Noemi: «Sono leggera, ora dico sì anche al rap. Spogliarmi se vince la Roma? Mica ho il fisico della Ferilli»

L'artista romana che con Carl Brave canta uno dei tormentoni dell'estate: «Ho detto: esco tutto. Ma esco cosa, che sono piatta? Era un'uscita legata all'acquisto di Dybala»

Noemi: «Sono leggera, ora dico sì anche al rap. Spogliarmi se vince la Roma? Mica ho il fisico della Ferilli»

di Mattia Marzi

«A costo di tornare in autostop, in equilibrio dentro a un hula-hoop», canta Noemi in radio. La 40enne cantante romana sta vivendo la sua seconda estate da reginetta dei tormentoni. Sempre al fianco di Carl Brave, con il quale l'anno scorso con Makumba si portò a casa tre Dischi di platino per l'equivalente di 300 mila copie vendute. La nuova canzone, uscita a fine giugno e arrivata a 7 milioni tra ascolti su Spotify e visualizzazioni su YouTube per il video girato in spiaggia a Nettuno, si appresta a vincere il Disco d'oro, l'ennesimo di una carriera che dal 2009 ad oggi ha permesso a Veronica Scopelliti è il vero nome di Noemi di arrivare a sfiorare il milione di copie vendute (le mancano poche migliaia di dischi venduti): «Ci siamo scoperti registrando insieme Makumba e abbiamo capito di essere simili. Per la romanità, certo, ma non solo. Siamo ironici, ma al tempo stesso malinconici. Camminiamo su questo filo invisibile che separa i due stati d'animo. Stare in equilibrio dentro un hula-hoop significa questo», dice Noemi, mentre si gode una pausa dal tour estivo che andrà avanti fino a settembre inoltrato e che prelude ai concerti nei teatri di quest'inverno (a Roma si esibirà il 19 dicembre al Parco della Musica).

Che fase della sua carriera sta vivendo?
«Mi sono rimessa in bolla umanamente e di conseguenza anche a livello professionale mi sento più a fuoco».

In che modo la trasformazione fisica (ha perso 20 chili, ndr) ha avuto un impatto anche sulla creatività?
«Ho recuperato una leggerezza soprattutto mentale, oltre che fisica: il corpo appesantito era lo specchio di una pesantezza mentale. Mi sono liberata di quei pesi che erano prima di tutto psicologici anche a livello professionale. Oggi vivo senza sentirmi in difetto. E non mi faccio problemi ad assecondare la mia curiosità, spaziando dai duetti con Carl Brave a quello con Myss Keta su Una rosa a Lambrate o Inoki su Ispirazione».

Questa curiosità è esplosa tutta insieme?
«No, c'è sempre stata. Il rap, l'urban e l'r&b li ho sempre ascoltati: a 15 anni consumavo Baduzim di Erykah Badu, un album che mi ha cambiato la vita. Solo che fino a un paio di anni fa il pop italiano era troppo codificato».

Cosa intende dire?
«Il suono era molto italiano.

Oggi che il rap è stato sdoganato in classifica, invece, le produzioni guardano molto più all'estero. Anche nel pop. Quando nel 2009 esordii con Briciole, molti alzarono il sopracciglio ascoltando quel pezzo dalle sonorità così soul: era una mosca bianca in mezzo ai successi italiani che giravano in radio».

Oggi canzoni come la stessa Briciole, L'amore si odia o Per tutta la vita, tra i suoi primi successi, avrebbero lo stesso successo?
«Non saprei. Il modo di scrivere è cambiato e così anche il linguaggio delle canzoni. Però credo che i pezzoni restino sempre pezzoni. La sfida è scrivere in modo contemporaneo, cercando però di fare canzoni in grado di resistere alle mode e alle tendenze. Glicine, che ho portato l'anno scorso a Sanremo, in fondo era una ballata con sonorità un po' più aggiornate, con un ritornello che arrivava quasi dopo un minuto: ha vinto il Disco di platino».

La sua fortuna qual è?
«Trovarmi sempre al posto giusto al momento giusto. La collaborazione della vita è stata quella con Vasco. Galeotto fu il mio amico Gaetano Curreri, che gli parlò di me».

Andrei anche a lavare i piatti pur di lavorare con loro, disse. Mantenne il fioretto?
«Solo per scherzo. Quando uscì Vuoto a perdere, che cucirono proprio su di me, in un servizio per una rivista feci finta di lavare i piatti, armata di guanti e parannanza».

Un rimpianto?
«Nel 2013 mi fecero ascoltare il provino de L'essenziale. Non la incisi e la scartai. Alla fine arrivò a Marco Mengoni. Ma forse il destino di quella canzone era proprio quello di essere interpretata da lui».

Hanno scritto per lei, oltre a Vasco e Curreri: Ivano Fossati, Francesco Bianconi, Federico Zampaglione, Fabrizio Moro, Giuliano Sangiorgi, Tricarico, Mahmood, Neffa. Chi aggiungerebbe all'elenco?
«Francesco De Gregori. Vorrei che il Principe scrivesse una canzone per me, ma non ho il coraggio di chiederglielo».

Lo spogliarello che ha promesso sui social lo farà davvero, se la Roma vincerà lo scudetto?
«Ho detto: Esco tutto. Ma esco cosa, che sono piatta? (ride)».

Ma come? Non fa che pubblicare foto in costume.
«Oggi mi riconosco nel mio corpo e ne vado fiera. Ma quella era un'uscita di ferilliana memoria frutto dell'entusiasmo legato all'acquisto di Dybala: io quel fisico non ce l'ho. Ci prendiamo troppo sul serio, sui social».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 11 Agosto 2022, 16:00
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