Nicoletta Romanoff: «Ecco la serie sul processo del secolo»

L’attrice acquisisce i diritti del libro del padre, Giuseppe Consolo: “Attacco al Papa”. Storia dell’attentato a Wojtyla del 1981 e del caso di Sergei Antonov, da lui difeso

Nicoletta Romanoff: «Ecco la serie sul processo del secolo»

di Veronica Cursi

Il 13 maggio del 1981, quando tutto il mondo rimase con il fiato sospeso di fronte alle immagini di Giovanni Paolo II colpito da un proiettile in piazza San Pietro, Nicoletta Romanoff aveva appena compiuto due anni. L'attrice romana, 43 anni, che ha scelto come cognome d'arte quello della mamma, pronipote dell'ultimo zar di Russia, non poteva sapere che da lì a poco anche la sua vita e quella di tutta la sua famiglia sarebbe cambiata. Appena un anno dopo, nel 1982, suo padre Giuseppe Consolo, all'epoca giovane avvocato siciliano 34enne «trapiantato a Roma per far fortuna», venne chiamato dall'ambasciatore bulgaro in Italia per assumere la difesa di Sergei Antonov, il bulgaro accusato di aver aiutato, insieme a due connazionali, Alì Agca nell'attentato al Papa. Antonov lavorava a Roma come funzionario della compagnia aerea bulgara Balkan. Arrestato il 25 novembre dell'82, fu scagionato per «insufficienza di prove» nell'86. L'inchiesta e il dibattimento, ricordati come il processo del secolo, furono raccontati nel 2017 in un libro, Attacco al Papa, scritto proprio dall'avvocato Consolo e ora diventeranno una serie tv, co-prodotta con la Bulgaria, e ideata da sua figlia Nicoletta.

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CHOC
«Durante il primo lockdown - racconta l'attrice che esordì a 23 anni nel film di Muccino Ricordati di me - rilessi il libro di mio padre e mi resi conto che quella storia, vissuta dai protagonisti, doveva essere raccontata sullo schermo. Quella vicenda coinvolse i servizi segreti di mezzo mondo, terroristi, 007, giornalisti d'inchiesta di fama internazionale, faccendieri e perfino un pentito della camorra. Ho deciso di mettere in piedi questo progetto affiancata dallo sceneggiatore Gianmario Pagano, che è anche un sacerdote. Volevo un uomo che avesse una dimensione spirituale e conoscesse quelle dinamiche. Così ho acquistato i diritti del libro».
All'epoca Nicoletta era piccolissima ma ricorda ancora la tensione che si respirava in casa, «motivo per cui mio padre ci ha sempre tenuti lontani dal suo lavoro. Ricordo l'angoscia di mia madre dei rapimenti, era appena scoppiato il caso di Emanuela Orlandi. Ho scoperto solo anni dopo che mio padre riceveva continuamente minacce di morte. Una sera squillò il telefono in studio, un uomo gli disse: Vedrai che botto quando accenderai la tua Mercedes. C'era sempre qualcuno che proteggeva me e mio fratello a nostra insaputa. Il senso di pericolo era costante».
LA STORIA
La vicenda pubblica si è intrecciata dunque con quella familiare. «Mio padre ha preso in mano una difesa definita da tutti senza speranza. Dall'82 all'86 ha portato avanti questo processo con tutto il peso politico che aveva alle spalle. Era una civilista e questo era una caso penale e per seguirlo si mise contro tutti: aveva clienti importanti che lo abbandonarono, come l'allora ambasciatore americano. Si mise contro la sua famiglia: il padre ammiraglio, e il suocero, mio nonno, Nicola Romanoff, discendente dello zar di Russia: per lui era inconcepibile difendere un uomo che veniva dalla Bulgaria, un paese comunista come quello che aveva sterminato i Romanoff». Un legal thriller a tutti gli effetti, insomma. «Assolutamente. Nel 2024 potrebbero iniziare le riprese. Sto facendo diversi incontri con delle produzioni italiane ma posso già dire che sarà una co-produzione Italia-Bulgaria. La serie sarà dedicata a mio fratello, (morto suicida a 21 anni, ndr). Perché la storia di questo processo ha segnato anche la storia della mia famiglia e il legame con lui che, da allora, è rimasto unico».
 


Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Febbraio 2023, 09:08
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