chiaro piano per il futuro dei servizi di trasporto spaziali”.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Giugno 2022, 18:32
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