Pupi Avati: «Maurizio Costanzo? Mai andato in trasmissione, ultimamente era più amaro»

La lunga amicizia con il regista: «Io, Cicciolina e Vianello gli fummo vicini anche nel periodo P2»

Pupi Avati: «Io mai in trasmissione, ultimamente era più amaro»

di Gloria Satta

Una lunga amicizia, cementata dal lavoro, ha legato Maurizio Costanzo a Pupi Avati, nato come lui nel 1938. Negli anni ’70 i due scrissero insieme le sceneggiature di vari film del regista: Bordella, il cult horror La casa delle finestre che ridono, Tutti defunti tranne i morti, Jazz Band, Le strelle nel fosso, la serie Cinema!, Zeder.

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Come vi eravate conosciuti? 

«A presentarci, nel 1972, fu Paolo Villaggio che era stato scoperto da Maurizio e avrebbe dovuto girare un film con me. Costanzo voleva conoscermi perché intendeva lavorare nel cinema. Diventammo subito amici. Lui poi ci introdusse alla Rai e mio fratello Antonio gli presentò Alberto Silvestri che sarebbe diventato il principale autore del suo Show».

Cosa vi legava, al di là del lavoro? 

«Il fatto di appartenere a una generazione, la stessa di Paolo Conte, Renzo Arbore e altri artisti, che aveva attraversato tre momenti irripetibili della storia italiana: il periodo pre-bellico, la guerra, la ricostruzione. Era come se avessimo vissuto di più degli altri. Per comunicare non avevamo bisogno di troppe parole». 

 

Lei, in tutti questi anni, non è mai andato come ospite in trasmissione al Costanzo Show, perché? 

«Lui e io ci conoscevamo troppo bene, la nostra intimità era così profonda che lui non avrebbe avuto molto da chiedermi».

Da quando vi siete conosciuti, non vi siete più lasciati? 

«No, mai.

Mio fratello e io siamo stati vicini a Maurizio anche nel suo periodo più buio (quando venne scoperta la sua appartenenza alla P2, ndr). C’inventammo il film Zeder pur di vederlo lavorare ancora ma il suo telefono non squillava più. Erano rimasti in due a frequentarlo: Raimondo Vianello e Cicciolina». 

E lei? Dopo tanti anni continuavate a sentirvi, anche di recente?

«Sì, e mi addolora ricordare che negli ultimi tempi l’ho sentito molto cambiato. Stare con lui era sempre stata una festa, ma l’uomo propositivo ed estremamente ironico che conoscevo ultimamente esprimeva un senso di amarezza. Aveva perso la capacità di auto-illudersi». 

Cosa intende? 

«Maurizio dava l’impressione di aver rinunciato ai sogni, agli scherzi, alla goliardia che lo avevano contraddistinto in gioventù. Contrariamente a me, che alla mia età sono ancora pronto a mettermi gioco, in lui prevaleva la consapevolezza che non poteva più fare certe cose. In poche parole era diventato adulto. Ma io non potrò mai dimenticare che insieme a lui ho vissuto il periodo più bello della mia vita». 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Febbraio 2023, 13:09
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