Regina Elisabetta e i "segreti" dei viaggi: senza passaporto, mai con i principi, sempre con un abito “a lutto” e una scorta di sangue blu

Ecco tutti i protocolli messi in campo per gli spostamenti della monarca inglese

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di Simona Antonucci

Se è lei stessa che lo rilascia, perché mai dovrebbe portarselo dietro ogni volta che viaggia? E infatti, quando la Regina Elisabetta II si reca all’estero, non deve preoccuparsi di mettere il passaporto in valigia, perché in Gran Bretagna tale documento viene emesso «a nome di Sua Maestà». Il che significa che è lei stessa che lo rilascia, quindi non ne ha bisogno per viaggiare.

Regina Elisabetta, primo volo dopo gli accertamenti in ospedale. Via da Windsor in elicottero

IL PROTOCOLLO

Il protocollo sul sito web della royal family lo spiega chiaramente. I passaporti del Regno Unito vengono tutti rilasciati in nome del Segretario di Stato della Regina Elisabetta. Quindi, se Her Majesty è colei che li concede, perché mai ne avrebbe bisogno? Si tratta di uno dei tanti privilegi della Corona. Come il passaporto, anche la patente è emessa «a nome di Sua Maestà», quindi lei è l’unica persona di tutto il Regno Unito che non ha bisogno di superare il test di guida per mettersi al volante e non è neppure obbligata ad avere la targa sull’automobile.

La multa alla principessa Anna

Ma Elisabetta II non ha nemmeno l’obbligo di rispettare i limiti, sia che al volante ci sia lei o che si trovi invece sul sedile del passeggero. Di conseguenza, la Regina può decidere di andare a tavoletta - o lentamente - a proprio piacimento e senza che nessuno possa dirle alcunché. Ma la legge (reale) non è uguale per tutti i reali. Mentre tutta la royal family è esente dalla legge sulla libertà di informazione, non tutti sono esenti dal pagamento delle multe. Nel 2001, la principessa Anna fu multata di 400 sterline per eccesso di velocità. E non tutti sono esentati dal presentare il passaporto. Gli altri membri devono possederlo e presentarlo. Così il Principe Carlo quando (se) diventerà Re. E comunque, con o senza documento, devono comunque tutti superare il controllo d’identità (età e indirizzo compresi), ogni qual volta escano dai confini.

LE REGOLE DI VIAGGIO

Complicato scegliere il compagno di viaggio all’interno della famiglia. Il principe William non può volare con il principe Carlo. Carlo non dovrebbe spostarsi con la regina e William non può sedersi su un aereo accanto al principe George.

Ed è comunque consigliato che i reali non si spostino mai in “carovana”. In caso di incidente, non si può rischiare di lasciare “sguarnito” Buckingham Palace. A meno che non intervenga sua Maestà in persona, in circostanze speciali come il viaggio in Australia di William con la moglie e il piccolo George nel 2014. E così successe nel 2016 per permettere al Royal Trio di visitare il Canada.

In valigia un abito scuro

Insieme o ognuno per conto suo, ogni reale deve sempre portare in valigia un abito scuro: questo perché se un membro della famiglia dovesse venir meno, in qualsiasi parte del mondo si trovino, tutti gli altri membri sono obbligati a indossare completi neri per onorare il lutto. Dimenticanza che capitò proprio alla Regina: era giovane, in viaggio all’estero, quando suo padre, il re, morì. E lei dovette “arrangiarsi” come poté per non trasgredire regole e abbigliamento. In qualunque parte del mondo si trovino, oltre all’abito scuro, i Reali hanno un kit di sopravvivenza che oltre ad aspirine e cerotti contiene sangue d’emergenza per trasfusioni. Del resto, se il loro è blu come poter ricevere banale sangue rosso?

Un cigno per cena

Ultime curiosità, Sua Maestà potrebbe chiedere ai cuochi reali di prepararle un cigno per cena perché è la padrone di tutti i cigni non inanellati del Regno Unito. E se si macchiasse le mani di un crimine? Ci sarebbe ben poco da fare. “Nessun procedimento civile e penale potrà essere portato avanti contro la monarca come fosse qualsiasi persona regolata dalle leggi del Regno Unito”.

I royal baby

Onori e oneri. Elisabetta ha la custodia di tutti i royal baby. La legge è datata ai tempi di Re Giorgio I (1660-1727) perché, sembra, che il sovrano non riuscisse a instaurare una buona relazione con suo figlio, il futuro Re Giorgio II. Pertanto, passò questa legge affinché potesse essere mentore dei suoi nipoti. E da allora non è stata mai cambiata.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Novembre 2021, 10:14
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